Una personalissima stanza delle meraviglie dell’artista, un viaggio dello sguardo raccolto negli anni, attraverso paesaggi immaginari e simbolici. E’ la mostra Ars FAvorita di Giorgio Simeoli, a cura di Beatrice Salvatore. che si conclude domani alla Casina dei Mosaici di Villa Favorita ad Ercolano e riunisce opere che vanno dagli anni ’80 fino alle ultime creazioni
A prendere forma un dialogo tra le suggestioni dello scenario di Villa Favorita e i paesaggi raccontati nelle opere, fino a creare una continuità visiva tra linguaggio contemporaneo ma di matrice classica e le sale affacciate sul mare, con le loro vetrate luminose e gli stupefacenti mosaici.
Ci troviamo così di fronte a frammenti, particolari visti da vicino, quasi al microscopio, come a voler guardare le cose da un’altra prospettiva e per la prima volta.
“Giorgio con meticolosa pazienza, giorno dopo giorno, granello dopo granello – si legge nelle note di presentazione della mostra – ha raccolto oggetti e piccole meraviglie, rami, conchiglie con ancora il suono del mare dentro, gli scheletri di foglia, fiori e semi appassiti dal vento, per creare una sua privatissima wunderkammer, una carrellata di objet trouvée, contenendo il suo sguardo sottile e meravigliato, uno sguardo da vicino, vicinissimo, per amare meglio le cose e sottrarle alla noncuranza, alla dimenticanza frettolosa.
[…] Così una radice diventa un bellissimo cavallo, un ramo ritorto un albero secolare e a noi, sempre troppo razionali e legati ad una realtà letterale, ci pare di vederli finalmente per la prima volta, così giocosamente rovesciati, ri-velati.
[…] È il caso dei primi dipinti, come C’era una volta o Adamo ed Eva (da Van Eyck), lavori caratterizzati da una pittura meticolosissima, finemente analitica, di matrice rinascimentale e fiamminga in cui ogni particolare, il paesaggio sullo sfondo, il tramonto di una conchiglia, un muro rovinato, una macchia, un drappo rosso, ri-creano una realtà parallela, un mondo surreale e simbolico”.
Un itinerario tra astrattismo e figurazione estrema, tra dato reale e puro segno, come nella tavola dal titolo Dedicato a Robert Smithson (in cui Giorgio riutilizza il colore giallo originale di alcune tavole industriali) che diventa con pochi tocchi un grande campo di grano attraversato da un vortice impossibile.
Nei Frammenti Giorgio ricrea in pittura alcune schegge di pietre colorate, quelle restituite dal mare e trasformate fino ad assumere le sembianze più diverse.