Presentato a Roma, alla Sala Stampa della Camera dei Deputati, il Rapporto Aree Interne della Campania, realizzato da Confindustria Campania – Piccola Industria e Commissione Speciale Aree Interne del Consiglio Regionale della Campania in collaborazione con le Università degli Studi del Sannio, di Salerno e della Campania Luigi Vanvitelli. Alla presentazione del Rapporto, illustrato dal Vicepresidente nazionale di PI Confindustria Pasquale Lampugnale e dal Rettore dell’Università del Sannio Gerardo Canfora, ha fatto seguito un dibattito sugli scenari e sulle istanze del territorio con un panel di parlamentari di varie forze politiche con gli interventi, fra gli altri, di Michele Cammarano, Presidente III Commissione Speciale Aree Interne del Consiglio Regionale della Campania; Alessandro Caramiello, Presidente Intergruppo Parlamentare Sviluppo Sud, aree interne e isole minori e Stefano Graziano (PD). Ha moderato i lavori Enzo Agliardi, giornalista economico.
Nel corso dell’incontro sono stati presentati alle forze politiche i 10 punti per lo sviluppo e la valorizzazione delle aree interne frutto delle Audizioni (svoltesi fra aprile e novembre scorsi a Benevento, Avellino, Caserta e Salerno) della Commissione Speciale Aree Interne del Consiglio Regionale alle quali hanno partecipato rappresentanti del sistema socio-economico della Campania come amministratori locali, consiglieri regionali, docenti universitari, imprenditori, presidenti del sistema Confindustria e Rettori delle Università, con l’obiettivo di raccogliere osservazioni, pareri e proposte sulle aree interne, individuare le criticità del territorio e programmare gli interventi da effettuare alla luce delle opportunità regionali, nazionali ed europee a disposizione.
Pasquale Lampugnale, Vicepresidente nazionale e Presidente regionale Campania di PI Confindustria, spiega: “Superare la vecchia strategia, puntando sull’attrazione degli investimenti, e mettere le imprese al centro del nuovo processo di sviluppo delle aree interne, puntando su crescita economica e creazione di posti di lavoro sono alcuni degli obiettivi prioritari previsti nei 10 punti emersi dalle Audizioni e che potrebbero costituire i contenuti della programmazione prevista nell’ambito del Piano strategico nazionale delle aree interne (PSNAI) contemplato nel Decreto Sud del Governo e di un master plan unico regionale per le aree interne a valere sulla programmazione dei Fondi Ue”.
Ecco in dettaglio i fabbisogni, raggruppabili in dieci specifiche aree di intervento.
I 10 punti per il futuro delle aree interne
1. Nuova strategia: intera provincia da considerare area interna
La strategia delle aree interne ha focalizzato finora l’attenzione su singoli Comuni individuati in base alla loro distanza dai poli di servizi essenziali. Questa scelta risulta limitante ai fini del contrasto dello spopolamento: se i Comuni periferici individuati secondo il criterio della distanza superano una certa soglia, meglio allargare il perimetro dell’area interna e considerare tale l’intera provincia.
2. Attrazione degli investimenti e creazione posti di lavoro
La nuova strategia per il ripopolamento delle aree interne deve puntare all’attrazione degli investimenti e alla creazione di lavoro, prima ancora che alle precondizioni dello sviluppo e a servizi per i residenti come scuola e sanità.
3. Infrastrutture materiali e immateriali
Le Aree ASI presentano diverse criticità infrastrutturali: bisogna investire dunque nella creazione di nuove infrastrutture viarie e ferroviarie utili a migliorare la mobilità interna del territorio, attrarre nuovi insediamenti produttivi e facilitare la fruizione degli attrattori turistici.
4. Fiscalità di vantaggio premiale per le ZES delle aree interne
Per attrarre nuove imprese sul territorio è necessario prevedere una fiscalità di vantaggio premiale per le ZES delle aree interne, con premialità specifica o sgravi contributivi per le imprese che assumono, anche over 35 vista la maggiore anzianità della popolazione del territorio. E’ necessario inoltre ridurre il carico fiscale delle imprese nei borghi per evitare la perdita di servizi essenziali, spesso a valenza sociale, come piccoli bar, edicole o piccoli negozi al dettaglio. Una ZES unica per tutto il Sud porterebbe a un maggiore abbandono delle a
ree interne perché le imprese potrebbero scegliere di localizzarsi solo a ridosso di autostrade, stazioni, porti ed aeroporti presenti nei poli urbani.
5. Sburocratizzazione e semplificazione delle aree interne
Dalle Audizioni emerge la necessità di sburocratizzazione generale e semplificazione dei bandi per enti locali e PMI nelle aree interne. Nei Comuni manca infatti il personale e appare spesso complicata sia la gestione delle attività ordinarie che la partecipazione a complessi bandi regionali.
6. Sostenibilità
Occorre investire nel rifacimento ed efficientamento della rete idrica e di quella fognaria, ormai obsolete, e nella realizzazione di nuovi depuratori; e ancora investire in progetti di ricerca e sviluppo finalizzati ad individuare nuove tecnologie per l’efficienza dei processi produttivi.
7. Energie rinnovabili e modello di condivisione del valore creato
Bisogna continuare ad investire nella produzione di energie da fonti rinnovabili, abbandonando il vecchio modello di tipo estrattivo in cui la ricchezza finisce nelle mani di pochi e i territori vengono solo “depredati”, indirizzandosi piuttosto verso un modello di condivisione del valore creato. Le aree interne sono ricche di risorse naturali e ospitano parecchi impianti eolici. Uno scenario interessante è rappresentato dal Biometano, che implementa modelli di economia circolare, e dallo sviluppo di tecnologie che usano l’idrogeno come vettore energetico.
8. Legge di riordino dei Comuni
La Regione Campania dovrebbe legiferare in materia di riordino istituzionale, spingendo i piccoli Comuni con meno di 5mila abitanti ad aggregarsi per migliorare i servizi offerti e prevederne di nuovi, aumentando il benessere dei residenti e l’attrattività dell’area.
9. Policentrismo
L’attuale modello di sviluppo ha portato ad una spinta verso la concentrazione di popolazione, attività, infrastrutture e servizi nelle aree urbane che ha avuto come contraltare il depauperamento delle aree interne. Puntare su una strategia di sviluppo basata sul policentrismo potrebbe decongestionare le aree urbane, spostando nelle aree interne alcuni servizi regionali, e innescare processi rigenerativi di sviluppo, mettendo in valore anche le reti infrastrutturali in corso.
10. Centro di ricerca per lo sviluppo delle Aree Interne
La creazione di un centro di ricerca per lo sviluppo delle aree interne in partnership con l’Università Federico II di Napoli, in cui partecipano le diverse istituzioni locali, consentirebbe di coordinare in modo continuo e costante gli interventi di contesto, ricerca e sviluppo, formazione e innovazione sociale da realizzare.