La restituzione dell’Antica Dogana agli avellinesi è prevista, dopo molte vicissitudini legate al cantiere di riqualificazione, entro la fine di quest’anno. In attesa che avvenga “il miracolo”, ospitiamo, sul tema, una riflessione di Pasquale Matarazzo, tecnico ambientale e funzionario avellinese della Regione Campania: “Da anni ho posto attenzione al recupero della Dogana con articoli sui giornali e ricordo la manifestazione del 2010 che coinvolse tutte le fasce generazionali della città per non perdere l’attenzione sul recupero del monumento che ritengo fondamentale per la rinascita del centro storico. Ora che i lavori di recupero sono in fase avanzata viene fuori, tra stucchi e recuperi di elementi della facciata, la bellezza di ciò che i Caracciolo volevano tramandare alla città, ovvero non solo un monumento storico ma, che lo stesso, raccontasse gli eventi succeduti con una scrittura il latino incisa sulla pietra e attraverso le sue statue”.
“Lascio agli storici gli approfondimenti, ne ho fatti anche io ma, nella città dei saputelli e criticoni, viene giudicato chi fa e si adopera per la memoria cittadina, non chi non fa mai nulla e giudica solo. Perdonatemi questa riflessione. Vorrei solo aggiungere che, oltre le statue della facciata, anche il Re di bronzo parla e, guardando verso corso Umberto/via Tedesco, indica la strada, quella regia delle puglie, da dove arrivò, il benessere commerciale della città con il grano, che veniva distribuito e venduto nella dogana e i tessuti”.
“Tornando alla struttura e osservandone la facciata ho notato che sono stati recuperati alcuni elementi in pietra della balaustra che sostenevano pinnacoli o statue una, quella del Pothos, ora custodito nel museo Irpino e di proprietà della Provincia che lo restauro’ dopo che, con il sisma dell’80, cadde e si frantumò in numerosi pezzi. In una visita al Museo Irpino, di qualche mese fa, per una mostra, fui attratto da degli elementi in pietra anneriti: blocchi squadrati e due pinnacoli in pietra a spicchio, come un arancia sbucciata, con il ferro a centro per inserire altri pezzi dell’elemento architettonico. Subito mi sono venute a mente le varie foto d’epoca della Dogana e ho provato a cercarne una più nitida possibile per gli elementi presenti sulla base della balaustra. Presumibilmente quelli che ho individuato nel cortile interno del Museo Irpino sono parte dei due pinnacoli centrali – lateralmente alla balaustra, prima dei pinnacoli piramidali, ci sono due pigne – di ornamento alla scritta sottostante, il ferro al centro della pietra, in foto, evidenzia che era di sostegno ad altri pezzi. Già da tempo ne ho dato notizia in un mio post e trasferito il tutto a tecnici comunali. Spero che la Soprintendenza e il Comune verifichino questa mia ipotesi e se vera potremmo aggiungere un altro pezzo alla nostra frammentata Storia che, lentamente, si sta cercando di riammagliare”.