di Rosa Bianco
Avellino ha risposto presente. Con un convegno denso di significato politico, culturale e simbolico, la città irpina si è trasformata – per una sera – in un faro europeo
Oggi pomeriggio nella suggestiva cornice della Sala Penta della Biblioteca Provinciale, si è tenuto l’evento “Manifesto di Ventotene – Una rivoluzione culturale per un’Europa libera, unita e federale”, un’iniziativa che ha saputo coniugare rigore accademico, passione civile e impegno pedagogico.
Promosso da un ampio fronte di realtà associative – dall’Associazione Insieme per Avellino e l’Irpinia alla Società Filosofica Italiana, dalla Gioventù Federalista Europea al Movimento Federalista Europeo – con il patrocinio della Provincia, il convegno ha offerto un raro esempio di dialogo intergenerazionale e interdisciplinare. Non è stato un semplice omaggio al passato, ma un atto politico nel senso più autentico: riflettere sul Manifesto di Ventotene, come bussola per orientarsi nel presente e nel futuro dell’Unione Europea.
A ottantatré anni dalla sua stesura, quel documento scritto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi in condizioni di esilio forzato ha risuonato con sorprendente attualità.
Giovanni Sasso, presidente della Società Filosofica Italiana – sezione Avellino, e Antonio Sordillo, docente di filosofia, hanno proposto un parallelo denso di significato tra l’opera di Kant Per la pace perpetua e il Manifesto di Ventotene, accomunati da una visione dell’Europa come costruzione morale, razionale e giusta.
Alfonso Maria Gallo, responsabile provinciale del Movimento Federalista Europeo, ha ribadito che l’Europa di oggi resta figlia di Ventotene, ma rischia di diventare orfana se perde il contatto con la sua visione costituente. Ha espresso fiducia in un’Europa capace di raccogliere le grandi sfide globali – cambiamento climatico, intelligenza artificiale, transizione energetica, sovranità digitale e difesa comune – se saprà dotarsi di un nuovo spirito federalista, come auspicato anche da pensatori come Massimo Cacciari.
Il prof. Franco Vittoria, docente di Storia delle istituzioni politiche all’Università Federico II di Napoli, ha sottolineato come l’europeismo si trovi oggi a un bivio: per ritrovare lo slancio originario di Ventotene, deve riscoprire la propria anima politica e civile ed ha lanciato un monito lucido e necessario: “Il pensiero unico vince quando si spegne la dialettica. Solo nel confronto delle idee si mantiene viva la democrazia, proprio come fecero Spinelli e Rossi a Ventotene. L’incontro promosso dall’Associazione “Insieme per Avellino e l’Irpinia”, che ha visto incrociarsi scuola e cittadinanza attiva, diventa così un “luogo” prezioso di formazione civile, perché consente di far conoscere ai giovani la storia. In un tempo in cui partiti, gruppi e spazi di aggregazione sono venuti meno, è la scuola a reggere da sola il peso della crescita democratica. E, davanti a una classe dirigente mediocre, tocca a noi il compito di essere “sentinelle”, custodi vigili di una democrazia, che non è mai un fatto compiuto!”
I relatori, moderati con garbo e acume da Rosa Bianco e Fabio Galetta, hanno restituito al pubblico un’analisi lucida e appassionata del pensiero federalista europeo, alternando riflessione storica e visione prospettica. Gli interventi hanno delineato un’Europa da ricostruire nella coscienza, prima che nelle istituzioni.
Particolarmente toccante è stata la partecipazione della scuola: le professoresse Patrizia Del Gaudio, Donatella Picariello, Barbara Mascolo e il Dirigente scolastico Vincenzo Bruno hanno accompagnato gli studenti della classe 3E dell’Istituto Comprensivo “R. Margherita – L. Da Vinci”, che hanno dato prova di una sorprendente maturità critica nell’esposizione del loro Premio sul Manifesto di Ventotene. È proprio nella loro chiara e accorata presentazione, nei loro sguardi attenti, che si è colta la potenza generativa di un’idea: l’Europa non come gabbia burocratica, ma come orizzonte di libertà condivisa, di democrazia vissuta, di solidarietà concreta.
In un tempo segnato da chiusure sovraniste, da identità urlate e da un crescente disincanto politico, Avellino ha ricordato a tutti che la cultura può ancora essere leva di trasformazione. Ha dimostrato che la memoria, se vissuta come azione, può farsi progetto. E che il Manifesto di Ventotene, lungi dall’essere un reperto del Novecento, è oggi una chiave interpretativa per affrontare le sfide del XXI secolo.
Con questo evento, Avellino non ha soltanto celebrato un’idea: l’ha rilanciata. E ha dimostrato che anche i territori apparentemente periferici possono essere protagonisti del discorso europeo. La democrazia federale non si costruisce nei palazzi, ma nei territori, nei “luoghi” dove cittadini, intellettuali, giovani e istituzioni si incontrano per pensare insieme il domani.
Il futuro dell’Europa passa anche da qui. Da Avellino. Da una sala gremita di pensiero. Da un incontro di consapevolezza civile.