Aumenti del 100% per gli affitti degli alloggi comunali: i sindacati degli inquilini sono in trattativa con la Regione Campania e nel frattempo fanno appello alla sindaca Laura Nargi affinché il Comune di Avellino renda almeno più decorose le abitazioni esistenti, magari accelerando sui nuovi alloggi costruiti e non ancora assegnati.
Col nuovo anno è entrato in vigore l’articolo 22 del nuovo regolamento regionale per la gestione dell’Edilizia residenziale pubblica (Erp). Riguarda, su tutta le regione Campania, tutti gli alloggi Erp, anche quelli comunali. Chi pagava, per esempio, 55 euro al mese, ora arriverà a pagarne anche il doppio, 110. Da qui le proteste che si sono iniziate a registrare nei giorni scorsi presso la sede di Assoservizi, dove si stanno recando mano a mano a pagare il canone mensile i circa 3mila assegnatari degli alloggi comunali e Acer della città capoluogo. Abbiamo chiesto il motivo di questi aumenti al segretario provinciale del sindacato inquilini Sunia Cgil Fiorentino Lieto.
Il Comune di Avellino non può decidere diversamente rispetto a questi aumenti?
No. E’ una legge regionale. Si deve adeguare obbligatoriamente.
Ma ci sono almeno margini di trattativa con l’amministrazione comunale?
No. Su questo punto la trattativa L’abbiamo condotta a livello regionale, dove abbiamo ottenuto delle modifiche e delle integrazioni per alleviare l’impatto.
Questo vuol dire che senza il vostro intervento gli aumenti sarebbero stati anche più alti?
In un primo momento gli aumenti erano molto più alti, quasi inqualificabili e incommentabili. Poi li abbiamo regolati ma questo comunque ci porta a dover ancora intervenire su alcune contraddizioni.
Per esempio?
La questione dell’Isee ordinario. Questo strumento dà indubbiamente uno specchio reale della situazione finanziaria della famiglia, però sulla cifra reddituale indicata Isee incidono anche i depositi bancari o postali della famiglia, e in quasi tutti i casi sono frutto di risparmi e di sacrifici di una vita. Considerare questa cifra una fonte di ricchezza sulla quale poter calcolare il canone abitativo a noi sembra una contraddizione. Quindi noi chiederemo di eliminare alcuni parametri o di avere almeno una decurtazione di questo parametro.
Ma di che aumenti stiamo parlando?
Dipende dal reddito Isee. Per un Isee che va dai 15mila ai 20mila euro, oggi, abbiamo aumenti in alcuni casi del 100%. Raddoppiati. Perché mentre la normativa precedente si abbinava al reddito Irpef, al reddito fiscale della famiglia, e su quel reddito venivano effettuate delle decurtazioni secondo i componenti della famiglia, anche del 60%, adesso facendo riferimento solo al reddito Isee e quindi includendo tutto ciò che la famiglia possiede, comprese le due macchine, e questo comporta la contraddizione del canone raddoppiato, se non più che raddoppiato.
Quantomeno eccessivo…
Bisogna tener comunque conto che un altro risultato che abbiamo ottenuto nella contrattazione a livello regionale, è che in ogni caso il canone dell’alloggio non potrà superare il 12% del reddito Isee. Dal calcolo che viene fuori, comunque il canone massimo che l’Acer o i Comuni potranno applicare sull’alloggio non potrà mai superare il 12% del reddito. Un dato importante, soprattutto se lo paragoniamo al dato delle locazioni libere, commerciali, dove vediamo che l’incidenza del costo abitativo sui redditi a livello privato è del 30-35%, a volte anche di più. Aver ottenuto un’incidenza massima del 12% sul valore Isee vuol dire poter parlare quasi di razionalizzazione. Perché è chiaro che il costo di mantenimento dell’alloggio comunque c’è, anche a livello amministrativo e organizzativo. E quindi se l’assegnatario ha un 12% di costo abitativo sul proprio reddito, non c’è da gridare allo scandalo, onestamente.
Cosa si può fare ora?
Ora vorrei insistere, anche con i miei referenti regionali, è quello di poter avere una dilazione dell’aumento. Perché se avessimo fatto l’incremento rispetto al precedente canone del 50% sul 2025 e 50% nel 2026, l’impatto sarebbe stato più morbido e tollerabile. Invece così, passare da 55 a 111 o a 120 euro, il colpo può sembrare duro. Abbiamo ancora un dialogo aperto con la Regione e con l’Acer per avere ancora qualche miglioramento. Confidiamo su questo sull’appoggio anche dell’assessorato regionale e della giunta regionale. Perché parliamo, in tutta la Campania, di 70mila famiglie che vengono sottoposte a questo tipo di aumento. Ad Avellino città abbiamo circa 3mila famiglie, 1200 comunali e 1600 appartenenti all’Acer, in provincia siamo sulle 7mila famiglie.
In quale contesto avviene tutto ciò?
Una considerazione va fatta a mio avviso anche sulla condizione reale economica della provincia di Avellino, dove il lavoro è precario in tutti i sensi, anche dal punto di vista della consistenza degli stipendi. Abbiamo anche a livello di alloggi popolari gran parte degli assegnatari sono pensionati e sappiamo tutti gli incrementi esigui che ci sono stati negli ultimi anni, tre euro di aumento al mese non coprono certamente l’aumento del canone. Quindi noi facciamo anche questo tipo di ragionamento. E’ un dato su cui bisogna ragionare. E vorrei anche ragionare con il Comune di Avellino, visto che un effetto delle nostre proposte non potrà essere immediato, se ci sarà verrà con il tempo. A livello comunale la domanda che pongo e la richiesta che faccio alla nuova giunta: è possibile a fronte di questo incremento delle locazioni, avere un impegno da parte del Comune per offrire agli assegnatari un alloggio più decoroso, che sia un tantino più conforme al rispetto della dignità umana. Possiamo avere un’accelerazione nell’assegnazione dei nuovi alloggi, molti in gran parte già finiti di costruire, per esempio alle spalle del centro sociale Samantha Della Porta, possiamo avere un impegno dalla sindaca che mi pare sensibile sul tema, per quanto riguarda una manutenzione straordinaria degli alloggi.
Sulla manutenzione c’è da considerare anche una delle ultime determine pubblicate all’albo pretorio del Comune di Avellino, dalla quale si evince che dal fondo riservato a questo capitolo di spesa sono avanzati circa 22mila euro. Soldi non spesi per interventi di manutenzione dell’edilizia residenziale pubblica…
Mi pare che sia una grossa contraddizione. Non spendiamo 22mila euro e me li vado magari anche a deviare su altri capitoli di spesa, quando poi le condizioni abitative dell’edilizia residenziale pubblica non sono certo confortevoli. Voglio chiedere alla Nargi un impegno serio e concreto per offrire ai cittadini avellinesi un alloggio decoroso, degno di essere chiamato alloggio. E sono contento che la vicesindaca Marianna Mazza abbia conservato anche in questa nuova giunta la delega alle Politiche Abitative perché è un settore che sta seguendo molto bene e ha sempre dimostrato grande sensibilità”.