Oggi in Campania il 37,5% dei bambini vive in condizioni di povertà relativa, un dato ben al di sopra della media nazionale che si attesta al 22%[1]. Una condizione che coinvolge comunque quasi 2 minori su 5 nella regione, e che conferma come il tema della povertà minorile resti una vera emergenza. Basti pensare che a livello nazionale negli ultimi dieci anni il numero dei minori in Italia che vivono in povertà assoluta è più che triplicato, passando dal 3,7% del 2008 al 12.5% del 2018, 1,2 milioni di bambini. Un record negativo che ha visto un peggioramento negli anni più duri della crisi economica, tra il 2011 e il 2014.
Una povertà che non è solo economica ma anche educativa e che si riflette su una serie di indicatori chiave che fotografano lo stato dell’infanzia nel paese e nella regione. Una regione in cui – complice anche la congiuntura economica non positiva – negli ultimi dieci anni sono nati sempre meno bambini, con una percentuale di nuovi nati che è scesa del 20,9% rispetto al 2008, e in cui il 3,7% della popolazione dei minori nella regione è costituito da bambini e adolescenti con cittadinanza non italiana.
Tutto questo mentre l’Italia continua a non avere un Piano nazionale per l’infanzia, a investire risorse insufficienti in spesa sociale, alimentando gli squilibri esistenti a livello di servizi e prestazioni per l’infanzia e condannando proprio i bambini e le famiglie più in difficoltà ad affrontare da sole, o quasi, gli effetti della crisi.
Negli ultimi 10 anni, a questo proposito, la Campania ha incrementato di 16 euro la spesa media annua pro capite per interventi a favore dell’area famiglia/minori, arrivando così a 62 euro e posizionandosi al penultimo posto nella classifica delle regioni italiane per interventi rivolti a famiglie e minori, meglio solo della Calabria (26 euro). In Campania, inoltre, solo il 3,6% dei bambini ha accesso ai servizi per la prima infanzia (nel 2008 era il 2,8%), con una spesa media pro capite da parte dei comuni per questi servizi che si attesta a 219 euro.
Anche la scuola è stata in questi anni colpita pesantemente in tutto il paese dai tagli alle risorse, spesso lineari, che hanno penalizzato le aree già in difficoltà. Sebbene nell’ultimo decennio si siano fatti grandi passi in avanti sul tema della dispersione scolastica, le differenze tra regioni sono drammatiche e la Campania si attesta sul 18,5%, una percentuale al di sopra della media nazionale (14,5%), tra le più alte in Italia (fanno peggio solo Calabria, Sicilia e Sardegna), ma che è sensibilmente migliorato negli ultimi 10 anni, diminuendo di 7,7 punti. Scuole che restano luoghi non sicuri per gli studenti, in un paese fragile dal punto di vista sismico e idrogeologico: in un paese in cui gli indicatori sono drammatici, in Campania un edificio scolastico su due (49,8%) è privo del certificato di agibilità, ad ogni modo un dato migliore rispetto al dato del 53,9% delle scuole italiane (tra quelle che hanno compilato il dato).
In un paese in cui si è disinvestito sulle politiche sociali e sull’infanzia, la povertà educativa è una piaga in continua crescita. Basti prendere in considerazione alcuni indicatori: quasi un minore su 2 non apre un libro durante l’anno, un dato che in Campania supera il 64% e che è rimasto pressoché invariato rispetto a dieci anni fa (65,2%). La deprivazione culturale per i minori resta un tema di allarme: nel corso dell’ultimo decennio la quota dei “disconnessi culturali”[1] è diminuita in tutto il paese di 4 punti, sebbene i minori che non svolgono sufficienti attività culturali restino ancora 7 su 10 e quasi 8 su 10 in Campania (78,1%). Anche lo sport resta per molti un privilegio: in Italia meno di un minore su cinque (tra i 6 e i 17 anni) non fa sport e in Campania questo dato è del 33,9%. Bambini e ragazzi che leggono sempre meno, fanno poco sport e che non sono sottoposti a stimoli culturali, sono invece iperconnessi: nell’ultimo decennio si è assistito a una rivoluzione che ha portato all’aumento esponenziale dei minori che usano ogni giorno la Rete. Nel 2008 solo il 15,1% dei bambini e adolescenti campani usava tutti i giorni internet, una quota che è passata al 46,5% nel 2018.
Un Paese sempre più “vietato ai minori”, in cui i cosiddetti NEET (Not in Emplyement, nor in Education and Training) sono in Italia 1 su 4 tra i giovani 15-29enni (23,4%), e in Campania più di 1 su 3 (35,9%), una percentuale cresciuta di 3,4 punti rispetto a dieci anni fa.
L’impoverimento materiale ed educativo dei bambini in Italia, si accompagna anche ad un impoverimento “ambientale”. Mentre il dibattito mondiale si accende sull’impatto dei cambiamenti climatici sul pianeta, i bambini e adolescenti italiani crescono in un paese in cui c’è sempre meno verde, con un aumento di 30.000 ettari di territorio cementificato dal 2012 al 2018. Il fatto che ben il 44% dei bambini ed adolescenti italiani vada a scuola in macchina non stupisce (39,3% nella regione), soprattutto se si considera che il rapporto tra ogni neonato che nasce in Italia e le macchine immatricolate nello stesso anno è di 1 a 4 (in Campania poco più di 1 a 1).
Questi alcuni tra i dati messi in luce dal X Atlante dell’infanzia a rischio di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, La pubblicazione a cura di Giulio Cederna e dal titolo evocativo “Il tempo dei bambini”, fa il bilancio della condizione dei bambini e adolescenti in Italia negli ultimi dieci anni, e viene presentato quest’anno in occasione della nuova edizione della campagna “Illuminiamo il futuro” per il contrasto alla povertà educativa.
“I danni provocati in quest’ultimo decennio dall’inerzia della politica, dai mancati investimenti nei servizi per la prima infanzia, nella scuola, nelle politiche sociali, dall’incapacità di varare una norma per riconoscere la cittadinanza ai bambini di seconda generazione sono sotto gli occhi di tutti e hanno colpito anche la nostra regione. Insieme alle diseguaglianze intergenerazionali, ci sono acuite le diseguaglianze geografiche, sociali, economiche, tra bambini delle aree centrali e delle periferie, tra italiani e stranieri, tra figli delle scuole bene e delle classi ghetto. Si sono divaricate le possibilità di accesso al futuro”, spiega Luigi Malcangi, referente territoriale di Save the Children in Campania.
L’organizzazione rilancia oggi la campagna “Illuminiamo il futuro” per il contrasto alla povertà educativa, ormai giunta al suo sesto anno, chiedendo proprio – attraverso una petizione disponibile al link http://www.illuminiamoilfuturo.it– il recupero di tanti spazi pubblici abbandonati e inutilizzati su tutto il territorio nazionale da destinare ad attività extrascolastiche gratuite per i bambini e scuole sicure per tutti. La mobilitazione, accompagnata sui social dall’hashtag #italiavietatAiminori, è associata a 16 luoghi simbolici vietati ai minori in Italia, individuati dall’Organizzazione con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui tanti spazi pubblici, da nord a sud, sottratti ai minori nel nostro Paese. Una campagna che riprende la richiesta già lanciata lo scorso anno e che ha portato all’inizio di un percorso di recupero di alcuni dei 10 luoghi segnati nella precedente edizione, a cui quest’anno Save the Children ne ha voluti aggiungere altri sei.
Tra i luoghi già segnalati lo scorso anno nella campagna dell’Organizzazione in Campania, il Parco San Gennaro nel rione Sanità di Napoli che, oltre ad essere ancora chiuso al pubblico, nei mesi scorsi è stato dichiarato inagibile, in attesa di una riqualificazione che dovrebbe essere avviata nel 2020. Nonostante la chiusura e l’inagibilità, i bambini continuano a scavalcare pur di entrarvi.
Nell’ambito della campagna, inoltre, a partire dal 21 ottobre è prevista una settimana di mobilitazione, con centinaia di eventi e iniziative in tutto il Paese, da nord a sud, in cui saranno coinvolte tantissime realtà locali, associazioni, scuole, enti e istituzioni culturali che anche quest’anno hanno scelto di essere al fianco di Save the Children per sensibilizzare e informare sul tema del contrasto alla povertà educativa che colpisce bambini e ragazzi e sull’importanza di attivare comunità educanti.
Gli interventi di Save the Children per contrastare la povertà educativa in Campania
Dall’avvio della campagna Illuminiamo il futuro, nel maggio 2014, Save the Children ha attivato su tutto il territorio nazionale 24 Punti Luce, spazi ad alta densità educativa, che sorgono nei quartieri e nelle periferie maggiormente svantaggiate delle città, per offrire opportunità formative ed educative gratuite a bambini e ragazzi tra i 6 e i 17 anni. Attualmente in Campania sono presenti 4 Punti Luce, di cui tre a Napoli, nei quartieri di Barra (in collaborazione con Il tappeto di Iqbal), Chiaiano (in collaborazione con Genitori democratici) e Sanità (Associazione Piano Terra Onlus), e uno a Casal di Principe (Cooperativa E.V.A). Dal 2014, quasi 5.800 bambini e ragazzi hanno finora usufruito delle diverse attività nei Punti Luce, tra cui sostegno allo studio, laboratori artistici e musicali, promozione della lettura, accesso alle nuove tecnologie, gioco e attività motorie. Negli spazi si offrono inoltre consulenze legali, psicologiche, pediatriche e di supporto alla genitorialità ai genitori o alle figure adulte di riferimento dei bambini, con quasi 830 genitori coinvolti dall’inizio del 2019. Dall’inizio della campagna sono state infine assegnate circa 220 doti educative, ovvero piani formativi personalizzati per bambini e adolescenti che vivono in condizioni certificate di disagio economico, che prevedono, tra gli altri, un contributo economico per l’acquisto di libri e kit scolastici, l’iscrizione a un corso sportivo o musicale, la partecipazione a un campo estivo e altre attività educative alle quali i minori si mostrano particolarmente inclini.