“Stiamo percorrendo la strada che ci ha indicato Berlusconi. Io sono convinto che tra un anno, due anni, arriveremo al 20% perché abbiamo delle buone idee, sappiamo cosa vogliamo e il cittadino vuole essere guidato da chi lo protegge“.
Si è conclusa la tre giorni di Paestum dove si celebrato il convegno nazionale di Forza Italia. Nel ricordo di Silvio Berlusconi, scomparso lo scorso giugno, il segretario nazionale Antonio Tajani ha lanciato la volata alle europee e alza l’asticella puntando al 20% nel giro di qualche anno.
Un raduno nazionale che ha avuto il compito e l’onere di inaugurare il nuovo corso temporale dei forzisti aprendosi al “Dopo-B.”, con il nome del Cavaliere che continuerà ad essere inciso nel logo di Forza Italia, nonostante gli scetticismi della prima ora.
Il “successore” dell’ex patron del Milan ha dato sfoggio di quello che sarà il corso del partito sotto la sua direzione, anche grazie alla mano tesa – in segno di pace – di Licia Ronzulli: “Mi fido di Antonio, guarda al nostro futuro“.
Dal pugno duro sui militanti e dirigenti alle differenze con gli alleati. Iscrivendosi all’ala della destra più moderata, il nuovo percorso tajaniano è chiaro:
“Un movimento – dichiara Tajani – tuttavia ben distinto anche dai suoi alleati della destra democratica, perché rappresenta – in coerenza con i valori del Partito popolare europeo – il centro liberale e cristiano, all’interno di un bipolarismo moderno di tipo europeo“.
Tra aspirazioni e idee ardite – come quella di conferire il nome di Berlusconi al futuro ponte sullo Stretto di Messina – ci sono il rinnovo del Parlamento Europeo del prossimo giugno che fungerà da primo e vero esame di maturità e le insidie che arrivano dagli alleati più stretti e dal sempre nascente Terzo Polo.
Il futuro di Forza Italia si gioca sul fino di lana, tra dissoluzione e rilancio.