Sarà il cinema Eliseo ad accogliere il 4 dicembre, nell’ambito del Festival Laceno d’oro, il premio Pasquale Stiso. Un premio che rende omaggio alle eccellenze del territorio, a un modo di concepire l’arte come spazio di militanza e autenticità. Il premio Stiso alla poesia va a Clara Spadea “Avvocato per professione – si legge nella motivazione – poetessa per talento naturale è stata definita l’autrice prescelta per la sezione Letteratura del Premio, voce poetica nuova ma subito affermatasi, a partire dal contesto irpino, per l’autenticità dell’ispirazione, lo stile già maturo, la padronanza espressiva nel rendere a chi legge o ascolta i suoi versi la dimensione del suo mondo interiore e una sensibilità vibratile e limpida. “Minatore dell’anima”, ama autodefinirsi con un’efficace allegoria, che dal proprio vissuto più recondito e concreto trae linfa e motivi del suo agire poetico, aprendosi alla condivisione con il prossimo di emozioni e sentimenti, di valori e ideali, in un tragitto da percorrere insieme verso una futura, più vera, militanza di umanità. In questa proiezione del proprio Io più profondo si stagliano e vivono, lungo il percorso poetico, gli elementi della natura e del paesaggio, che danno luce e armonia a questa vibrante ricerca di sé e di umana empatia”
A ricevere il premio per l’arte Gennaro Vallifuoco per la forte tensione innovativa e sperimentale che caratterizza la sua ricerca “Pittore, illustratore, scenografo, docente all’Accademia di Belle Arti di Napoli – si legga nella motivazione -Maestro riconosciuto e amato da generazioni di studenti, è considerato uno dei più illustri e versatili artisti campani, costantemente proiettato verso esperienze e riconoscimenti di carattere nazionale. La lunga e proficua collaborazione con il Maestro Roberto De Simone è l’attestato più autorevole delle sue qualità artistiche e della capacità di coniugare il linguaggio visivo con le suggestioni del teatro, della musica, del cinema, del racconto, che raggiunge un risultato perenne nelle straordinarie illustrazioni delle Fiabe campane, curate da Roberto De Simone per Einaudi. È un percorso artistico che si articoli tra mostre, installazioni, allestimenti di alto profilo qualitativo, alimentato da una vasta cultura e dalla costante tensione sperimentatrice e di ricerca, unita a una vibrante passione civile e ad un legame profondo con la terra d’Irpinia e del Sud, di cui ha saputo scandagliare l’anima antica, rappresentandola con i moderni linguaggi della pittura, della scultura, della videoarte: le realizzazioni più recenti, da Mefitis a Matres Matutae, senza dimenticare le precedenti scenografie per il Teatro “Carlo Gesualdo” e la Casa Comunale di Avellino, costituiscono l’approdo più alto e recente di un’opera in costante evoluzione e sviluppo”.
Premio alla memoria a Paolo Miele “per i valori che ha incarnato durante un’intera esistenza e consegna come nobile eredità ai figli, ai suoi familiari, ai colleghi di lavoro, agli amici e a tutti coloro che hanno avuto l’occasione di conoscerlo e di apprezzarlo per le sue doti di cordiale umanità, di rigorosa etica del lavoro, di radicato senso degli affetti e della responsabilità umana e civile affermata in ogni campo della vita. Il riconoscimento attribuitogli con sentimento unanime dai promotori del Premio “Pasquale Stiso” mira a ricordare le sue qualità umane e a far conoscere alla comunità dell’Irpinia e del Sud – che sempre ha amato, dedicandovi fino all’ultimo tutte le sue energie – la dimensione sociale del suo fare impresa, finalizzata a creare lavoro e sviluppo, affrontando quotidianamente e con coraggio le sfide produttive a cui è chiamato oggi un operatore economico dotato di specchiato rigore etico e di una sincera tensione meridionalista, aliena da anacronistiche forme di recriminazione e sempre protesa all’impegno concreto di costruire un futuro possibile”
Premio per la sezione Narrativa e Saggistica a Piero Cipriano “Nel centenario della nascita di Franco Basaglia, e nel cinema che tra i primi ospitò, nel “Laceno d’Oro” del ‘75, un film coraggioso ed epocale come Matti da slegare, il premio a Piero Cipriano è un riconoscimento doveroso e naturale ad un tempo ad un medico psichiatra e psicoterapeuta apprezzato a livello nazionale per la competenza professionale, la coerenza etica, il coraggio civile che danno autorevolezza e vigore alla sua attività e alle importanti pubblicazioni su problematiche così stringenti e sempre più attuali. La sua “trilogia della riluttanza”, concretizzatasi in tre volumi delle edizioni elèuthera, rappresenta già un classico nella letteratura scientifica italiana, punto di riferimento e di dibattito imprescindibile per operatori e studiosi, unendo al rigore della ricerca e dell’analisi uno stile sempre fluido, brillante, che supera i confini della divulgazione scientifica per approdare a un livello letterario decisamente elevato. Intellettuale eclettico, si è cimentato con risultati positivi e del tutto originali anche nella narrativa (Film anarchico e impopolare, ambientato nell’Irpinia del post-terremoto, è il suo primo romanzo di successo) e nella regia di cortometraggi, rivelandosi un testimonial completo e ideale dello spirito e del contesto di questa seconda edizione del Premio”.
Ed è l’impegno sociale a caratterizzare il cinema di Andrea D’Ambrosio, anche lui premiato con il riconoscimento alla memoria di Pasquale Stiso “Regista e sceneggiatore rigoroso e sensibile, formatosi alla grande scuola del Neorealismo e del cinema d’autore italiano, ha dimostrato nel corso della sua carriera una capacità di innovazione nel linguaggio cinematografico e una rara versatilità, spaziando con esiti brillanti dal lungometraggio di fiction al documentario, dal formato corto al cinema di militanza e denuncia, conquistando premi e consensi in prestigiosi festival internazionali grazie a una visione artistica cosmopolita e meridionalista al tempo stesso. Film come Biùtiful Cauntri (Nastro d’Argento 2008 come miglior documentario), Due euro l’ora, interamente girato in Irpinia, fino ai più recenti Il sentiero dei lupi, I cilentenari, ‘A Chiana, testimoniano un costante impegno artistico e civile per il Sud e le zone interne: prove d’autore che nascono dalla storia viva del Mezzogiorno, con le sue criticità e i suoi impulsi più generosi, e resteranno nel tempo, al pari di un documentario memorabile come Un paese di temporali e primule, testimonianza unica e preziosa del Pasolini friulano, a cui il “Laceno d’Oro” e “CinemaSud” si onorano di aver concorso alla sua nuova edizione”.
Un omaggio, quello che consegna il Laceno d’oro, con il coordinamento di Paolo Speranza, a un protagonista della letteratura meridionale, nato ad Andretta il 3 luglio 1923, intellettuale impegnato, avvocato, sindaco del suo paese natale, consigliere provinciale del Pc, in prima linea nelle battaglie in difesa degli ultimi, cantore di una terra, troppo spesso matrigna per i suoi figli, morto all’età di soli 45 anni il 26 novembre del 1968.
Centrale è la consapevolezza del destino della terra irpina, segnata da fatica e sofferenza. “Io ti amo / mia terra / mia povera terra / il mio cuore / è fatto del tuo cuore / e non v’è giorno / ch’io non pensi a te…”. E ancora: “Terra / arida terra invano / bagnata di sudore / brulla / indifferente / come una meretrice / i tuoi figli / non ti amano / e fuggono via da te / lontano / in cento altri paesi / in cerca del pane / che tu neghi”
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