Ad Avellino già si balla sulle ceneri della consiliatura: quando ancora mancano più di 20 giorni per il voto definitivo sul Rendiconto, è già partita la campagna elettorale, con annessa campagna acquisti tra le opposte bande, per cercare di sfilare agli avversari di un anno fa candidati e pacchetti di voti. Ancora non si sa se avremo ancora un’Amministrazione Nargi o se arriverà un commissario prefettizio, ma si ha sempre più la sensazione che l’esercizio del voto non sia poi così vincolante per gli eletti.
INUTILE IL VOTO DEL GIUGNO SCORSO
Possiamo tranquillamente fare finta di non essere mai andati alle urne un anno fa: chi nel giugno 2024 ha votato per la coalizione Nargi-Festa, non ha più Nargi e Festa al governo. Chi ha votato per il centrosinistra e ha perso, ora potrebbe ritrovarsi al governo. Si chiama Ribaltone, è previsto dalla legge, e rivela il lato più debole e controverso della tanto amata ‘democrazia’: in questa fase la scelta degli elettori può essere ‘legittimamente’ ignorata. Come quando al referendum gli italiani votarono per “l’acqua pubblica” e oggi, anche in Campania, si va tranquillamente nella direzione opposta. Lo consente la legge. E’ tutto ‘legittimo’. Ma poi non ci lamentiamo se l’affluenza cola a picco e ci si astiene al motto di ‘tanto non cambia nulla’. Ad Avellino è diverso? Gli avellinesi vanno al voto per far governare un’ideologia politica? Un’idea di città? Alle prossime elezioni ci saranno candidati diversi?
IL PANORAMA DEI CANDIDATI AVELLINESI
Se in queste ore Nargi siglerà l’accordo con il centrosinistra per tenere in piedi l’Amministrazione, non sarà un governo espressione del voto popolare; ma il peggio è che se invece il Ribaltone non si fa e si torna al voto, in campagna elettorale rivedremo gli stessi volti, perché alternative non se ne sono. E così oltre ai tre protagonisti di oggi, (i tre ex candidati a sindaco Laura Nargi, Antonio Gengaro del Pd, e Rino Genovese del Patto Civico), restano i 4 ex candidati a sindaco che non sono stati eletti e che potrebbero riproporsi dicendo “ve lo avevamo detto…”: e sono Vittorio Boccieri (Progetto Avellino Futura), Aldo D’Andrea (Unità Popolare), Modestino Iandoli (Fratelli d’Italia) e Gennaro Romei (Udc), equamente divisi tra centrodestra e centrosinistra. Novità, almeno per il momento, non ci sono, e questo vuol dire che sia il Ribaltone che il ritorno al voto non riservano cambiamenti o inversioni di tendenza.
LA CAPACITA’ DI VINCERE NON E’ UGUALE ALLA CAPACITA’ DI GOVERNARE
Intanto sarà divertente ascoltare, nei prossimi giorni, le più ardite e arzigogolate giustificazioni politiche di chi deciderà di appoggiare Nargi e il suo “Patto per la Città”; come, al contrario, sarà sconfortante prendere atto che la soluzione sarà quella di dichiarare fallimento e lasciare il Comune ad un commissario prefettizio: Nargi non è stata in grado di governare con Festa (ci ha provato inutilmente per 11 mesi); Festa non è stato in grado di governare con Nargi (non ci ha provato nemmeno dal primo giorno); e il Pd non è stato in grado di vincere le Amministrative nonostante il diretto avversario si trovasse in quei giorni agli arresti domiciliari. Ora quello stesso Pd, sfruttando la crisi, potrebbe rientrare al governo dalla porta di servizio. Quel ‘servizio’ alla città che a seconda del tono con il quale lo si pronuncia assume due opposti significati, di cui uno terribile perché tangibile.
RIBALTONE O VOTO LA SITUAZIONE NON CAMBIA: E’ IL FUTURO CHE MANCA
Quindi, Ribaltone o voto, la situazione non cambia, e non cambierà fino a che gli interpreti della commedia resteranno sempre gli stessi. La vera tragedia è che un’alternativa non si vede. Chi invoca in queste ore il ritorno alle urne invoca la ripetizione dello stesso scenario, ma sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Anche al Pd converrebbe oggi andare al voto anticipato, per riprendersi prima del tempo una rivincita, ma deve fare i conti con la paura di perdere di nuovo, una paura fondata sul fatto che l’anno scorso ha perso nonostante il principale avversario fosse agli arresti domiciliari.
LE TAPPE DELLA CRISI, ENTRO LA SETTIMANA LA CONSEGNA DELLE DIFFIDE ALL’ULTIMO CONSIGLIERE
Da domani, lunedì 23 giugno 2025, i messi comunali continueranno a consegnare le diffide prefettizie ai singoli consiglieri comunali. Diverse sono state già consegnate, ma il grosso sarà recapitato entro la fine di questa settimana. Dopodiché scatteranno i venti giorni di tempo per riportare in Aula il Rendiconto 2024. In caso di una seconda mancata approvazione si dichiarerà decaduto l’intero Consiglio e verrà nominato un commissario prefettizio che avrà i poteri del sindaco, della giunta e dell’intera Assise. Questo vuol dire che le trattative politiche in corso hanno una data limite che possiamo individuare tra il 14 luglio e il 21 luglio.