Il caso della sindaca di Merano coinvolge anche l’Irpinia. Per Francesco Maria Micciché, avvocato del foro di Avellino, candidato alle ultime Amministrative del capoluogo con il Campolargo di centrosinistra, il fatto che un sindaco, che tra l’altro è anche un avvocato, abbia avuto l’ardire di togliersi, disprezzandola, la fascia tricolore, è troppo grave per farlo passare sotto silenzio. Per questa ragione ha scritto una lettera aperta (che in allegato riportiamo integralmente), indirizzata alla sindaca di Merano ma inviata per conoscenza anche alla prefettura e alla procura di Bolzano, affinché verifichino l’esistenza di estremi per il reato di vilipendio della bandiera o irregolarità procedurali sufficienti ad invalidare l’elezione della prima cittadina meranese. E che si faccia portavoce di questa battaglia un esponente del campolargo di centrosinistra è anche un chiaro segnale alla propria parte politica, della serie: non lasciamo che questi argomenti siano monopolio delle destre. “Ed è anche un modo per sottolineare che il troppo decentramento e la troppa autonomia stanno portando alla disgregazione dello Stato e della solidarietà tra cittadini”.
“E’ vero, questa lettera aperta – conferma ai lettori del Corriere dell’Irpinia l’avvocato Micciché – l’ho inviata anche in prefettura e in procura, perché il giuramento del sindaco è un atto disciplinato da un articolo specifico del Tuel, che disciplina in maniera dettagliata i tempi e le modalità che bisogna seguire in questi casi. E tra queste modalità c’è anche quella di indossare la fascia tricolore. Per queste ragioni credo possano intervenire sia il prefetto che il procuratore. E poi non dimentichiamo che bisogna anche rispettare il termine dei 10 giorni dal voto entro i quali deve avvenire l’insediamento ufficiale del sindaco in consiglio comunale, con annessa proclamazione degli eletti. Resta comunque secondo me molto grave l’ipotesi di reato di vilipendio. Chi lo commette è passibile di denuncia. E al di là di tutte queste vicende giuridiche, nella mia lettera aperta alla sindaca di Merano sottolineo in particolare il significato simbolico legato alla fascia tricolore”.
LA LETTERA DELL’AVVOCATO DEL FORO DI AVELLINO MICCICHE’ ALLA SINDACA DI MERANO
“Egregia Signora Sindaca e Collega Avvocato Katharina Zeller, appresa con tristezza ed incredulità la notizia del suo gesto riportato oggi da tutte le maggiori testate giornalistiche nazionali, ho deciso così di fermarmi e scriverLe pubblicamente solo per volerle ricordare che quella fascia tricolore indossata sulla cinta prima, e sul petto poi, da tutti i Sindaci d’Italia, è il simbolo della vita costata a migliaia di ragazzi Italiani, poco più che diciottenni – quelli nati nel 1899 – decisero di perderla per dare la Libertà e lustro al Loro e al Nostro Paese e consegnare cosi alla Storia, il ricordo del Loro estremo sacrificio, affinché ciò non fosse mai vano nei secoli avvenire; ragazzi che, per intenderci, sono ricordati in tutti i monumenti sorti in Loro memoria in ogni angolo d’Italia, anche il più sperduto. I più “fortunati” conservano scolpito il proprio nome su quei freddi marmi; altri, invece, per loro “duplice sfortuna” erano e rimangono ancora oggi IGNOTI. La Sua e Nostra terra, il Sudtirolo, è ancora intrisa del Loro nobile sangue. Ed è proprio in Loro difesa che ho deciso di scriverLe; ed è in onore di tutti quegli Italiani che per averla nel tempo indossata e difesa, hanno perso la Vita. Non dimentichiamocelo mai! Per tutti Questi, ogni qual volta La si indossa, (e spero che anche Lei lo rifaccia presto) andrebbe venerata e rispetta come una reliquia laica, accompagnandone il suo utilizzo con “disciplina ed onore”; proprio come recita la formula di Giuramento che necessariamente deve essere prestato la prima volta. Perciò “Si”, Signora Sindaca, “deve proprio” indossarla, ne siamo tutti Sicuri. Aggiungo che, se proprio non riesce a farlo, Le consiglio, sarebbe bene che la togliesse immediatamente e la riconsegnasse subito a chi di dovere, ma con ogni sua immediata e doverosa conseguenza di Legge. Con Cordialità e Fiducia”. Firmato: “Un suo Collega Francesco Maria Micciché”.