Dalla Legge di Bilancio potrebbe arrivare entro la fine anno la parificazione tra le attività di oleoturismo e quelle di enoturismo. La promozione del prodotto olio passa dalla scoperta del paesaggio e del territorio, dall’esperienza diretta dei luoghi e dei mestieri legati all’extravergine.
La promozione del prodotto olio oggi passa necessariamente dalla scoperta del paesaggio e del territorio, dall’esperienza diretta dei luoghi e dei mestieri legati all’extravergine. Investire sul turismo dell’olio con tutto il suo patrimonio di civiltà millenaria, può contribuire al mantenimento di questa coltura che ha il problema di avere una bassa redditività a fronte di una varietà e qualità molto alta.
Per i produttori di Olio e le relatice strutture recettive che ruotano nel mondo “Olio”, l’approvazione delle disposizioni già in essere per l’enoturismo, rappresenta una grande opportunità, un incentivo concreto per strutturare un’offerta turistica integrata legata anche alle piccole produzioni. Secondo la definizione contenuta nell’emendamento stesso, le attività di “oleoturismo” sono tutte quelle di conoscenza dell’olio d’oliva espletate nel luogo di produzione, e consistono: nelle visite nei luoghi di coltura, di produzione o di esposizione degli strumenti utili alla coltivazione dell’ulivo. Nella degustazione e nella commercializzazione delle produzioni aziendali dell’olio d’oliva, anche in abbinamento ad altri alimenti, in iniziative a carattere didattico e ricreativo nell’ambito dei luoghi di coltivazione e produzione.
Pertanto si può ben sperare che: se la Legge di Bilancio 2020, attualmente in discussione al Senato dovesse passare anche alla Camera, dal 1° gennaio 2020 le disposizioni relative all’attività di enoturismo sarebbero estese anche alle attività di oleoturismo.