La competizione elettorale a Montoro si è accesa, soprattutto fra le due compagini maggiori. Parliamo di sei liste che sostengono tre Girolamo Giaquinto e altrettante Salvatore Carratù, e poi c’è la lista guidata dal candidato sindaco Mimmo Torello.
Tante le iniziative che si succedono in questi giorni, mentre si va al giro di boa verso l’otto e nove giugno.
Un rapido confronto con il capogruppo uscente di Montoro Democratica, Mario Bianchino, ex sindaco, può contribuire ad avere una visione più complessiva. La prima notizia porta una ventata di ottimismo.
«Ci sono diversi giovani che stanno dimostrando grande entusiasmo – ci dice Bianchino – Hanno una certa visione della realtà, idee innovative. E’ un fatto positivo, e mi riferisco ad una platea trasversale, senza voler privilegiare nessuno. Come è positivo che al loro fianco ci siano persone di una certa esperienza».
La competizione si è accesa, diceva.
«Sì, ed è molto evidente: ha toccato il clou nei comizi, le piazze cominciano a surriscaldarsi, vengono fuori determinati aspetti, come le contraddizioni per la presenza di persone prima opposte tra loro. Passaggi che trovano comprensione nel termine letterale, perché si capisce qual è stato lo scopo, certo non politico, al contrario. Ed è questo che fa scemare il senso della contrapposizione elettorale. Montoro avrebbe meritato molto di più. E’ una città di ventimila abitanti, abbiamo lavorato tanto per tanti anni, tracciando una linea di democrazia».
E Montoro democratica?
«Montoro democratica avrà una sua forte affermazione. E’ stata l’espressione di uno stato che non trovava giusta estrinsecazione nel Pd, che è anche il mio partito. E parliamo degli anni novanta. Purtroppo oggi non è possibile spiegare questa mancata presenza. Ma l’affermazione di una classe dirigente con grande esperienza, che tenga insieme le attese dei giovani, è un dato di fatto. E Montoro democratica, ripeto, avrà la sua affermazione».
A chi e cosa si riferisce?
«Ci sono quattro, cinque persone che sono espressione del nostro movimento. Prima come messaggio politico, poi come insediamento sociale, queste persone sono l’ossatura di una delle liste di Carratù. E sono classe dirigente, oggi, con Gennaro Ricciardelli. E però ci sono altri, come Guglielmo Lepre, al fianco di Torello, e come Luigi Del Regno, al fianco di Giaquinto. Provengono tutti dalla stessa nostra esperienza, ma, come vede, sono posizionati in altre liste. Sono tutte persone che si sono formate con noi, e oggi sono classe dirigente».
Può anche accadere, in questo processo di avanzamento verso nuove prospettive, che ci si imbatta in nuovi linguaggi, come è accaduto a Mario Bianchino, quando ha ascoltato le idee e le proposte della candidata che ha ricevuto i suoi apprezzamenti, per aver usato, tra gli altri concetti, il termine “miglioramento”, ovvero la continuazione di quel che è stato fatto fino ad ora, ma verso un nuovo obiettivo.
«I giovani sono la grande novità di questa campagna elettorale – ribatte Bianchino – per la freschezza di idee, per l’entusiasmo, per le potenzialità che stanno esprimendo. Mi sono congratulato con questa candidata. Ha fatto un intervento bellissimo».
E però c’è un altro aspetto, più negativo, secondo Bianchino, non di poco conto: «E’ quello contro il quale lotto da una vita, il trasformismo. E’ un male che si sta diffondendo, mi auguro che si possa dare riparo. Cinque anni fa, torno a dire, non fummo sconfitti: la mia lista ottenne 5400 voti, tantissimi consensi, e fu un risultato enorme, perché contro di noi schierarono tutto e il contrario di tutto. Anche allora dissi a Giaquinto: avete battuto noi, ma non avete battuto voi stessi. Nel tempo, abbiamo avuto ragione, perché la maggioranza si è dissolta, e oggi quei pezzi li troviamo nell’area di Carratù».
Che dire, alla fine? Per Bianchino non ci sono dubbi: «Mi auguro che si arrivi alla stabilità amministrativa, per l’interesse di Montoro. Oltre tutti gli steccati. Questo significa essere classe dirigente».