E’ ancora Nicola Cataruozzolo ad intervenire sulla questione dell’aumento della tariffa idrica. Rilancia la proposta di un gruppo di professionisti irpini che ha delineato “una possibile via d’uscita per evitare l’aumento indiscriminato delle tariffe e per scongiurare lo spettro del fallimento di Acs siamo stati sommersi da diversi attestati di stima e da alcune richieste di precisazioni”.
In via preliminare riteniamo che la proposta che abbiamo formulato tiene a cuore le vicende della nostra provincia, non ha lo scopo di alimentare polemiche ma di fornire soluzioni ritenute da chi scrive le più equilibrate possibili. A nome del gruppo mi assumo tutta la responsabilità per eventuali errori ed omissioni, senza alcuna pretesa di essere esaustivi le segnalazioni sono sempre gradite.
Ecco i dati sui cui riflettere
1) ARERA E L’OBBLIGO DI ADEGUARE LA TARIFFA
Da più parti si è dato per rato e confermato che sia stata ARERA, l’ente che regola il settore idrico a livello nazionale, ad imporre ad Alto Calore Servizi S.p.A. di predisporre l’adeguamento tariffario e, non avendolo fatto negli anni scorsi, sarebbe stata inflitta una penale di circa 2 milioni di euro.
Cerchiamo di chiarire, prima di tutto, questa falsa ricostruzione: Alto Calore Servizi S.p.A. ha ricevuto, nella primavera di quest’anno, la seconda sanzione di circa € 2.000.000 (e, in totale, siamo a oltre € 4.000.000 di penale) NON PER IL MANCATO ADEGUAMENTO TARIFFARIO MA PERCHE’ NON HA TRASMESSO MAI – E SOTTOLINEIAMO MAI – I DATI RELATIVI ALLA QUALITA’ TECNICA DEL SERVIZIO.
I cittadini non sanno che gli enti gestori come Alto Calore devono trasmettere entro aprile di ogni anno una serie di informazioni che riguardano la qualità, appunto, del servizio all’utenza, come la quantità e la durata delle interruzioni idriche, il numero di perdite in rete, la qualità dell’acqua distribuita e così via.
Quindi, ARERA NON HA CHIESTO L’ADEGUAMENTO DELLA TARIFFA E HA SANZIONATO ACS S.p.A. PER NON AVER INVIATO I DATI OBBLIGATORI SULLA QUALITA’ DEL SERVIZIO
2) L’AUMENTO TARIFFARIO
Questo è un punto nodale: fatti i calcoli, ACS avrebbe potuto decidere di aumentare la tariffa applicata agli utenti per una percentuale variabile dallo 0% al 9,93% per il primo anno e così via.
CIÒ SIGNIFICA CHE L’ATTUALE MANAGEMENT DI ALTO CALORE HA SCELTO AUTONOMAMENTE DI AUMENTARE LA TARIFFA AL MASSIMO CONSENTITO DAL MECCANISMO ARERA.
E’ vero che i funzionari di ACS e, in particolare, il D.G., hanno preparato i documenti e hanno indicato la misura massima dell’incremento possibile ma è stato l’Amministratore Unico, operando, come è giusto che sia, una scelta di politica gestionale a DECIDERE DI AUMENTARE LA TARIFFA DEL 50% complessivo.
I SOCI NON HANNO MAI PRESO ATTO DELL’AUMENTO TARIFFARIO DI QUESTE SETTIMANE NE’ LO HANNO APPROVATO.
AL CONTRARIO, I SOCI HANNO APPROVATO – NELLA QUALITA’ DI CREDITORI DI ALTO CALORE – UN AUMENTO TARIFFARIO DEL 3,5% ANNUO.
Ciò significa che la differenza tra il 3,5% e il 9,93% è stata una scelta autonoma, libera e indipendente dell’attuale Amministrazione.
3) SE NON SI AUMENTA LA TARIFFA, ALTO CALORE FALLISCE
Se è vero – come è vero – che il Piano di Concordato si regge su un aumento tariffario del 3,5% e tale flusso di cassa è sufficiente a garantire l’esecuzione del Piano stesso, perché aumentare così tanto la tariffa a dispetto di utenti e Sindaci?
Ragionando per ipotesi, si dovrebbe pensare che la gestione dell’ultimo anno abbia portato così tanti debiti nuovi e di un importo tale da rendere il Piano di Concordato non più adeguato? Forse nel corso dell’ultimo anno si sono accumulati così tanti debiti che le risorse provenienti dal Piano di Concordato depositato in Tribunale e approvato anche dai Soci non bastano a pagare tutti i creditori? Forse c’è qualcosa che non viene detto in maniera chiara a proposito dell’esposizione debitoria di Alto Calore e la tariffa serve a ripianare un deficit di bilancio che è aumentato in modo spropositato?
Al di là di questi legittimi dubbi, la considerazione è una sola: il Concordato si poggia su un aumento tariffario del 3,5% ed è stato ritenuto sufficiente a non far fallire Alto Calore.
4) LA GESTIONE CORRENTE E LA CRESCITA DEL DEBITO
Concludiamo con un dato: la gestione caratteristica continua a perdere circa € 4.500.000 all’anno e il debito maturato dopo il concordato è letteralmente esploso.
La verità è che in nell’ultimo anno di gestione, Alto Calore non ha prodotto 1 centesimo di utile e, anzi, ha continuato a perdere esattamente come perdeva negli anni scorsi quando, però, doveva pagare la bolletta energetica di Cassano Irpino che ammontava a € 15.000.000: è come se in una famiglia che negli anni ha fatto 1.000 € di debiti al mese per pagare il mutuo della casa, tolta la rata del mutuo stesso, continua a fare debiti per € 1.000 al mese.