Un mondo ancora poco conosciuto, quello delle criptovalute.
«Non c’è ancora consapevolezza – ammette Alessandro Ronchi, fondatore e Ceo di Cryptosmart Spa, il primo Exchange crypto in termini di volumi – è un mondo che ha bisogno di tempo per poter essere conosciuto».
Ronchi è amministratore di un Exchange al cento per cento italiano. E’ intervenuto al convegno che si è svolto venerdì scorso alla Camera di commercio di Avellino, sul “Futuro prossimo fra innovazione tecnologica e finanziaria”.
«Lavoro nell’ambito delle criptovalute – spiega il Ceo Cryptosmart – ovvero la digitalizzazione delle valute virtuali che consentono di fare investimenti, pagamenti, trasferimenti».
Quando siete nati?
«Siamo nati nel 2021, in periodo di pandemia e di svalutazione monetaria, con la conseguente confisca dei risparmi perché le banche centrali hanno stampato tanti soldi. In quel contesto, io e i miei soci ci siamo chiesti se era possibile creare qualcosa di facile, per persone comuni, padri di famiglia, che potessero entrare in questo mondo, con l’obiettivo di calmierare la confisca dei risparmi derivanti dall’inflazione».
E l’italiano media come si avvicina a questo mondo?
«L’italiano medio si sta avvicinando, ma non c’è cultura, per questo partiremo anche con una scuola di formazione (martedì tre ottobre il primo corso). Quella delle criptovalute è una piattaforma dove gli utenti possono acquistare, vendere e depositare la valuta virtuale.
Siamo come agli albori di internet: all’inizio c’era diffidenza, oggi internet è una necessità. Penso che questo delle criptovalute sia lo stesso processo: tra 40-50 anni potremo verificarne sviluppo e opportunità, che riguarderanno tanti settori. E non solo per le persone ma per le stesse aziende, che già ora detengono sempre meno i loro soldi in banca, perché preferiscono il Bitcoin, la moneta virtuale».