Una settimana di ferie in meno a Pratola Serra, dove la produzione è tornata a regime. Stamane, dal vicino stabilimento di Melfi, sono arrivati i primi “rinforzi” per smaltire la mole di lavoro. Un innesto annunciato e previsto che dovrebbe essere quantificato in una decina di unità. Notizie più che incoraggianti, soprattutto se si considera che il 2024 si era chiuso con un bilancio tutt’altro che esaltante per lo stabilimento irpino, fermo ad una produzione di 310mila motori (più o meno la metà della capacità produttiva complessiva) per un numero di occupati sceso, per la prima volta, sotto le 1500 unità.
Mantiene la guardia alta la Fiom Cgil. Il segretario provinciale della Fiom, Giuseppe Scarpa, non vuol sentire parlare di ripresa. “I toni trionfalistici, che pure sento in giro, mi preoccupano non poco. Non c’è nuova produzione, ma piuttosto del lavoro da smaltire, perché a Pratola Serra sono rimasti solo 1450 operai, costretti a lavorare ancora di più. Non mi sembra una situazione positiva, tutt’altro. Come al solito sono gli operai a pagare il prezzo più alto per scelte che penalizzano i livelli occupazionali e la produttività dei diversi stabilimenti del gruppo”.
Il quadro sembra destinato a complicarsi ulteriormente se si guarda più avanti. I motori diesel e a benzina saranno presto fuori mercato, e il gruppo italo-francese è chiamato a riorganizzare il ciclo produttivo nello stabilimento ex Fma di Pratola Serra. Trovare una nuova mission, che guardi necessariamente alle produzioni green, deve essere, a detta del sindacato, il primo obiettivo della proprietà. “Su questo punto è tutto fermo, e non possiamo certo essere tranquilli. In gioco – conclude Morsa – c’è il futuro di centinaia di lavoratori, per i quali diventa difficile individuare una prospettiva rassicurante”.