“Il rischio dell’imbarbarimento dell’uomo è sempre dietro l’angolo, la parte più bestiale di noi è troppo antica. Si spiega così perché l’uomo assista senza muovere un dito allo sterminio di popoli, a guerre e violenza”. Lo sottolinea il professore Luigi Anzalone nel presentare la nuova edizione del volume “Edipo- Per una genealogia dell’umano”, Pensa edizioni, al Circolo della stampa, frutto di una riflessione filosofica che dura da 25 anni.
Ricorda, introdotto da una preziosa riflessione della professoressa Filomena Marino e da Pasquale Luca Nacca di Insieme per Avellino, come l’uomo possa difendersi, fondendo logos e cuore “Se è vero che l’istinto è la forza trainante dell’uomo, il suo compito è quello di usare una ragione che ha sentimento, un cuore che ragiona”. Si sofferma sul valore del mito di Edipo che ci insegna che “l’uomo non è solo diacronia ma anche simultaneità, perchè Edipo è insieme figlio e marito, Giocasta è madre e moglie. Dopo essere riuscito a risolvere l’enigma, la sfinge, simbolo della parte bestiale che è in lui e in ogni uomo, precipita nell’abisso. Un abisso che è lo spazio dell’inconscio, è qui che si fondono volontà di potenza e amore. Allo stesso modo, il parricidio è anche matricidio, che non significa uccidere ma negare la propria madre come tale”. Quindi si sofferma sulle origini dell’umano, ragione da cui nasce lo studio, nel tentativo di dare una spiegazione scientifica del passaggio dall’animalesco all’umano “L’uomo diventa tale di fronte alla morte di un altro uomo, di fronte all’alterità di chi rappresenta quello che lui sarà, diventa uomo perchè è capace di dire l’indicibile, a partire dalla morte. Parlare significa, infatti, anche rendere la morte commestibile”. E sottolinea come “Edipo, malgrado la predizione dell’oracolo, non riesca a sfuggire al proprio destino, decide di lasciare Tebe e allontanarsi da quelli che crede i suoi genitori ma ci dimostra che il destino ha bisogno della libertà per compiersi”.
E’ la professoressa Maria Raffaella Manzo a porre l’accento sullo scontro in atto tra radice patriarcale e matriarcale “Il mito di Edipo riconosce l’essenza dell’uomo, la sua ricerca della verità ma anche la sua ambiguità e doppiezza. Edipo è insieme giustiziere e criminale, poichè possiamo davvero ritenerlo innocente nel momento in cui crede di essere ciò che non è?”. Per spiegare che “quello stesso desiderio di verità caratterizza l’uomo ma siamo davvero in grado di sopportarlo?”. Una colpa, quella dell’origine, che accomuna tutti i discendenti, fratello e sorella, coinvolgendo anche la figlia Antigone, che conserva però il suo carattere di mediatrice, come ci ricorda Maria Zambrano ne “La tomba di Antigone”, riscrivendo la tragedia di Sofocole con Antigone che reincontra negli Inferi il padre e il fratello, perchè nella sua storia si sciogliesse il nodo delle vicende familiari, anche lei chiamata a comprendere la verità sulla sua identità.
Il professore Giovanni Tranfaglia chiarisce come il volume di Anzalone, attraverso il mito di Edipo, ci ricordi la maggiore profondità dei linguaggi dell’arte rispetto alla filosofia nella rappresentazione delle relazioni umane “E’ evidente il ruolo cruciale della tragedia greca nel processo di conoscenza dell’uomo. Nel mito ci sono i germi del tragico, a partire dal passaggio da una fase matriarcale ad una patriarcale con l’uomo che svolge la funzione materna”. Il preside Giovanni Sasso, alla guida della Società Filosofia Italiana di Avellino si interroga sulla possibilità della ricerca della verità da parte dell’uomo attraverso il logos “L’uomo è chiamato ad essere sveglio e non dormiente, poichè solo nel momento in cui è consapevole di sè diventa foriero di umanità. E’ così che la morte diventa fondamento di ogni possibilità e solo se riusciamo a comprendere questa potenza negativa, possiamo vincerla”. Ricorda come non è un caso che Edipo sia claudicante “zoppica come l’uomo che agisce nel tempo”. Quindi si sofferma sulle nuove sfide legate al logos e al rapporto con l’intelligenza artificiale “C’è bisogno di un indirizzo etico, di unire cielo e terra”.