Tra antichi castagneti, aziende biologiche e mani sapienti: il mio viaggio nell’Irpinia dove la castagna si fa cultura, identità e futuro.
L’Irpinia, in ottobre, ha un respiro antico. L’aria sa di legna, di fumo e di terra bagnata, e tra le colline di Serino ogni passo racconta una storia di fatica e orgoglio. È qui, nel cuore del distretto castanicolo campano, che ho preso parte al press tour di due giorni, organizzato dal Distretto Castanicolo della Castagna e del Marrone, in occasione della storica sagra di Rivottoli di Serino.
Solo una giornata, la prima, ma sufficiente per capire che la castagna IGP di Serino non è solo un’eccellenza agricola: è un simbolo di una Campania autentica, che lavora in silenzio e con rispetto, nella via biologica come scelta etica e culturale.
Guidati da Serena Valeriani, instancabile accompagnatrice e anima organizzativa del tour, la giornata si è trasformata in un itinerario sensoriale attraverso aziende simbolo della filiera castanicola biologica irpina.
Forino – De Maio, la tradizione che innova in chiave bio

La prima tappa è a Forino, all’Azienda Agricola De Maio: un nome che, in Europa, è ormai sinonimo di qualità e coerenza. Quattro generazioni di agricoltori, oggi custodi di un sapere che guarda al futuro con la forza delle radici.
Ad accoglierci c’è Vincenzo De Maio, sorriso franco e mani abituate alla terra. “La nostra è un’agricoltura tridimensionale,” spiega, “tradizione, qualità e innovazione.” Tutta la filiera è biologica: dalle castagne alle nocciole, dalle noci alle ciliegie.
La cura con cui vengono selezionati i frutti è quasi maniacale. Si lavora solo prodotto fresco, destinato in gran parte alla grande distribuzione — tra cui la catena Lidl — ma ciò che colpisce è la passione con cui Vincenzo racconta la castagna “dal campo allo scaffale”.
Quando parla del prezzo, la voce si fa più seria: “Noi partiamo da 4,30 euro al chilo, ma sugli scaffali le trovate a 9,90. È il solito squilibrio, ma continuiamo: il valore vero è qui, tra gli alberi.”
San Michele di Serino – Terminio Frutta, la filiera del freddo e del vapore
La seconda tappa è nel cuore dell’IGP, a San Michele di Serino, dove Gaetano De Feo guida la Terminio Frutta. Anche qui si lavora solo materia prima biologica, con un equilibrio tra tradizione e industria che racconta un modello moderno di Irpinia.

Le castagne vengono cotte a vapore, pelate e surgelate: un processo che conserva intatto il sapore e la naturalità del frutto. “Il mondo chiede prodotti pronti ma autentici,” spiega De Feo, “noi rispondiamo con tecnologia e rispetto per la natura.”
Il suo tono è quello di chi guarda lontano, ma non dimentica da dove viene. Le sue castagne viaggiano nel mondo, portando con sé un nome, Serino, che è garanzia di eccellenza.
Aterrana – la magia del bosco e il turismo esperienziale di Antonio Luce
Il pomeriggio profuma di legno e miele quando arriviamo ad Aterrana, frazione di Montoro, dove Antonio Luce, giovane agronomo e anima dell’Azienda Agricola Giaquinto, ci accoglie con entusiasmo contagioso.
Qui il biologico è uno stile di vita, non un’etichetta: castagne, miele, nocciole e olio extravergine d’oliva convivono in un equilibrio naturale perfetto. 
Nel suo castagneto il tempo rallenta. Seduti su balle di fieno, assaggiamo la marenna — un pranzo semplice e genuino, con sapori di un tempo antico e un tocco gourmet — poi Antonio ci consegna un sacchetto di juta: “Ora raccogliete anche voi.”
Le castagne, lucide e pesanti, sembrano piccole gemme marroni. Attorno al braciere, tra storie e risate, ci mostra i segreti delle caldarroste perfette, in un piccolo laboratorio improvvisato nel bosco.
Il suo progetto di turismo esperienziale accoglie centinaia di visitatori ogni anno, trasformando il lavoro agricolo in un racconto vivo. “Chi viene qui,” dice, “non porta via solo un frutto, ma un’emozione.”
Serino – Agem Frutta, la storia che ha varcato l’oceano
L’ultima tappa è Agem Frutta, nel cuore di Serino, dove ci accoglie Giulia Ingino, oggi presidente del Consorzio IGP della Castagna di Serino. La sua azienda ha sede in un antico convento del Settecento, acquistato dal nonno nel 1921.
Le mura in pietra e i pavimenti porosi mantengono un’umidità naturale perfetta per la conservazione del frutto: un sapere antico che si sposa con la tecnologia moderna.

Ma la storia più bella è quella di suo padre, Armando Ingino, primo esportatore di castagne in America. Fu lui a portare il sapore dell’Irpinia oltreoceano, aprendo una strada che oggi Giulia e suo fratello Vincenzo percorrono con la stessa passione.
“Papà aveva un sogno: far conoscere la castagna di Serino al mondo,” racconta Giulia con un sorriso velato di emozione. “Oggi continuiamo quel sogno, nel rispetto della natura e del biologico.”
Le donne selezionano le castagne a mano, una a una, mentre la luce del pomeriggio filtra sulle casse di legno. È un’immagine che riassume tutto: la delicatezza del lavoro, la forza della tradizione e l’orgoglio di una comunità.
L’Oste e il Porco – la chiusura in sapore
La giornata si conclude a Montoro, all’osteria L’Oste e il Porco. Lì Raffaele, l’oste, serve i piatti direttamente dalla padella, come un tempo. I sapori sono quelli veri: pasta fatta a mano, carni di maiale, olio nuovo e, naturalmente, castagne.
Durante la cena, in rappresentanza del Distretto, il Dott. Agronomo Davide Della Porta, membro del Comitato Scientifico, porta il suo contributo tecnico e umano, ricordando quanto la castanicoltura non sia solo economia, ma anche cultura, paesaggio e identità.
È la chiusura perfetta di un viaggio sensoriale che unisce gusto, territorio e umanità.
Una terra con la scorza e il cuore
Quando riparto, l’Irpinia, mi resta addosso: l’odore del bosco, il calore del fuoco, il sapore dolce della castagna appena raccolta.
La Castagna IGP di Serino, frutto nobile e biologico, è la metafora perfetta di questa terra: dura fuori, tenera dentro, come la sua gente.

In quelle aziende ho visto l’Italia che resiste e si rinnova: un paese che coltiva con rispetto, esporta con orgoglio e continua a credere che la qualità — quella vera — nasce solo dove c’è amore per la terra, la mia terra: l’Irpinia.







