Ha segnato con forza la storia del Teatro alla Scala di Milano, accompagnando con lucidità e competenza le trasformazioni che l’hanno attraversato nel difficile processo di transizione tra tradizione e modernità. Si è spenta l’11 agosto scorso Maria Di Freda, storica direttrice del Massimo di Milano, originaria di Altavilla, dove era nata nel 1950. Proprio dalla Scala, nel 1973, era cominciata la sua carriera, nel 1991 la nomina a direttrice del personale. Tre anni dopo, nel 1994, aveva lavorato come assistente del Sovrintendente Carlo Fontana nel periodo in cui il Teatro diventava fondazione lirica.
Nel 1998 aveva assunto l’incarico di responsabile dei Rapporti istituzionali, fino a coordinare nel 2003, il rientro del teatro nella sua sede storica dopo un lungo intervento di restauro, collaborando con architetti come Mario Botta e Emilio Pizzi per il rinnovo del Piermarini, con l’obiettivo di modernizzare il teatro senza compromettere la sua storica bellezza. Abbinava alla conoscenza delle dinamiche teatrali grandi doti manageriali che le avevano consentito di ottenere negli anni anche il premio Belisario. A esprimere vivo cordoglio il Teatro alla Scala, con una nota ufficiale, nella quale ha posto l’accento sul valore inestimabile dell’impegno di Di Freda “Direttore Generale dal 2008 al 2021, ha dedicato quasi cinquant’anni al Teatro, contribuendo in modo decisivo alla sua crescita e alla sua apertura internazionale. Il suo nome resterà legato alle principali trasformazioni del Teatro, dal passaggio a Fondazione di Diritto Privato nel 1997 alla cura di 85 tournée in 32 Paesi, al rapporto sempre più solido con la RAI, fino al ruolo di primo piano nel rinnovamento architettonico firmato da Mario Botta con Emilio Pizzi e nell’avvio del piano di trasferimento di laboratori e magazzini nell’area di Rubattino. Ne ricorderemo la dedizione indefettibile, il carattere risoluto e combattivo, l’umanità e l’affetto per la famiglia scaligera”. Infine, l’annuncio di un evento commemorativo in onore di Maria Di Freda, per celebrare il suo straordinario operato.
Ad esprimere vivo cordoglio anche la comunità di Altavilla dove era nata e con cui aveva conservato un legame forte che ne ricorda le grandi qualità umane “Era una donna straordinaria, discreta e profondamente legata al territorio, dove tornava spesso – sottolinea il sindaco Mario Vanni – d’estate, dove tornava per salutare i parenti. Le avevamo anche conferito un riconoscimento come amministrazione comunale. È una grave perdita per la comunità e il mondo della cultura. Per oltre quarant’anni ha contribuito con dedizione e talento alla storia del Teatro alla Scala di Milano. A nome di tutta Altavilla Irpina, esprimo profondo cordoglio e vicinanza alla famiglia. Maria resterà per sempre un esempio di impegno, passione e radicamento ai valori della sua terra”
Commosso il ricordo del dottore Carmine Tirri dell’associazione Babbalrum “E’ stata una delle fondatrici dell’associazione oltre venti anni fa, era una donna di grande sensibilità, sempre attenta al dolore degli ultimi. Tornava spesso in paese, soprattutto in occasione della festa di San Pellegrino. Non smetteva mai di incoraggiarmi ad andare avanti. È grazie alla sua passione, alla sua inesauribile energia e al suo sorriso che questa realtà è nata e ha potuto crescere.Ci lascia un’eredità preziosa fatta di amicizia, impegno e amore per il prossimo.
Il suo spirito continuerà a guidarci in ogni progetto, in ogni gesto, in ogni sogno che porteremo avanti.
Un fraterno abbraccio al figlio Alessandro e al marito Luigi e a tutta la famiglia dal Presidente e da tutti i soci”.
“Con Maria – spiega la storica Antonetta Tartaglia – mia carissima amica, scompare un pezzo della mia storia personale, di quella del paese e del mondo della cultura. Faceva parte della generazione eroica del secondo dopoguerra, era, infatti, nata nel 1950, periodo in cui affermarsi come donna in un paese del Sud era difficile. Determinata e appassionata studiosa, si iscrisse all’istituto magistrale “Guacci” di Benevento. Frequentammo insieme il Magistero “Suor Orsola Benincasa” a Napoli, dove si laureò in pedagogia con il professore Raffaele Franchini, assistente di Benedetto Croce. Era orgogliosa del sudato titolo. Partì subito per Milano dove raggiunse il fratello “Filuccio”. Fu un caso a portarla alla Scala, dove raggiunse i più alti vertici, fino a diventare Direttore Generale. Ma qui voglio parlare dell’attaccamento al paese e della sua umanità. Tornava sempre nel mese di agosto, l’ultima volta l’avevo incontrata due anni fa, l’accompagnai in una visita ai monumenti di Altavilla. Con orgoglio illustrava al marito, alto dirigente della Scala, l’importante storia del suo luogo natio. Il 24 agosto, giorno della festa di San Pellegrino, doveva restare a pranzo da me. Mi telefonò per dirmi che il marito aveva avuto un malore ed era ricoverato al “Moscati”. Apprezzò molto la solidarietà degli Altavillesi e la premura dei medici. Dopo un mese tornò a Milano, assistendo con ammirevole affetto il suo consorte. Da allora non era più potuta tornare ad Altavilla ma ci sentivamo quasi ogni settimana per telefono o whatssap. L’ultimo progetto al quale avremmo voluto lavorare insieme, sotto l’egida di don Livio Iannaccone, era un evento da realizzare a Milano, nella sede del Pime, in occasione dei 25 anni dalla proclamazione a Santo di Padre Alberico Crescitelli. La sua umanità era rivolta non solo al paese, ma anche alle figure di riferimento della sua infanzia. Quando morì la sua maestra, ebbe parole accorate; volle, inoltre, incontrare con me il pediatra della sua infanzia, il dottore Manfredi Villani che l’aveva salvata quando venne alla luce. Maria, tutta cuore, umanità, e grande professionalità, era riuscita ad affermarsi con le sue forze. Quando un famoso direttore d’orchestra venne a trovarla ad Altavilla esclamò: “Maria, la tua vita è stata una favola”. La favola è finita ma resta l’impronta di una donna dalla vita speciale”.
