E’ il ritratto di un intellettuale poliedrico che non si stancava mai di cercare nuove strade, radicale nelle scelte e fiero nemico di ipocrisie e retorica ad emergere dal confronto – tenutosi questo pomeriggio alla Biblioteca Provinciale di Avellino – dedicato al poeta calitrano Alfonso Nannariello nell’ambito delle Conversazioni in Irpinia, curate da Emilia Cirillo e Franco Festa. E’ Emilia Cirillo a sottolineare come “la rassegna nasce dalla volontà di riannodare i fili di un legame dissoltosi, quello tra il capoluogo e la provincia. Alla mestizia del capoluogo si contrappone il fermento che contraddistingue l’Irpinia, come quello che animava Alfonso Nannariello”. E ricorda la bellezza di un testo come “Via Concezione” in cui Nannariello racconta la sua famiglia e la sua casa con uno stile personale, “un libro che meriterebbe di essere ripubblicato”. Franco Festa pone l’accento sul dualismo rappresentato dal mondo di ritualità e carne incarnato dall’universo di Nannariello e l’universo di “pacchiana modernità” del capoluogo “La città – spiega Festa – ha operato una cesura col passato. Tuttavia, guardando alla storia di Avellino è facile scoprire come il mondo raccontato da Nannariello appartiene all’Irpinia tutta”. E spiega come “L’antropologia diventa per lui strumento della poesia”.
E’ quindi il sindaco di Calitri Michele Di Maio a ricordare la scelta del comune altirpino di intitolargli la biblioteca comunale “Era un amico. Ricorderà sempre la sua vicinanza e solidarietà in un momento difficile della vita amministrativa. Si è speso per la comunità come consigliere comunale oltre ad essere stato scrittore e poeta. Non amava le false celebrazioni e lo dimostrano testi come quello legato a Francesco De Sanctis, scritto nel 2017, in occasione del bicentenario in cui tutti rendevano omaggio all’autore della Storia delle letteratura italiana. Alfonso ribadisce la necessità di andare al di là di una lettura accademica del critico letterario, attraverso un processo di smitizzazione che ci riconduca all’uomo”. E spiega come proprio il volume dedicato alla storia della ceramica di Calitri, da lui curato insieme a Concetta Zarrilli, “abbia permesso al centro di Calitri di ottenere il riconoscimento di città della ceramica. Alfonso ci mancherà ma portiamo con noi i suoi insegnamenti”. E’ quindi il figlio Emanuele, presente in sala insieme alla sorella Giovanna, a ricordare con commozione il padre ringraziando i presenti per l’incontro a lui dedicato.
Tante le testimonianze e gli omaggi che si alternano nel corso dell’incontro mentre risuonaa in sala l’eco dei suoi versi. Come quella dell’ex allieva Giulia Di Cairano che ricorda “E’ stato il primo a credere nel valore delle mie parole, ad avvicinarmi al giornalismo, a consentirmi di entrare nella redazione del Calitrano”. E spiega come “Caro maestro, partendo dal Cogito ergo sum di Cartesio ci hai chiesto di interrogarci sul nostro stare al mondo, perchè non trovassimo pace e il nostro pensiero abbattesse i pregiudizi”. Giuseppe Maria Del Re spiega come “Ci siamo conosciuti all’Azione Cattolica. Alfonso incarnava il cattolicesimo del concilio, portava la sua radicalità nel proprio essere cristiano, era una testimonianza vivente, un esempio per tutti noi, portava il Vangelo dentro di sè. Insieme abbiamo dato vita al primo circolo ambientalista da cui è nata anche la prima giunta di sinistra di Calitri. Ricordo anche la proficua collaborazione con Mario Salzarulo e il valore di quel saggio in cui raccontava la sfida lanciata da sette aziende a Calitri all’inizio del Novecento negli anni in cui cominciavano la costruzione dell’Avellino Rocchetta e dell’Acquedotto PUgliese. E’ bello che sia stata la città di Avellino a volerlo ricordare”. Alessandro Di Napoli si sofferma sulla sua statura di poeta, che avrebbe meritato maggior prestigio, a lungo snobbato anche dai compaesani e sulla forza della sua prosa. Monia Gaita parla di un universo sospeso tra cielo e terra, sacro e reale, testimoniato dalla sua costante tensione verso l’infinito e consegna i versi dedicatigli da un’altra poetessa Vera Mocella, Antonella Prudente ricorda come riuscisse a confrontarsi con i suoi allievi sui temi più vicini al loro mondo “La sua era una cristianità terrena, riusciva ad avvicinare i suoi studenti a Dio parlando di quell’universo in cui si riconoscevano. Alfonso non è memoria, perchè i semi da lui piantati continuano a germogliare”. Emanuela Sica, Clara Spadea e Angela Toglia consegnano la forza del suo universo poetico e la capacità di andare oltre l’apparenza, Concetta Zarrilli ricorda con commozione “l’amico appassionato che si interrogava sull’etimologia delle parole, l’antropologo che non si stancava di lavorare a nuovi progetti, un fiume in piena che trovava pace solo nella poesia”. E’ quindi il senatore Enzo De Luca a ribadire come, di fronte a esempi come quello di Nannariello, la vera sfida sia quella di recuperare il noi di fronte a una società in crisi.