Occupazione, è sempre emergenza giovani in Irpinia. Se in Campania, nel 2024, il tasso di disoccupazione giovanile (che riguarda la fascia di età tra 15-24 anni) si attesta al 38,8%, ad Avellino è a quota 33,8%. Le persone inattive tra i 15 e i 64 anni ammontano in Irpinia a 102,4 mila e +3,4 mila (+3,4%) rispetto al 2023. Cresce la quota di persone che non lavora e non cerca lavoro (studenti fuori dal mercato, scoraggiati, NEET, caregiver). Se questo, da un lato, attenua il calo della disoccupazione, dall’altro segnala un rischio di esclusione permanente dal lavoro, soprattutto tra giovani e donne. Una lettura completata anche dal progressivo e inarrestabile esodo, soprattutto dei più giovani, dalla provincia. L’analisi del mercato del lavoro, contenuta nel Focus “Economia Irpinia Sannio” della locale Camera di Commercio, è completato dal dato sugli occupati che, nel 2024, ammontano a 145,3mila, +5mila (+3,6%) rispetto al 2023. Crescono l’industria in senso stretto: +0,7 mila (+8,2%), le costruzioni +1,9 mila (+22,4%), il commercio, alloggio e ristorazione +4,3 mila (+17,1%). In calo gli altri servizi: –2,7 mila (–3,8%). In calo la disoccupazione, ma con forti divari territoriali: in Campania è pari al 15,9% (17,8% nel 2023), in provincia di Avellino al 9%, in sensibile calo rispetto al 2023 (14,5%).
Imprenditoria a crescita zero
In provincia di Avellino le imprese registrate, nei primi nove mesi del 2025, sono pari a 41.945, per una crescita pari a zero. Incoraggiante il forte dinamismo delle nuove iniziative femminili e giovanili, che rappresentano la quota prevalente delle iscrizioni: 113 imprese femminili, 94 giovanili, 33 straniere. Prevale la forma individuale come modalità d’ingresso nel mercato: 74 femminili, 75 giovanili e 23 straniere. Cresce il ruolo delle società di capitali, pur restando minoritarie: 36 femminili, 18 giovanili e 9 straniere. Tendenza che segnala un orientamento verso forme più strutturate già nelle fasi iniziali. Buona anche la capacità innovativa delle imprese: in provincia sono 119 le realtà emergenti con competenze tecnologiche avanzate in settori ad alto potenziale con profilo scientifico-tecnologico. Sono oltre 30 le startup in attività di ricerca e sviluppo. La provincia di Avellino registra anche una presenza molto significativa di Enti del Terzo Settore iscritti al RUNTS, posizionandosi tra i territori più attivi del Mezzogiorno. In provincia ammontano a 1.036: circa il 50% sono associazioni di promozione sociale, il 23% organizzazione di volontariato, il 21% imprese sociali, ed il residuo 6% altri enti del terzo settore. L’Irpinia presenta la più alta concentrazione di imprese sociali in rapporto alla popolazione in Campania e della media nazionale.
Sofferenze bancarie, una spina nel fianco
Il profilo del tessuto imprenditoriale locale è completato dal dato sulle sofferenze bancarie, cioè i prestiti concessi a imprese che non stanno restituendo il debito in modo regolare. È un indicatore dello stato di fragilità e rischio del tessuto produttivo. Nel 2024 in Irpinia la quota di sofferenze è stata di 58 milioni: il punto critico è rappresentato dal comparto delle costruzioni (+6%), anche se il peso maggiore si concentra nei servizi, comparto più esposto alle fragilità della domanda interna. Quello del credito è un dato che si incrocia anche con il commercio estero: le imprese affidate, con finanziamenti in essere, sono 432 (+16% rispetto al 2023). Si registra una forte crescita nel manifatturiero (+19%) e nei servizi (+21%), in calo le costruzioni (–16%). Gli aumenti degli affidati indicano investimenti in ripresa, maggiore attività economica e una maggiore disponibilità di credito da parte del sistema bancario locale.
Export, un affare per pochi
In provincia di Avellino il valore dell’export del primo semestre 2025 (ultimo dato disponibile) è pari a 1.017,7 milioni di euro a fronte di un valore di import pari a 1.173,7 milioni di euro. Il saldo della bilancia commerciale irpina è negativo, -156 milioni di euro. Rispetto al primo semestre del 2024 abbiamo un lieve calo per l’export (-0,1%) e una più sensibile flessione dell’import pari a -8,5%. Nel II trimestre 2025 l’export irpino ha raggiunto quota 590,7 milioni di euro (+38,4%), massimo valore dal 2020. L’impulso principale arriva da alcuni comparti chiave: metalli non ferrosi (rame), il vero motore del rimbalzo. Continua la crescita della filiera grano–farina–pasta (+13,1%). Prodotti farinacei in forte espansione: +21,7 milioni, +44,7% su base trimestrale. In lieve aumento (+2,6%) anche l’automotive. Ottima la performance dell’aerospazio: +10,5% per la filiera tecnologica che continua a mostrare competitività internazionale. Bene anche la farmaceutica che registra una crescita molto significativa: +8,4 milioni di euro (+60% trimestre su trimestre). Bene il comparto pelle e concia (+19,6%). Confermata la solidità della filiera moda-accessori. In lieve calo il settore vitivinicolo che risente della debolezza del mercato USA e delle tensioni daziarie. Trend comunque in linea con la dinamica nazionale dell’export vitivinicolo 2025. L’export si basa su una platea ridotta di imprese, ma con specializzazioni produttive solide e identitarie. Avellino conta 187 imprese esportatrici, pari al 2,5% delle imprese attive. Le imprese irpine, concentrate soprattutto nella manifattura–meccanica, alimentare, automotive, gomma-plastica, aerospazio e conciario, competono con prodotti ad alta qualità, pur operando su mercati esteri meno diversificati rispetto alla media nazionale. Il numero medio di Paesi raggiunti è 4.8, un dato inferiore al resto d’Italia (oltre 7).



