E’ un rito che conserva intatta la sua forza quello delle “maggiaiole”, capace di coinvolgere l’ultimo sabato di maggio, le comunità di Conza e Sant’Andrea di Conza nel segno di fede, storia e identità. Un pellegrinaggio che ha radici profonde nella storia e nella cultura locale, tramandando una leggenda che racconta della fuga della Madonna della Gaggia, per rifugiarsi a Conza. Protagoniste le giovani del paese, chiamate “maggiaiole”, che si recano in processione alla cattedrale di Conza per venerare la Madonna e chiedere la grazia di trovare un buon marito. Ad accompagnare il corteo dalla chiesa madre alla periferia di Sant’Andrea la statua della Madonna del Rosario che resta, poi, in una cappella nell’attesa che le ragazze tornino da Conza. Lungo il percorso, le Maggiaiole rievocano col canto la storia della fuga e le promesse fatte alla Vergine. Tanti gli elementi simbolici che caratterizzano il rito: le ragazze più grandi indossano un fazzoletto bianco adornato con una coroncina di uva spina, mentre le più piccole portano una coroncina di rose. Questo gesto rappresenta la purezza e la speranza di un futuro felice. Una processione che vuole essere un momento di riconciliazione tra le due comunità, rafforzando un legame che si perpetua nel tempo. Sono, infatti, parroco e sindaco di Conza a consegnare ai santandreani le chiavi della città, ribadendo che “Conza è anche casa vostra”. La leggenda narra che la Madonna abbia stabilito che ogni anno le giovani di Sant’Andrea dovessero recarsi a Conza per rinnovare questo patto, e che la mancata partecipazione avrebbe comportato una punizione simbolica per il sindaco del paese. E’ quindi la messa a concludere il viaggio di andata e a dare inizio al viaggio di ritorno con tanto di scampagnata che si conclude con la colazione consumata all’aperto, quando i giovani consumano l’uva della coroncina.