Grottaminarda. Una delle grandi questioni che, la maggioranza consiliare della”Rinascita”, dovrà affrontare è quella ambientale. Perché attraverso il risanamento passa lo sviluppo della cittadina ufitana.
Marcantonio Spera, il sindaco, e la sua giunta sono al lavoro per assicurare che questo accada. E contrariamente a quello che si possa pensare di tempo non ce ne è rimasto tanto. In quanto, quello ambientale, è uno dei dossier che si trascina da anni. E che non ha interessato, tranne piccoli e sporadici interventi, tutte le amministrazioni che si sono succedute.
Da almeno quaranta anni a questa parte. Come, ancora oggi, è irrisolta la sistemazione del Macchio, il polmone verde di Grottaminarda, un piccolo gioiello messo al centro della città.
Che guarda le spalle alla Fratta, il primo centro abitativo, per quel che è rimasto dopo il terremoto di quarantadue anni fa, e all’imponente campanile,della scuola vanvitelliana, della chiesa madre di Santa Maria Maggiore. In uno studio di qualche anno fa, commissionato dal precedente primo cittadino, Angelo Cobino, alla facoltà di Architettura dell’Università Federico II di Napoli, che si è avvalsa del contributo della professoressa Adelina Picone, tra l’altro originaria proprio di queste parti, e che questi luoghi conosce molto bene, come tutta una generazione di bambini grottesi, vennero fuori cose interessanti: una tre giorni intensa di rilevamenti, di confronti tra i ragazzi, entuaiasti di quello che avevano trovato, chiamati a studiare il centro storico.
La Fratta. Fu edito un libro. Ma le testimonianze di quei giorni, le interviste fatte a chi era rimasto in quel borgo, sarebbero importanti per capire quello che si potrebbe ancora fare.” Il parco Molinello (come è stata denominata l’area del Macchio, ndr), un tutt’uno con la Fratta-, ha detto Picone- e le due cose vanno assieme”.
Una soluzione potrebbe essere il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un progetto potrebbe, finalmente, dare un volto nuovo al Macchio, attraverso il quale scorre il torrente Molinello, e alla Fratta. Intanto qualche giorno fa proprio al Parco è scoppiato un tombino.
E il capogruppo dell’opposizione dibpalazzo Portoghesi ha denunciato lo stato in cui si trova il tratto che, dal parco Molinello, arriva fin sotto le mura del Castello D’Aquino. Che attraversa luoghi magici e che tutti i grottesi hanno conosciuto nelle loro scorribande di bambini. All’interno, infatti, si ha modo di vedere” le sette montagne”, un insieme di rocce che si scalavano fino a raggiungere quella che l’immaginario aveva definito”la sedia del re”.
Che, ancora oggi, domina tutta la valle. E la fontana del Pennino, fotografata da Ugo Assanti. Insomma è uno spettacolo naturale che resiste. Ma nessuno cerca più. Sono passati troppi anni, e tante amministrazioni.