AVELLINO – All’Hotel de La Ville l’evento di chiusura della campagna elettorale di Laura Nargi. Ha iniziato il comizio indossando i panni della vittima, e poi, in un crescendo di enfasi condita da immagini e standing ovation, ha terminato all’attacco, infilando nel mirino i suoi due principali competitor Rino Genovese e Antonio Gengaro (senza mai nominarli).
L’inizio da vittima è stato questo: “In campagna elettorale sono state dette tante cattiverie. Mi hanno chiamato ‘Alice nel paese delle Meraviglie’, ‘Bambolina’, ‘Bionda’… Queste sono miserie umane”. La conclusione all’attacco è stata questa: “C’è chi ha cambiato casacca; c’è chi è stato imposto da Roma; c’è chi è diventato ricco; c’è chi non era mai stato in tanti quartieri della nostra città e ora vi si aggira come un fantasma, scimmiottando qualcuno che amava ed ama Avellino DAVVERO!”… applausi… pausa… “E poi ci siamo noi, che lottiamo per questa città e che nei prossimi cinque anni la faremo fiorire. Laura c’è. C’è la sua squadra”. E via sulle note del Ligabue doc, quello dell’annata 1991, con ‘Urlando contro il cielo’ (dall’album Lambrusco Coltelli Rose e Pop Corn).
Nel mezzo c’è stata una lunga carrellata delle cose fatte durante la passata consiliatura e soprattutto di quelle avviate e che sono arrivate a compimento nelle ultime settimane, a consiglio comunale già sciolto “e per le quali chiunque si sta cercando di prendere il merito”. Due le standing ovation che si sono registrate in questa lunga fase: la prima quando sul megaschermo della sala è apparsa la foto dell’ex sindaco Gianluca Festa; la seconda quando è stato proiettato un video sulla parità di genere, dopo il quale la candidata a sindaco ha potuto ribadire a pieni polmoni di essere destinata a diventare, nonostante tutte le difficoltà del maschilismo imperante, “grazie a voi la prima sindaca donna di questa città”. Tutti in piedi; lunghi applausi; grida di incitamento e abbracci.
Poi ha fatto salire sul palco assieme a lei tutte le candidate della coalizione presenti in sala (una ventina) e a ognuna di loro ha posto la stessa domanda: “Dici donna dici….?”, con una varietà di risposte tutte modulate sul liet motiv della superiorità del genere femminile in molte ‘discipline’ quali “la determinazione, il coraggio, la passione, l’amore, l’essere mamma…” e così via. E molte hanno tenuto a dire “Dici donna, dici Laura”, oppure “Dici donna, dici sindaca”. Poi ha fatto salire sul palco i candidati maschi dando anche a loro la parola.
In tutto, in sala, ci saranno state almeno trecento persone. Rispetto a quanto visto in questo mese di campagna elettorale negli altri appuntamenti degli altri candidati a sindaco, si può dire che è stato un bagno di folla. Tanto che qualcuno, in sala, nei capannelli che si sono formati a margine del comizio, tornava a rispolverare il sogno segreto: vincere già al primo turno. Essì, perché alla fine, a parte le belle parole e gli applausi, quello che conta sono i numeri. Sono i voti. “Ma se poi si va invece al ballottaggio?” “Allora bisognerà vedere chi sarà l’altro sfidante, perché ancora nulla è deciso, anzi, quello che sembrava scontato ora non lo è più. E dopo sarà un testa a testa all’ultimo sangue: a quel punto i partiti e i voti per amicizia non conteranno più, sarà un voto vero, libero da qualsiasi pressione esterna. Ci sarà l’elettore da solo con la propria scheda e la propria coscienza”.