“Lasciateci sognare
Lasciateci provare
Ad Avellino si può fare”.
Parafrasando il testo di una canzone d’amore per una donna e contorcendone il senso in un inno d’amore per la città, o meglio pervertendo la canzone in slogan elettorale, l’ex sindaco Gianluca Festa canta: “Ricominciamo” di Adriano Pappalardo.
Secondo Festa, Ricominciamo sarà il tormentone della campagna elettorale per le amministrative del prossimo anno. La versione Festa della canzone di Pappalardo è infatti tutta un programma.
L’ex sindaco ovviamente è il paroliere mistico dell’inno. Al ritornello e alla musica di Ricominciamo ha aggiunto il suo sentimento per la sua città e canta la sua visione romantica del futuro del capoluogo.
L’ispirazione viene a Festa da un dolore struggente per la condizione in cui è precipitata Avellino: “Io non posso restare Seduto in disparte E non far la mia parte Non posso accettare Di stare a guardare Quest’aria lunare E poi non provare Una voglia gigante Di renderti grande, Avellino Ti amo Ricominciamo”.
E’ un Festa che soffre e che vuole, deve fare la sua parte, deve fare qualcosa, deve rendere grande Avellino.
Che cosa fare? Sognare in grande.
“Qui – canta Festa – non viviamo più sogni Ma solo bisogni Non c’è più entusiasmo Non c’è più magia Ci manca allegria”.
La città è triste. E allora? “E allora reagisco M’impegno, ti curo Non mollo, lo giuro Perché sei nel mio cuore Avellino Ti amo Ricominciamo Ricominciamo Ricominciamo”.
Festa ricomincia dalle feste: “Ci mettiam la faccia Forti come roccia Tu sei rosa che risboccia Devi esser meta di stelle Cantanti ed artisti E non più volti tristi Vogliamo vedere
Di gente e turisti Ma fargli scoprire Tu quanto sei bella E farli felici Facciamolo insieme Avellino ti amo Ricominciamo Ricominciamo (Qui noi ti amiamo davvero E siamo sinceri) Ricominciamo Ricominciamo Oh, si Ricominciamo Ricominciamo”. Ricominciamo con Festa.
Non finisce qui.
Festa ovviamente non punta solo sulla hit di Pappalardo. Lavora alla composizione di ben quattro liste: Davvero e W la Libertà, formate dai fedelissimi. Una terza lista, si dice, è un progetto politico quasi a sé stante. La quarta metterebbe insieme i cittadini testimoni del grandeur del festianesimo, ammiratori, il popolo.
Con Festa ci sarebbero i suoi consiglieri comunali uscenti e facce nuove. Scontato il civismo del progetto: contro i partiti, contro la nomenclatura. Dalla parte della gente.
Ma prima l’ex sindaco prova a candidarsi pure alle regionali. Ci sarebbe spazio nel centrodestra se il candidato fosse Giosy Romano, coordinatore della Zes. un moderato, un civico.
Se invece il candidato governatore fosse Edmondo Cirielli, vice ministro meloniano, allora per l’ex primo cittadino scendere in campo sarebbe più complicato, ma non impossibile.
Farsi eleggere consigliere regionale e tornare sindaco.
Niente è impossibile è la prima regola del festismo. O meglio, più che festismo forse è meglio festianesimo, una religione che venera la città attraverso Festa e viceversa. Perché i festaniani credono nei poteri miracolistici dell’ex sindaco, al suo potere taumaturgico alimentato direttamente dal contatto con la gente, dalla vicinanza delle persone. Le virtù sarebbero in particolare l’onniscienza politica e un potere immediato di proiezione e trasformazione del pensiero in azione politica e amministrativa. Ma bisogna avere tanta fede.