E’ un messaggio di pace, monito contro ogni forma di violenza, ad emergere con forza dalla presentazione del volume di Filomena Marino e Maria Grazia Dell’Angelo “Vittorio Vicari tra guerra e poesia”, Pensa edizioni. A confrontarsi con gli autori, al Circolo della stampa, il professore Toni Iermano dell’Università di Cassino, il professore Luigi Anzalone e la poetessa Emanuela Sica. E’ Gianni Marino dell’associazione “Giuseppe Casciaro” a sottolineare come il volume sia strumento prezioso per riscoprire la figura dell’avellinese Vittorio Vicari, granatiere di Sardegna in Grecia durante la Seconda Guerra Mondiale, costretto alla fuga dopo l’8 settembre del ’43, per essere poi catturato dai tedeschi. Riuscirà a fuggire, troverà ospitalità presso una famiglia greca, per poi tornare in Italia e diventare una voce poetica e letteraria di pace. Un volume nato dall’impegno dell’associazione nuscana Giuseppe Casciaro, impegnata nella riscoperta della memoria con pubblicazioni dedicate ai “Soldati Irpini in Grecia”, agli “Ebrei internati ad Avellino” e agli “Internati Militari Italiani”: “Abbiamo voluto riscoprire la figura di un maestro elementare, poi granatiere in Grecia, che dedicherà la sua vita alla pace. Nelle sue corrispondenze per il Corriere dell’Irpinia non dimenticherà mai gli orrori della guerra”. Lo sottolinea con forza Emanuela Sica che pone l’accento sull’attualità del suo pensiero “E’ come se la sua anima si ricomponesse nei suoi scritti per giungere alla consapevolezza che l’unica scelta possibile è quella della pace. Non si tratta solo di una battaglia esteriore quanto interiore, un viaggio che travolge e trasforma la vita di chi lo vive. Costante la tensione tra l’umanità del poeta e la brutalità della guerra”.
E’ quindi il professore Toni Iermano a sottolineare come la storia di Vicari sia rappresentativa di un mondo segnato da non poche contraddizioni “Rifiuta la guerra, pur essendo militare. Malgrado l’adesione al fascismo, scelta che condividerà con molti intellettuali del tempo, coglierà la drammaticità di ogni conflitto. Vicari è testimone di una generazione formatasi con un credo, rivelatosi poi fallace, all’indomani della guerra di Spagna e dell’emanazione delle leggi razziali. I suoi scritti, dalle corrispondenze per il Corriere alle raccolte di versi rivelano la sua coscienza antifascista, gli ideali traditi, la fedeltà ai valori in cui ha sempre creduto, la sua percezione del mondo nel segno dell’umanità e dell’utopia della pace”. Il filosofo Luigi Anzalone traccia il ritratto di un intellettuale condensato, capace di abitare poeticamente il mondo, di trasmettere sempre nei suoi versi la lezione della pace “Non fu mai autenticamente fascista, nelle sue Cronache dal fronte non ci sono mai odio e avversione nei confronti dei nemici ma sempre il senso del dolore e della sofferenza dell’uomo. Pur non essendo cristiano, avvertiamo nei suoi scritti la presenza di Dio, il senso greco della religiosità, un sentimento tragico della vita che si affianca a una visione panteistica dell’universo. Anche l’amore perde la connotazione dell’eccezionalità per diventare sentimento quotidiano, amore nei confronti dei familiari e della natura. Le tante ascendenze poetiche che pure possiamo ritrovare nella sua poesia sono rilette secondo una modalità nuova. . Ad emergere il messaggio di una vita vissuta nella sua autenticità, poichè solo l’autenticità crea la pace. La stessa Grecia che lui racconta non è la Grecia neoclassica ma una polis scissa che richiama la scelta coraggiosa di personaggi come Leonida contro l’invasore. I suoi versi finiscono per svelare la retorica del fascismo e farsi invito a vivere la vita”.
Sono, infine le autrici a ricordare come questo percorso di riscoperta sia nato venti anni fa, grazie a un corposo faldone di manoscritti, spezzoni di giornali e veline dattiloscritte, custodite dal figlio Osvaldo “Più leggevo quelle carte – spiega Filomena – e più sentivo di avere tra le mani uno zibaldone dell’esistenza che il suo multiverso svelava. Di qui l’impegno di ricostruire la sua biografia, di raccogliere foto e testimonianze di amici e alunni, di cercare tracce della sua fisicità nel luogo in cui è nato. Un percorso cominciato con la visita a Cicerale, con il racconto di chi come Giorgio ricordava che il padre gli parlava bene del maresciallo Vicari, di quella volta che arrestò il parroco del paese ma non gli mise le manette, evitandogli l’umiliazione di un religioso in catene”. Per poi ribadire come “Vicari non recise mai il cordone ombelicale con la Grecia, che considererà la sua seconda patria e dove avrebbe voluto vivere. Da questa frequentazione nacquero le amicizie di una vita con il poeta Febo Delfi, il deputato Lino Fornale e i pittori Armeno Mattioli e Walter Lazzaro”.




