I fatti violenti di questi giorni verificatisi nella nostra provincia e in particolare nella città di Avellino – con due pericolosi attentati e l’aggressione all’assessore comunale Giacobbe – hanno aperto il dibattito tra le forze politiche e sociali: un dibattito per lo più fine a se stesso e con le solite pregiudiziali di schieramento, adombrando in maniera sciatta ed irresponsabile colpe e mancanze difficilmente dimostrabili, per cui mentre maggioranza e opposizioni continuano a beccarsi come “i capponi di Renzo”, la nostra comunità vive in maniera drammatica questo momento; la popolazione è legittimamente preoccupata per i tanti episodi di violenza che continuano a consumarsi nella nostra provincia. Nonostante il puntuale intervento delle nostre forze dell’ordine e l’attenta attività investigativa della magistratura (l’intervento della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli dimostra ulteriormente la gravità dei fatti che hanno interessato la nostra città), il timore e la paura sono palpabili tra la nostra gente. Negli uffici, nelle fabbriche, nelle case, per strada, non si parla d’altro: torna lo spettro di antichi scenari post-terremoto con la violenza e l’arroganza della malavita organizzata che sembra aver trovato terreno fertile in una provincia, la nostra, nella quale la politica si occupa sempre meno dei problemi seri della nostra comunità. Proprio le vicende della ricostruzione ci hanno insegnato che l’infiltrazione della camorra nei processi di sviluppo e nelle dinamiche politico-amministrative coincide con occasioni mancate per la crescita economica e un arretramento sul terreno dell’etica politica; si potrebbero fare tanti esempi di gestioni scellerate nella Sanità come nelle pratiche amministrative, ma sarebbe un inutile elenco senza soluzione. Dobbiamo essere più seri e rigorosi: cominciamo a denunciare gli episodi di malcostume come cittadini e soprattutto come Associazioni e Sindacati, cominciamo a collaborare di più con le forze dell’ordine e la magistratura, isoliamo i violenti e i delinquenti, facciamo anche a meno del loro voto evitando collusioni e contiguità con ambienti “grigi” o anche solo “chiacchierati”, recuperiamo la nostra dignità a beneficio del futuro dei nostri figli, lasciamo alle prossime generazioni un territorio pulito e ricco di prospettive nella consapevolezza che più camorra significa più povertà e meno opportunità per chi è preparato e ha fatto sacrifici. Credo che serva un segnale forte dalla nostra “società civile”, facendo partire un messaggio chiaro ed inequivocabile: mi rivolgo soprattutto alle Organizzazioni sindacali CGIL-CISL-UIL, che forse conosco meglio: recuperiamo l’unità d’intenti, è il momento di dare un senso al nostro essere e di dimostrare che finalmente che ci siamo; occorre una grande manifestazione che metta insieme lavoratori, ceti produttivi, Chiesa e società civile che sappia cogliere l’impatto positivo della proposta avanzata dall’on. Gubitosa, il quale ha chiesto l’intervento della commissione parlamentare antimafia: il territorio, nella sua interezza, deve dimostrare con i fatti che Avellino e l’Irpinia devono essere poste al centro dell’attenzione nazionale per prevenire altri episodi delinquenziali e soprattutto per preservare le nostre comunità dalla presenza della criminalità organizzata.
Enrico Ferrara – Già Segretario Generale Cisl irpina