Una passeggiata esoterica tra culti misterici, riti iniziatici, oracoli, incantesimi, amuleti e altre magie. E’ l’idea da cui nasce “Pompei segreta”, volume prezioso del giornalista partenopeo Antonio Piedimonte, tra i maggiori studiosi di discipline legate alle scienze occulte, che ci consegna uno sguardo inedito sulla città antica, gioiello del patrimonio archeologico non solo italiano, a partire dalla ricca simbologia che caratterizza i suoi templi, le sue statue e ville. Uno sguardo che intreccia archeologia, letteratura e religione per scoprire come insieme ai commerci, a raggiungere le coste meridionali furono non soltanto merci ma anche i segreti della magia orientale, la scienza occulta egizia, le stelle dei Magi, culti orientali e misterici, provenienti dalla Mesopotamia, dalla Grecia o dall’Egitto. Riti e culti che trovano conferma nella consistente presenza di oggetti sacri come amuleti e figure apotropaiche delle diverse forme, accompagnati da incantesimi e formule magiche e negli stessi templi, santuari, epigrafi, affreschi che testimoniano la rilevanza dei culti egizi a Pompei e in Campania. Un esempio arriva dalla collezione egizia custodita nelle sale del Museo Archeologico Mann di Napoli o dall’immagine del dio egiziano Bes seduto su uno sgabello, rinvenuto nel Sacrarium del Tempio di Iside a Pompei. Piedimonte si sofferma, in particolare, sulla diffusione del culto di Iside, oggetto di inevitabili trasformazioni al suo arrivo sulle coste meridionali “una figura che è un insieme di tante cose: mito cosmogonico, archetipo della Grande Madre, simbolo dell’eterno femminino, dea della saggezza, della salute, dell’Oltretomba”. Nè è difficile rintracciare un legame con il modello di Madonna con bambino che, grazie all’arte bizantina, si sarebbe diffusa in tutta Europa. Ed è proprio in questo costante confronto tra presente e passato uno dei pregi del volume che ci dimostra come molti dei riti della cristianità, molte delle feste di oggi affondano le proprie radici in culti esoterici.
Scopriamo così che sarà anche grazie al ritrovamento del santuario dedicato a Iside a Pompei che si diffonderà un vero turismo archeologico, tanto da rendere questa meta popolare anche tra gli esponenti della Massoneria. A caratterizzare l’edificio sacro, realizzato agli inizi del I secolo, raffigurazioni naturali ed elementi simbolici fino all’immagine di Arpocrate, dio del silenzio iniziatico. Decorazioni con immagini di diverse divinità abbellivano quello che era il Megaron, il luogo destinato al sonno degli iniziati o il Purgatorium fino alla vasca per l’acqua usata nei riti di purificazione. Un culto, quello di Iside, evidente anche nelle tante feste collegate alla divinità, come quella del Navigium Isidis, caratterizzata da spettacolari riti acquatici, veri cortei navali che rievocavano il viaggio tra i due mondi della Barca Solare, rappresentazione del principio dell’ordine cosmico. Durante la festa, le donne portavano sulla testa una riproduzione della barca sacra, proprio come accade nelle processioni mariane. Dai riti sacri collettivi ai rituali iniziatici in un viaggio che non dimentica l’arrivo in Egitto dei filosofi greci come Platone o Pitagora fino all’Italia del Rinascimento con il Corpus Hermeticum di Marsilio Ficino nel quale si immagina l’esistenza di una tradizione arcaica che riunisca esoterismo gnostico, alchimia, il neoplatonismo, l’ermetismo o gli Oracoli Caldei o le opere magiche di Giordano Bruno. Grande attenzione è riservata anche al legame tra i misteri egizi e l’organizzazione iniziatica più grande del mondo: la massoneria, a partire dal conte Cagliostro a cui si deve la diffusione dei principi della massoneria egizia. Da Iside alle divinità del pantheon greco-romano come Ermes, Orfeo, Pan, Afrodite ma soprattutto Dioniso e Apollo, nel segno delle esperienze iniziatiche, accomunate dalla consapevolezza che il segreto iniziatico possa essere comunicato solo a chi è in grado di comprenderlo. Dai riti antichissimi dedicati al dio Giano, che richiamano le festività solstiziali alla poesia orfica, riferimento ad Orfeo, i cui versi accompagnavano alla conoscenza del trascendente, fino al santuario di Apollo, rinvenuto dagli archeologi nel 1815, tra i più antichi luoghi di culto di Pompei. Sorgeva a metà del lato del Foro, lungo la via che conduceva lì dove avevano luogo i Ludi Apollinares. Il tempio risaliva al VI secolo, quando il culto fu introdotto da Cuma, sede dell’oracolo flegreo: la Sibilla. A caratterizzare il tempio la pietra che ricorda l’attributo mistico dell’Apollo delfico, omphalos, l’ombelico del mondo, la pietra sacra che rappresentava il centro del mondo e la splendida statua che lo raffigura nelle vesti di arciere. Apollo era un dio dai tantivolti, ora alter ego del Sol Invictus, ora dio della cura e della malattia, primo medico della storia o ancora dio della divinazione, al cui servizio erano le Pizie, sacerdotesse che dispensavano oscuri responsi in stato di trance. Ed è proprio il mito dionisiaco a risuonare in alcuni tra i luoghi più famosi di Pompei, dalla Villa dei Misteri alla Casa di Tiaso con le sue megalografie ispirate ai riti iniziatici. Fino al tempio di Dioniso, sepolto fuori dalle mura e per questo sconosciuto ai più, scoperto per caso dopo lo scoppio di una bomba nella seconda guerra mondiale. All’ingresso, è scolpita l’immagine del Dio con un vaso e dell’uva, al suo fianco una donna. Nel suo nome si svolgevano riti di iniziazione, caratterizzati da momenti spettacolari che potevano concludersi con una vera trance collettiva. E non è un caso che dalle terre campane il culto misterico giunga fino a Roma, tanto che Tito Livio riferirà di una sacerdotessa di Bacco, fondatrice di un culto privato. Fino ad arrivare alla Casa di Orfeo, dove abitava un certo Vesonius Primus, dove incontriamo ciò che rimane dell’unico affresco pompeiano raffigurante Orfeo, il misterioso oracolo vissuto prima di Omero, creatore dell’Orfismo, movimento religioso misterico. Qui appare secondo l’iconografia più conosciuta, mentre suona la lyra, circondato da animali simbolici tra cui la pantera, la lepre, gli uccelli. E’ la conferma, scrive Piedimonte, di come anche nelle città vesuviane, fosse diffuso il racconto del profeta “che fu anche uno sciamano capace di incantare animali e di compiere il viaggio dell’anima lungo gli oscuri sentieri della morte”. Dall’affresco nella casa di Giasone raffigurante il dio Pan e le ninfe alle immagini dedicate alla dea Venere, dall’affresco “Trionfo di Venere” che dà il nome alla Domus, fino a ciò che resta del Tempio di Venere, figura che sembra richiamare la mitica Inanna della tradizione mesopotamica, anche lei dea della bellezza e dell’amore e che appartiene alla mitologia massonica, fungendo da catalizzatore all’armonia e alla bellezza. Colpisce anche la presenza di figure che ancora chiedono di essere identificate con certezza, come il piccolo seduto in mezzo a grappoli d’uva nel dipinto della “Casa dei pittori al lavoro”. I simboli richiamano la simbologia dionisiaca e dunque i cicli di morte e rinascita, così da far immaginare che si tratti di un bimbo defunto che i genitori hanno voluto eternare. Sena dimenticare il “Quadrato magico” o “Sator”, enigmatica iscrizione simmetrica trovata in due siti pompeiani; le “Mani pantee” rinvenute nel cosiddetto “Complesso dei riti magici” (insula I regio II), dimora del misterioso dio Sabazio.



