Dal 28 al 30 dicembre 2025 il Circolo della Stampa di Avellino ospita la mostra “Vincenzo Volpe. Maestro dell’Ottocento italiano”, un importante appuntamento culturale che celebra i 170 anni dalla nascita del pittore grottese e restituisce piena visibilità a una delle figure più significative della pittura italiana tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento.
L’iniziativa si propone non solo come omaggio commemorativo, ma anche come occasione di rilettura critica dell’opera di Vincenzo Volpe, artista capace di coniugare rigore accademico, sensibilità luministica e una profonda attenzione al dato umano e sociale.
L’esposizione, curata dal critico d’arte e studioso di Storia dell’Arte Stefano Orga con la direzione artistica della cultrice Michela Femina, è promossa dall’Archivio dei pittori irpini del Diciannovesimo secolo in collaborazione scientifica con il Centro di ricerca “Basilio Orga”.
Il progetto nasce da un lungo lavoro di studio e catalogazione e si inserisce in un più ampio percorso di valorizzazione del patrimonio artistico irpino e dei suoi protagonisti storici.
Il percorso espositivo, articolato in tre sezioni tematiche, offre un viaggio ampio e approfondito nella produzione di Vincenzo Volpe, seguendone l’evoluzione stilistica e poetica. Dipinti, disegni, acquerelli, documenti d’archivio e materiali d’epoca — molti dei quali inediti o raramente esposti — dialogano tra loro per restituire un ritratto completo dell’artista e del contesto culturale in cui operò.
Ne emerge la figura di un maestro capace di interpretare il proprio tempo con originalità e finezza, lasciando un segno duraturo nella storia dell’arte italiana.
Le tre sezioni della mostra
- La memoria e il racconto dell’immagine
La prima sezione ricostruisce la biografia, il contesto storico e la fortuna critica di Vincenzo Volpe attraverso documenti, xilografie, fotografie e cartoline d’epoca. Tra i materiali più significativi figurano l’atto di nascita; la xilografia La canzone di Natale del 1890 e la cartolina ufficiale della XI Esposizione Internazionale Biennale d’Arte di Venezia del 1914, preziosa testimonianza della presenza dell’artista sulle principali scene espositive nazionali.
- L’intimità del vero
Nella seconda sezione emergono la sensibilità narrativa e l’intensità emotiva del linguaggio pittorico di Vincenzo Volpe. I dipinti esposti — tra cui Profilo di donna (1875), Nello studio del pittore (1879), Lezione di catechismo (1889) e Albero solitario (1897) — raccontano la sua capacità di cogliere l’essenza dei soggetti, restituendo atmosfere intime, scene quotidiane e momenti sospesi, sempre attraversati da un forte sentimento del reale.
- Il segno e l’anima dell’artista
La terza sezione è dedicata al disegno, cuore pulsante della sua ricerca. Acquerelli, schizzi e tecniche miste svelano l’importanza dello studio dal vero e dell’osservazione diretta nel lavoro del pittore grottese. Opere come: Giovane signora (1880), Sossio seduto (1886), Giovane suora (1887) e Ricordo del quadro “Tu es refugium” (1890), Dall’antiquario, (1928) restituiscono la freschezza del tratto e l’immediatezza dell’intuizione creativa.
Tra le opere più significative figura la litografia del 1884 realizzata per sostenere i danneggiati dal terremoto di Casamicciola del 1883.
La mostra rappresenta un’occasione unica per riscoprire l’eredità artistica di Vincenzo Volpe attraverso un percorso che unisce la documentazione storica alla forza evocativa delle sue opere, offrendo al pubblico un ritratto vivido e completo di uno dei grandi maestri dell’Ottocento italiano.
Per informazioni e prenotazioni: centrodiricerca.b.orga@gmail.com
Scheda della mostra
Titolo: VINCENZO VOLPE. MAESTRO DELL’OTTOCENTO ITALIANO
Date: 28 – 29 – 30 dicembre 2025
Orari: 10:00 – 13:00 / 17:00 – 20:00
Luogo: Circolo della Stampa, Corso Vittorio Emanuele 6 (Palazzo della Prefettura), Avellino
Catalogo della mostra: Edizioni Omicron, Napoli
Ideatore e Curatore: Stefano Orga
Direttore Artistico: Michela Femina
Organizzazione: Archivio dei pittori irpini del Diciannovesimo secolo
Collaborazione scientifica: Centro di ricerca “Basilio Orga”
Biografia del maestro grottese
Vincenzo Volpe fu uno dei protagonisti della pittura italiana tra Ottocento e Novecento. Nato a Grottaminarda (AV) il 14 dicembre 1855, in una famiglia modesta ma artisticamente vivace grazie al padre pittore, mostrò presto talento per il disegno.
Trasferitosi a Napoli nel 1863, si formò dal 1871 Real Istituto di Belle Arti sotto Domenico Morelli, del quale divenne uno degli allievi prediletti.
Esordì giovanissimo nelle esposizioni nazionali e ottenne nel 1877 il suo primo grande successo con Interruzione piacevole, acquistato dal Re d’Italia Vittorio Emanuele II.
Tra gli anni Settanta e Ottanta dell’Ottocento lavorò in diversi atelier napoletani, distinguendosi sia nella pittura da cavalletto che nella decorazione d’interni.
Partecipò alla vita artistica della città e del Paese come membro di commissioni, giurie ed esposizioni, ottenendo importanti riconoscimenti, tra cui la nomina a socio onorario della Società di Belle Arti di Milano.
Dal 1887 si dedicò con particolare impegno all’Arte Sacra e Liturgica, realizzando opere di rilievo soprattutto per santuari e chiese campane. Tra gli interventi più significativi si distinsero quelli per la Cappella della Madonna di Montevergine, situata nella chiesa abbaziale dell’omonima Abbazia, dove realizzò dipinti e interventi decorativi caratterizzati da rigore iconografico ed eleganza formale.
Figura centrale dell’ambiente culturale napoletano, fu tra i fondatori della Società Napoletana degli Artisti (poi Circolo Artistico Politecnico), di cui rimase vicepresidente dal 1889 fino alla morte.
Negli anni Novanta consolidò ulteriormente il suo prestigio grazie a commissioni ufficiali per la Real Casa e a incarichi decorativi di rilievo, come quelli per la Birreria Gambrinus di Napoli.
Nel 1902 vinse il concorso per la cattedra di pittura al Real Istituto di Belle Arti di Napoli e divenne direttore delle Scuole di pittura e disegno.
Nel 1915 fu nominato presidente dell’Istituto, guidandone la trasformazione in Accademia di Belle Arti con la Riforma Gentile (1923).
I crescenti incarichi istituzionali limitarono progressivamente la sua produzione, che si concentrò soprattutto su opere sacre e ritratti.
Trascorse gli ultimi anni tra Napoli e l’Abbazia di Montevergine, dove trovava ispirazione spirituale e lavorava per i Padri Benedettini.
Morì a Napoli il 9 febbraio 1929.



