Pochi, più poveri e, soprattutto, sempre più anziani. É l’identikit della popolazione irpina che emerge dal Focus “Economia Irpinia Sannio” della Camera di Commercio. Al primo gennaio 2025, la popolazione in provincia di Avellino ammontava a 394.759 abitanti, di cui il 50,7% donne e 49,3% uomini. Nel 2024, in provincia di Avellino, sono nati 2.423 bambini a fronte di 4.649 residenti morti, con un saldo naturale negativo di -2.226 unità. Si sono trasferiti in provincia di Avellino 8.020 abitanti, mentre 9.362 residenti hanno lasciato la provincia verso altri comuni d’Italia con saldo migratorio interno negativo di -1.342 unità. Dall’estero si sono trasferiti in provincia 2.472 abitanti mentre sono emigrati per l’estero 1.118 residenti per un saldo migratorio con l’estero positivo, pari a +1.354 abitanti In un anno la popolazione è calata di -2.214 abitanti. Un quadro decisamente desolante, destinato, se possibile, a peggiorare ancora. Le previsioni al 2050 prevedono infatti un calo del 20% ed un significativo invecchiamento della popolazione.
Ma dove è concentrata la ricchezza? Dal report emerge che, nel 2024, è stata pari a 8.379,2 milioni di euro (+2,9%). Il terziario vale il 71% del valore aggiunto, mentre nell’industria si concentra solo il 16,2%) del valore complessivo. I settori dove si registra una crescita maggiore sono quelli dei servizi e delle costruzioni che hanno beneficiato degli incentivi alle ristrutturazioni e degli investimenti legati al PNRR. Soffre il comparto manifatturiero che ha subito una significativa flessione, anche a causa del raffreddamento degli scambi mondiali che ha inciso sulle produzioni di punta delle filiere agroalimentari e metalmeccaniche. Un contesto complesso, ulteriormente complicato dalla spesa per consumi delle famiglie, pari a poco più di 15mila euro, contro una media in Italia di oltre 21mila euro. Tale tendenza si riflette direttamente sulla vitalità del commercio al dettaglio, dei servizi e delle attività legate alla domanda interna. I consumi contenuti penalizzano soprattutto i comparti già fragili e le microimprese, molto diffuse localmente. La propensione al risparmio è più alta della media regionale, ed è pari a 7,3 per Avellino contro la media Campania di 5,3. È un segnale di prudenza finanziaria ma anche di incertezza. “In un contesto economico percepito come instabile (inflazione, caro-energia, riduzione del potere d’acquisto), le famiglie – si legge nel report camerale – rinviano spese non essenziali e aumentano l’accantonamento di risorse, riducendo ulteriormente la circolazione economica sul territorio”. Se in Campania i depositi totali ammontano a 122,9 miliardi, con una crescita del 2,7% sul 2023, ad Avellino si fermano a quota 11,2 miliardi (+2,8% rispetto al 2023).
Interessante, e sotto certi aspetti inattesa, la dinamicità del sistema produttivo culturale e creativo che comprende imprese che trasformano idee in economia: editoria, musica, cinema, design, architettura, comunicazione, artigianato artistico, patrimonio e spettacolo. Un mondo fatto di talento, innovazione e qualità, che alimenta identità, attrattività e sviluppo. Ad Avellino e Benevento questo comparto pesa più che altrove: in particolare l’incidenza del valore aggiunto culturale e creativo dell’Irpinia è pari al 6%, superiore alla media nazionale (5,7%), a conferma di un ecosistema dinamico, capace di generare crescita e rafforzare la competitività dei territori.



