Dal patrimonio custodito nelle sale della Biblioteca provinciale alla lezione di Francesco De Sanctis nel Mezzogiorno contemporaneo. E’ l’idea da cui nasce il volume-catalogo di Toni Iermano, docente ordinario di Letteratura Italiana all’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, che raccoglie e analizza sul piano filologico e critico i documenti esposti nella grande mostra documentale “Atomi erranti. Francesco de Sanctis e la cultura della modernità. Manoscritti, libri e opuscoli desanctisiani della Biblioteca provinciale “S. e G. Capone, allestita per i 140 anni dalla morte del maestro e critico di Morra De Sanctis. Sarà presentato il 19 dicembre, alle 17.30, nella sala Penta. All’incontro, moderato dal giornalista Pier Luigi Melillo, parteciperanno con il prof. Iermano, Gerardo Capozza, Presidente di Sistema Irpinia, e il prof. Universitario Ottavio Di Grazia.
“La mostra Atomi erranti, ideata e curata dal prof. Toni Iermano, noto desanctisiano di lungo corso – spiega il presidente della Provincia Rizieri Buonopane – s’inserisce nell’alveo di una ricca tradizione di studi capace di dialettizzare i saperi e di metterli in costante dialogo con i fluidi processi della Storia. Nella mostra, fondata su consapevoli principi scientifici e didattici, la presenza dell’autografo di Un viaggio elettorale ci esorta a fare una breve considerazione sulla qualità della politica e sulla necessità di adeguare le classi dirigenti alle sfide del tempo presente. Nel Viaggio De Sanctis denuncia il gretto oscurantismo culturale e il familismo amorale di galantuomini incapaci di uscire dai loro piccoli mondi per accettare in mare aperto le trasformazioni incalzanti. La distanza tra la vecchia e la nuova Italia si allarga laddove la scienza e la vita non riescono ad entrare in relazione attiva e gli ideali si consumano sugli altari mai secolarizzati del ‘particulare’. Una lezione quindi quella desanctisiana di democrazia e senso della realtà che continuano ancora oggi a caratterizzare i processi della Buon governo”.
Ad emergere con forza la capacità del letterato e politico irpino di parlare al nostro tempo in un’Italia ancora troppo legata alla difesa del particulare “saper coniugare la scienza e la vita; la capacità di tenere insieme in sintesi feconda le “due pagine” della sua vita, l’impegno civile e la passione letteraria; il suo esempio altissimo d’integrità nell’azione politica”
“Il senso della Storia, inteso come coscienza delle alternative possibili, e la stabilità di un ininterrotto dialogo tra la coppia Scienza/Vita in De Sanctis -sottolinea Iermano -sono perenni occasioni dialettiche per richiedere un irrevocabile rinnovamento culturale nelle più opache e intricate stagioni della modernità e della post-modernità”
Il catalogo ripercorre le tappe fondamentali del percorso del De Sanctis. Giovanissimo, fu chiamato a insegnare nel Real Collegio militare della Nunziatella, da cui fu licenziato per motivi politici il 18 novembre 1848 mentre infuriava la reazione. Il suo primo lavoro a stampa risale al 1835, quando, appena diciottenne, sull’ultimo numero della rivista settimanale «Il Tesoretto», emanazione degli insegnamenti del Puoti, pubblicò il volgarizzamento del Discorso contro gl’ippocriti di Giano Nicio Eritreo.
Tra la fine del 1838 e gli inizi del 1839 inaugurò la prima scuola, quella di Vico Bisi nell’antica Napoli
dei decumani, a pochi passi dalla statua del Nilo, dove poté svolgere il suo eccezionale lavoro di professore e di critico inizialmente sotto il patronato del marchese. Una scuola capace di formare parte della miglio- re intellettualità dell’Italia unita oltre a educare alla libertà e ai valori della democrazia tanti futuri studiosi e insegnanti meridionali. Decisive saranno anche la partecipazione alla volta del 15 maggio 1848 e l’adesione alla setta neocarbonica L’Unità italiana, un modesto quanto variegato nucleo di congiurati capeggiati da Luigi Settem- brini, di cui fecero parte Filippo Agresti, Silvio Spaventa, Nicola Mignogna, Salvatore Faucitano,
autore dell’attentato dinamitardo davanti alla Reggia il 16 settembre 1848.
Grande l’attenzione rivolta anche al periodo della detenzione del Castel dell’Ovo, dove vi restò fino all’estate 1853. Prigioniero in un’umida cella, durante la lunga carcerazione De Sanctis scrisse testi teatrali, poesie, saggi critici e tradusse dal tedesco le prime scene della seconda parte del Faust di Goethe,
Un itinerario che prosegue con l’elezione a deputato al primo Parlamento italiano nel 1861 nel difficile collegio di Sessa Aurunca. Ministro della Pubblica istruzione nel governo Cavour, in quello Ricasoli e nel primo e terzo ministero presieduto da Benedetto Cairoli, da cui dovette dimettersi per ragioni di salute alla fine del dicembre 1880 – il disturbo agli occhi si acuì notevolmente e lo costrinse a lasciare l’incarico ministeriale in un momento di acceso dibattito pubblico, Ma fu energicamente coinvolto nella vita politica nazionale fino alla vigilia della morte,
avvenuta a Napoli il 29 dicembre 1883 dopo mesi di sofferenza fisica.
Centrale nella sua produzione “Il Viaggio elettorale” che “delinea il ritratto di terre dimenticate, chiuse nei pregiudizi e nei “dietroscena”, governate da politici e piccoli capitani di ventura dediti al familismo, caratterizzati da atavici costumi sociali e morali che contribuiscono a delineare i motivi dell’arretratezza politica e sociale del Mezzogiorno. Ciascuna parte della “commedia elettorale”, senza scadere nel pittoresco, conservando un’alta qualità di scrittura, rivela i caratteri del tempo e assume un icastico significato morale congiunto all’istanza di una sentita educazione politica, tanto da rendere Un Viaggio un classico del nascente meridionalismo
e dell’indagine sociologica”. Una riflessione che proseguì sulle pagine de «L’Italia», organo dell’Associazione unitaria costituzionale, dal 1863 al 1867, e sul «Diritto», tra il 1877 e il 1878, a partire dalla crisi dei partiti e dalla corruzione dominante.
A guidarlo, come sottolinea Iermano “L’iinestinguibile desiderio di «convertire il mondo moderno in mondo
nostro» contro l’apatia delle abitudini, l’ambigua “saggezza” politica e il perdurante dogmatismo culturale, ostacoli generati dal chiarore dei lampi”, Di grande rilevanza i documenti custoditi nelle sale della Biblioteca. Dai Discorsi della scuola di Vico Bisi alle relazioni d’ispezione scolastica, dal Discorso a’ giovani letto il 18 febbraio 1848. alla prima edizione de La Giovinezza, dagli scritti di Luigi La Vista al Discorso di Basilio Puoti. Un itinerario che prosegue con le Nove lettere a Oreste Fontana (1828-1889). In cui il professore, riferendosi alle condizioni
di vita in Calabria, scrive: «Qui io sono come in Siberia». Di grande interesse anche il manoscritto autografo della traduzione del Faust di Goethe, consistente in 26 carte sciolte che scrisse durante la detenzione a Castel dell’Ovo. Dall’Ebreo di Verone del padre Bresciani, tra i saggi più citati alle lezioni su Dante, frutto dei corsi torinesi del 1854-55, dalla corrispondenza con il patriota Filippo Capone alla fotografia con firma autografa del 1856 donata al suo allievo Ferdinando Flores, dalle Lettere da Zurigo a Diomede Marvasi 1856-1860, pubblicate da Elisabetta Marvasi con prefazione e note di Benedetto Croce alle Lettere dall’esilio (1853-1860) raccolte e annotate da
Benedetto Croce. Fino alla prima edizione delle Lettere a Virginia, raccolte da Benedetto Croce e
pubblicate da Laterza nel 1917o le “Lettere a Teresa” a cura di Alda Croce che riunisce lee lettere che De
Sanctis scrisse alla sua allieva Teresa De Amicis, di cui si era fortemente invaghito durante il suo soggiorno torinese.
Nelle lettere ad Angelo De Meis è possibile cogliere quello che era la provincia, dove era tornato nelle vesti di governatore, incarico che conserverà dal 9 settembre al 23 ottobre 1860 nonostante il 27 settembre fosse stato nominato Direttore del Ministero della Pubblica Istruzione nel governo dittatoriale: “Se sapessi in che babilonia ho trovato la provincia! che contraddizioni di poteri! che barriera burocratica! che oscitanza e mala fede d’impiegati! Fo tutto da me, veggo tutto io, ho una memoria a tutta prova […]. Immagina affari seppelliti da anni, e per le cose urgenti. Ci è un deficit in un comune; si propone il rimedio, e da sei mesi non si risponde. Ci sono incartamenti d’anni per ristaurare una chiesa, una fontana ec. Dappertutto un odore di ladri, che spaventa”. Uno spaccato che emerge anche dalle lettere di De Sanctis Governatore del Principato Ultra. Di notevole interesse anche la seconda edizione de Saggi Critici o gli studi dedicati a Petrarca, al Manzoni e alla poesia cavalleresca e il discorso inaugurale nella Università di Napoli il 16 novembre 1872 “La scienza e la vita”. L’esemplare dell’opuscolo fu donato da De Sanctis al giurista Filippo Capone, suo conterraneo, amico. Fino a “L’Italia: giornale dell’Associazione unitaria costituzionale italiana” diretto da Francesco De Sanctis o al frontespizio della seconda edizione della Storia della letteratura italiana edita nel 1873. Rispetto alla prima edizione, apparsa in due volumi nel 1870 (il secondo volume fu pubblicato sulla fine del 1871), il capitolo XII entrò a far parte del primo volume così da raggiungere le stesse pagine del secondo. Fino al Manoscritto autografo della Prefazione alle Ricordanze della mia vita di Luigi Settembrini,
Costante il richiamo a un’idea alta della politica come nel discorso idi Trani “Io non sono propriamente un uomo di partito, non ho animo partigiano. La mia inclinazione è non di guardare dentro nel partito, ma di guardare al disopra, là nel paese, del quale i partiti sono istrumento. Quando io vedo uomini, che non escono da quella cerchia stretta, che si chiama un partito, e inventano una giustizia, una verità, una libertà a uso del partito, e vogliono il bene per sé e non per tutti, io mi ribello e dico: – No; la giustizia è una, la verità è una. I partiti sono tanto più forti, quanto meno pensano a sé e più pensano al paese; ed hanno in questo il loro premio, che diventano così centro di attrazione e di simpatia, e ingrossano, e sono incoraggiati e sostenuti”