di Michele Zarrella
L’8 aprile 2024 è morto Peter Higgs, premio Nobel nel 2013 per la fisica insieme a Francois Englert. Aveva 94 anni. Uno scienziato straordinario, riservato quanto il bosone che porta il suo nome. Lo aveva ipotizzato con un articolo del 1964. Costituisce un pezzo importantissimo che conferma la bontà del castello teorico chiamato Modello Standard su cui si basa la fisica contemporanea. Il bosone di Higgs è il portatore del campo di Higgs ed è responsabile della massa delle particelle elementari. Ogni particella assume una determinata massa in base alla sua interazione con il campo di Higgs. Più una particella si eccita con il campo di Higgs maggiore è la sua massa. Lo possiamo immaginare come un campo di neve in cui alcune particelle hanno difficoltà a procedere nel campo: affondano quasi (e sono quelle con maggiore massa), altre di meno, altre scivolano (e sono quelle con minore massa), ed altre non ne sono per niente invischiate come il fotone della luce che è privo di massa.
Il bosone di Higgs è conosciuto anche come “la particella di Dio”, ma Higgs non amava questo nome forse perché era agnostico, forse perché troppo altisonante. La storia dei nomi nella scienza a volte hanno un’origine curiosa. Trovare il bosone di Higgs è stato difficile e nel 1993 il fisico Leon Lederman scrisse un libro che ne descriveva la sua ricerca. Intitolò il libro “La particella maledetta”, per la sua grande difficoltà nel trovarla. L’editore disse che quel titolo non avrebbe attirato l’attenzione del pubblico e impose il titolo “The God particle” cioè “La particella di Dio”. Il libro ebbe un grande successo e da allora molti hanno continuato a usare questo nome per indicare il bosone di Higgs.
Dopo quasi 50 anni di ricerca finalmente, nel 2012, la fisica italiana Fabiola Gianotti, oggi direttrice del CERN di Ginevra, portavoce dell’esperimento ATLAS, annunciò che la ricerca aveva dato il risultato teorizzato da Higgs. Lo stesso risultato lo aveva ottenuto l’esperimento CMS il cui portavoce era il nostro scienziato Guido Tonelli.
Dopo avere scritto l’articolo che teorizzava il bosone Higgs non ne scrisse altri ma si concentrò soprattutto sui sistemi matematici adatti a descrivere ciò che osserviamo. Amava la musica e l’arte. Il suo musicista preferito era Bach.
Grazie Higgs per tutto quello che ci hai dato. Mi piace credere che adesso tu possa godere e ammirare da vicino quelle meraviglie che per mezzo della tua intelligenza e delle tue teorie con tanto impegno e costanza hai procurato di avvicinare alla mente di tutti noi . Riposa in pace, nella immensità del tuo campo. Addio Peter.