Un viaggio incantato tra storie senza tempo e avventure moderne, in cui la saggezza degli antichi incontra le sfide del mondo digitale. E’ la raccolta di Ciro Alvino “Natale tra monti incantati: Racconti dall’Irpinia”, protagonista nonno Ciro con le sue favole per nutrire l’anima e accendere la fantasia, tramandate di generazione in generazione. Favole in cui trova spazio anche una rilettura di Pinocchio, catapultato nel regno dei pixel, per riscoprire il valore della lettura. “Un atto d’amore – spiega nonno Ciro – dedicato alle nuove generazioni, un invito a riscoprire il potere delle storie per affrontare le sfide del presente e costruire un futuro migliore. Perchè le favole hanno ancora il potere di salvare il mondo”. Ma quella che consegna Ciro Alvino è anche una raccolta pensata per gli adulti che non hanno mai smesso di credere nella magia delle favole e per chiunque voglia regalarsi un sorriso. Racconti come quelli del bue e dell’asinello, Placido e Giosuè, divenuti custodi del primo respiro di Dio fatto uomo “Istintivamente, il bue e l’asinello si avvicinarono. Non avevano oro, né incenso, né mirra. Avevano solo il loro riposo- E così alitarono dolcemente sul bambino e il loro fiato divenne la prima, calda coperta per il re del Mondo. Placido lo guardava con i suoi occhi saggi “Ecco la forza che non schiaccia ma accoglie”. Giosuè lo osservava con tenerezza, mormorando nel suo cuore ‘Ecco l’umiltà che non è debolezza ma amore infinito”. O ancora la favola del piccolo Ruggero che scrive a Babbo Natale chiedendo di far sorridere i bambini del mondo tanto da commuovere Babbo Natale che gli consegnerà un dono speciale “una bussola dorata che non puntava mai a Nord ma sempre verso ciò che è importante nella vita. Ogni volta che Ruggero l’avrebbe guardata, avrebbe ricordato di seguire il suo cuore generoso e di non smettere mai di pensare agli altri”. Nonno Ciro ci ricorda la potenza dell’amore, dal legame con la famiglia a quello con gli amici e agli altri esseri viventi, come l’amore che lega nonna Albina, che vive nel piccolo villaggio di San Michele di Serino alla gatta Fiorella, in un universo popolato da angeli che arrivano sempre al momento giusto per aiutarci nei momenti del bisogno, che ci insegna come l’attenzione all’altro, la solidarietà, il rispetto della natura siano alla base della nostra società. Costante nei racconti la consapevolezza della bellezza dell’universo, un universo che non può essere spiegato attraverso applicazioni elettroniche ma che deve essere vissuto, proprio come accade a Leonardo e sua nonna, piccolo esploratore del cosmo, a bordo di una navicella spaziale, capace di farsi nuovi amici nello spazio. Centrale l’ambientazione rappresentata dall’Irpinia che si trasforma in terra fatata ma ci racconta anche come i valori celebrati nella storie appartengano alla quotidianità di ciascuno di noi e siano parte integrante della cultura contadina, delle nostre radici, a partire dallo spirito di accoglienza nei confronti dell’altro e dalla sacralità di tutte le creature della terra. Come Spicciolo, l’asino, che chiede solo di essere trattato con rispetto dal suo padrone “Da quel giorno, nel villaggio, tutti cominciarono a guardare gli asini con occhi diversi. Scoprirono che erano animali intelligenti, fedeli e dotati di una memoria straordinaria, E sentirsi chiamare un asino non fu più un’offesa ma un complimento”. Racconti che ci insegnano, come nella storia di Tobia e del lampione misterioso, il potere della lettura che “la vera luce non proviene dall’esterno ma si accende dentro di noi attraverso la conoscenza e la scoperta. Anche nei luoghi più grigi e solitari anche un piccolo barlume di curiosità può guidarci verso una magia inaspettata, trasformando le nostre debolezze in punti di forza”. Ci ricordano il valore dell’arte che ci aiuta a esprimere noi stessi e come l’arma più terribile è l’indifferenza, capace di trasformare le persone in ombre silenziose, E così basta anche lo sguardo o la parola di un amico a farci sentire riconoscibili e perciò speciali. Un invito, il suo, a ritrovare ogni giorno la magia del reale, capace di fondere le tradizioni irpine con il potere dell’immaginazione “Queste undici fiabe sono le storie che avrei voluto mi raccontassero. Sono il mio modo di tendere la mano a quei nonni mai conosciuto e allo stesso tempo, di tendere la mano a voi, bambini e genitori di oggi”. Con un piccolo invito rivolto ai bambini, disegnare i personaggi più amati o aggiungere una nuova favola alla raccolta.



