Perché questa volta la sindaca Laura Nargi non ha immediatamente eseguito i desiderata dell’ex sindaco Gianluca Festa? Evidentemente il ricatto della sfiducia non fa più effetto. Festa, con le sue due liste Davvero e Viva la Libertà, ha i numeri per farla cadere, ma evidentemente ha tirato troppo la corda. Già il solo fatto che Nargi abbia detto ‘basta’, comporta un immediato depotenziamento di Festa. In ogni caso l’ostruzionismo a oltranza annunciato dai festaini (che non si sono presentati in blocco già agli ultimi due consigli comunali) non sta pagando, anzi: la sindaca ha pubblicamente dichiarato che non si dimette e che non cambia idea sulla giunta e, soprattutto, sulle deleghe “che restano mia prerogativa”.
Al momento quindi la crisi di maggioranza è congelata: se ne riparlerà dopo le feste, verso metà gennaio. E si ripartirà dalla composizione della giunta: al momento sono rimasti in carica solo la vicesindaca Marianna Mazza (Davvero) e l’assessore tecnico Alessandro Scaletti (al Bilancio), visto che la sindaca Laura Nargi aveva già accettato le dimissioni degli altri assessori tecnici Marianna Illiano (Urbanistica), Francesco Infantino (Ambiente), Lucia Forino (Istruzione) e Remo Dalla Longa (Lavori Pubblici), e dopo le dimissioni dell’assessore al Patrimonio Edoardo Volino e la revoca della delega all’assessore Leandro Vittorio Savio. Una mossa che con il senno di poi possiamo definire avventata, visto che la nomina dei nuovi assessori (che evidentemente si dava per scontata) è stata poi bloccata dai festiani.
I decreti per la nomina dei nuovi sette assessori ‘politici’ sono in ogni caso già pronti, visto che la sindaca Nargi ieri ha ribadito di non aver cambiato idea, e che aspetta solo che tornino a più miti consigli i due gruppi di maggioranza: i nomi scritti sui decreti sarebbero quelli già annunciati da settimane, Mario Spiniello, Jessica Tomasetta, Giuseppe Negrone, Antonio Genovese, Monica Spiezia e Gianluca Gaeta. A quanto pare a Festa andavano bene questi nomi, ma non ha gradito la ripartizione delle deleghe, rivendicano per i ‘suoi’ anche quelle allo Sport e alla Cultura, che invece la sindaca voleva (e vuole) dare, rispettivamente, ad Alberto Bilotta (capogruppo di Siamo Avellino) e a Scaletti.
Per rivendicare queste due deleghe i festiani hanno adottato una tattica drastica: hanno chiesto le deleghe, hanno ricevuto un no, non hanno firmato i decreti di nomina, e infine non si sono presentati agli ultimi due consigli comunali, quelli del 27 e del 28 dicembre. Anzi, nell’Assise del 28 non si sono presentati nemmeno la vicesindaca Mazza e il presidente del consiglio comunale Ugo Maggio (Davvero). E nella serata tra il 27 e il 28 dicembre il loro capo politico Festa si è fatto vedere in pubblico, partecipando ad un incontro a Borgo Ferrovia e intrattenendosi a chiacchierare a lungo con l’azionista di maggioranza del Pd di Avellino, il consigliere regionale Maurizio Petracca: a lui e a chi glielo chiedeva rispondeva in maniera chiara che “i miei 14 consiglieri in Assise non si presenteranno più, a oltranza” e che l’obiettivo è chiaro, “si torna al voto a maggio”. Un modo di comportarsi che ha un pregio e un difetto: è rozzo, ma chiaro. Ma si sta rivelando anche una tattica politica che al momento non ha scalfito la volontà della sindaca Nargi di mantenere il punto, almeno su queste due deleghe usate come pretesto di scontro.
IL PIANO B
E’ facile pensare che il rinnovato vigore dell’azione politica di Nargi possa essere legato anche alle elezioni regionali: il riavvicinamento con il governatore De Luca potrebbe essere un indizio. Magari la possibilità di candidarsi con le sue liste civiche offre quantomeno un piano B in caso di caduta dell’amministrazione comunale. Del resto lei si continua a professare di centrosinistra ma in rotta con il Pd: proprio come De Luca. A questo punto il contro-ricatto politico sarebbe servito: Festa mi fa cadere? Io me ne vado in consiglio regionale. E soprattutto porto con me i miei voti avellinesi (che pure hanno contribuito ad eleggere in consiglio comunale sei candidati). In questo caso non è importante la reale volontà di candidarsi o meno alle Regionali, ma basta la semplice possibilità di farlo.