E’ un elogio della capacità di dire no al comandamento obbligato del pensiero unico, un invito alla consapevolezza e alla ricerca della libertà quello che consegna il giornalista Pietrangelo Buttafuoco, ospite questa mattina all’Eliseo del Borgo dei Filosofi, la rassegna promossa dal Comune di Avellino con la direzione scientifica del professore Angelo Antonio Di Gregorio. Buttafuoco cita il Gattopardo e il personaggio di Ciccio Tumeo, il guardiacaccia del principe Fabrizio Salina, che vota no al plebiscito sull’annessione al Regno d’Italia “è l’unico ad evere piena percezione del reale, capacità di giudizio, rabbia e senso del sè che lo radica nell’amore, consapevole di essere parte di un progetto organico, un antidemocratico per eccellenza”, o ancora Ipazia, la filosofa condannata a morte dai cristiani, perchè non accettava la visione del mondo dominante. Ricorda come ci troviamo “di fronte ad un ricco giacimento culturale che rischia di essere censurato e distrutto, penso alle opere del Canova, considerate sessiste, all’Otello di Shakespeare che non è certo politicamente corretto e potrebbe non andare più in scene, alle statue di Colombo distrutte perchè l’esploratore italiano appare il simbolo della politica coloniale”.
Sottolinea come senza ‘coloro che la storia occidentale ci ha raccontato come ‘i cattivi’ non ci sarebbero mai giunte le opere di Platone, Aristotele, Tolomeo. In un tempo in cui ciò che non corrispondeva al proprio canone veniva bruciato scelsero di ricopiare le opere degli antichi, di dire no alla censura e salvarle”. Spiega come “nell’universo complesso in cui viviamo, nella società globale, non è facile essere disobbedienti, dobbiamo fare i conti con un’autorità sofisticata, siamo solo apparentemente liberi ma obbedienti. La conferma arriva dalla prova di mansuetudine che abbiamo dato durante la pandemia, dall’attuale guerra in corso in cui la prima vittima è la verità”.
Chiarisce come non esistono dogmi assoluti, nè sia accettabile parlare di pensiero unico “non lo è la democrazia, che è solo una delle forme della politica, uno dei tanti esperimenti realizzati. Ciò che davvero conta è la politica. Noi siamo biologia, dove c’è vuoto arriva il pieno, anche le forme della politica sono degli organismi che si danno il cambio nella scena del mondo”. Sottolinea come “Confrontarsi è più faticoso, ecco perchè si ricorre a scorciatoie, proprio come è facile mettere la propria vita a disposizione delle bugie. Ma il rischio è quello di trovarsi di fronte a una terra desolata, basti pensare alla guerra che minaccia di impoverire ancora di più le nostre vite. Dobbiamo fare i conti con un totalitarismo strisciante che si è impossessato delle nostre vite, ecco perchè dobbiamo diventare consapevoli del momento che viviamo. Solo la consapevolezza ci può salvare”.
Ai giovani – a dialogare con lui è Riccardo Ricci – chiede di “concentrarsi su un fortilizio, oggi in disuso nelle nostre città, la libreria, spazio di libertà attraverso il quale esercitare il proprio spirito critico per evitare di diventare gregge, per evitare di essere simile all’edera che lecca la corteccia dell’alberi, per evitare di dover strappare un sorriso al potente”. E ricorda gli altri due fortilizi da difendere, il teatro “capace di attraversare il dolore con la parola, poichè senza Eschilo, Sofocole e Euripide nemmeno Rosa Chemical avrebbe potuto esistere” e una tragedia “come quella di Medea vive in tutti noi” e il cinema che “racconta il bello”. Definisce la contemporaneità c “un manicomio meraviglioso, in cui nessuno deve sentirsi isolato e tagliato fuori, fate in modo che si possa dire che la vostra esistenza è stata libera e innamorata”. Non ha dubbi Buttafuoco sul futuro dei giovani “Dove dove c’è un canone alto e importante inevitabilmente l’anima giovane si avvicina, è il moralismo ad allontanare quando prevale la noia”
E’ il professore Andrea Pitasi a raccontare invece le categorie che regolano il nostro tempo, tra schemi concettuali nuovi e obsoleti “Molte categorie usate dalle persone più anziane per spiegare il mondo di oggi come sovranità, nazione, o classe sono di altri secoli. Di qui il tentativo di comprendere quali sono i protagonisti del nostro tempo e gli scenari ai quali andiamo incontro.” Ai giovani consegna delle istruzioni per l’uso, come l’invito a non ancorarsi all’identità come una forma chiusa “l’identità è un concetto positivo quando ci dà una direttrice ma diventa negativo quando diventa rigida e non rinegoziabile. E’ chiaro che è un work in progress che si acquisisce attraverso scambi continui. Di qui l’invito a essere cosmopoliti, ad avere una mentalità imprenditoriale, intesa come consapevolezza della costruzione del reale ed essere cittadini scientifici, a partire dalla coscienza che molte delle questioni della politica sono sempre più legate alla scienza. Un ultimo consiglio, siate capaci di stabilire relazioni sia a livello comunitario che globale”. Folta la platea di studenti in sala dei licei Mancini e Virgilio di Avellino, accompagnati dai loro docenti.
Domani mattina, alle 9.30, la rassegna proseguirà con gli interventi di Massimo Adinolfi, Paolo Ricci e Ilvo Diamanti