Nella folle corsa verso il baratro della classe politica italiana un primato odioso è stato raggiunto ”dall’innominabile”, termine usato da Marco Travaglio : l’unanime indignazione verso il più cinico usufruttuario del degrado politico italiano. A tal proposito c’è da rilevare che l’indignazione- nell’accezione etimologica più immediata significa non stimare degno a motivo di cose indegne compiute- sembrava una virtu’ civile smarrita nel cuore della nostra gente, particolarmente in un momento difficile come quello attuale. Ma non è stato così e questo va positivamente sottolineato nel senso che gli italiani hanno dimostrato non solo piena consapevolezza della gravità della nostra situazione, ma hanno manifestato massicciamente la loro indignazione verso l’odiosa strategia – non uso l’aggettivazione politica perché ritengo di avere una concezione troppo nobile di essa- “dell’innominabile”.
I fatti e i retroscena ad essi collegati sono noti a tutti e ritengo superflua ogni ulteriore aggiunta. Però’ qualche riflessione vorrei fare con gli amici lettori del nostro quotidiano. Prima riflessione: come è stato possibile che, durante gli anni scorsi, “l’innominabile” abbia raccolto tanto consenso fino a spingerlo ad identificarsi con il responso favorevole di un referendum fortunatamente a lui risultato sfavorevole? Ciò comunque non è bastato a fermare i suoi deliri di potere. Forse sono state le sue non comuni capacità di dire il contrario di quello che poi ha fatto, o farà ancora, dopo aver carpito la scarsa capacità di discernimento dell’elettorato italiano ?Se la seconda ipotesi è la più convincente non dobbiamo meravigliarci più di tanto perché, da decenni, anche dalle pagine del nostro quotidiano, abbiamo denunciato , con non poca preoccupazione, la scarsissima capacità di discernimento nelle opzioni elettorali della nostra gente : clientelismo, facile innamoramento delle immagini pubblicitarie abilmente costruite e lautamente pagate dei candidati, rifugio nel proprio privato di persone valide portatrici di pensiero e di capacità programmatiche valide ed efficaci , necessarie per costruire il bene comune autenticamente inteso ed infine , forse più negativamente assente, la seria e permanente formazione all’impegno sociale e politico dei giovani talenti per lanciarli nell’agone politico con una preparazione necessaria . Senza addossare colpe immeritate oggi paghiamo, e pagheremo ancora, i costi di questo deficit culturale e politico non casuale, ma voluto da interessi precostituiti e da omissioni gravi e non più tollerabili afferenti ad attori e realtà ‘ importanti all’interno del tessuto comunitario italiano, Chiesa non esclusa, come autorevolmente denuncia lo stesso Papa Francesco. Seconda riflessione: non è ancora chiaro quello che vogliono veramente i seguaci, reduci dal Pd, di Italia Viva. Quelli del cerchio magico del capo lo abbiamo capito, ma gli altri? Il rabbioso abbandono del Pd di questi ultimi aveva davvero raggiunto livelli di insopportabilità tale da motivarne l’abbandono? Oppure la classe dirigente del Pd è stata talmente incapace da non saperne bloccare la fuoriuscita? Terza riflessione: è possibile immaginare che la irresponsabilità politica di quasi tutti gli eletti-generalizzare è sempre sbagliato- sia arrivata al punto tale da non fermarsi e agire positivamente difronte ad una polircisi senza precedenti nella nostra storia repubblicana? Più in particolare c’è da domandarsi come sia stato possibile che il gruppo parlamentare di Vi, non abbia avvertita la responsabilità di fermare il capo impazzito nel momento così grave per tutti? Due le possibili risposte: o gli interessi personali sono tanto consistenti o la mediocrità politica imperante acceca chiunque pensa di trovarsi in un Paese dove il popolo non ha più pensiero e dignità civile. Come sempre il tempo sarà ‘galantuomo, ma il male fatto lo pagheranno, purtroppo i nostri figli e nipoti.
Quando queste mio modo este riflessioni saranno disponibili ai lettori del nostro quotidiano, forse Fico sarà già pronto per portare al Presidente Mattarella il quadro completo delle possibilità emerse per risolvere la crisi, ma gli interrogativi resteranno e l’indignazione dovrebbe generare un diffuso risveglio culturale, sociale e politico con il necessario impegno di costruire una più responsabile comunità di persone che pensano ed operano con dignità e solidarietà.
di Gerardo Salvatore