E’ un invito a credere nella possibilità di ricostruire il centro, in uno scenario in cui l’attuale legge elettorale ha messo in crisi il principio di rappresentanza, quello che lancia Giuseppe Gargani nel corso del confronto sul volume “Infine…la seconda Repubblica – le elezioni politiche del 2022 e quelle del 1948”, presentato questo pomeriggio al Viva Hotel. Una riflessione a tutto campo sul momento storico che vive il paese, all’indomani delle elezioni del settembre 2022 che hanno decretato la vittoria della destra. A confrontarsi con Gargani gli onorevoli Elena Bonetti, Giuseppe Fioroni, Erminia Mazzoni e Giorgio Merlo
E’ Gargani a sottolineare come c’è spazio oggi per il centro “Ho sempre criticato la narrazione di una seconda Repubblica cominciata già col berlusconismo. Siamo sempre stati nella prima Repubblica. Il 25 settembre, invece, ha vinto la destra, una formazione che era contro l’Europa e a favore di Putin, è stato il segno di una discontinuità. Soltanto oggi possiamo affermare che è cominciata la Seconda Repubblica. La Meloni sembra fare esattamente il contrario di quanto aveva detto ma la sua destra appare ugualmente pericolosa, soprattutto per le decisioni sul fronte giustizia. Si tratta dunque di riassestare gli schieramenti e garantire una dialettica tra i partiti. In tutti i paesi a caratterizzare la scena politica sono sinistra, destra e centro, in Italia da 30 anni c’è confusione, ci troviamo di fronte a un indistinto. Finalmente, però, dopo la costutuzione della destra con la Meloni e della sinistra con Schlein si può, immaginare un centro che riunisca i popolari”.
Spiega come “Non credo che Avellino abbia virato a destra. Oggi Fratelli d’Italia ha promosso questa celebrazione ma non credo che il governo possa tracciare un bilancio positivo, dalle migrazioni all’economia. Ad Avellino non c’è mai stato un nucleo forte della destra, abbiamo sempre costituito un centro molto aperto a posizioni esterne ma democratiche. C’è ancora un equivoco su una destra che Meloni tenta di portare al centro ma la storia di ognuno di noi non si cancella, è diversa dalla storia della nostra Repubblica”. E a chi gli chiede chi siano gli interlocutori di questo dialogo avviato dai Popolari Uniti “Non solo Renzi che, malgrado le sue contraddizioni ha dichiarato più volte di voler stare al centro ma tutti coloro che sono omogenei alle nostre idee. Sono ottimista, questo indistinto nato dagli anni ’90 con la crisi dei partiti è destinato a sparire, la destra ha oggi una sua identità, allo stesso modo, i popolari devono riunirsi per formare un centro. Oggi ci presentiamo con un nome e cognome, abbiamo una nostra identità, chi vuole può collaborare con noi ed è benvenuto, se si rispecchia nei nostri stessi valori”. E Su Calenda “non sempre dimostra di condividere le nostre idee, se dicesse di voler stare al centro sarebbe tutto più facile”. Chiarisce come la priorità, in questo momento, è la legge elettorale ” nell’attuale legge ‘triffa’ noi elettori non contiamo niente, non esiste più il principio della rappresentanza, gli elettori non sanno chi li rappresenta in Parlamento, è un sistema elettorale ambiguo, mentre c’è bisogno di un sistema che privilegi il protagonismo dell’elettore”.
E sulla destra della Meloni “E’ un bilancio deficitario sul fronte giustizia, e non solo, quello del governo Meloni. Se i migranti non sono soccorsi in mare, è un problema di civiltà e non posiamo che preoccuparci, anche l’economia va male, gli stessi migranti si sono moltiplicati, c’è una chiara contraddizione rispetto al programma elettorale, un vero fallimento”. E a chi gli chiede se la Meloni possa diventare moderata “Non è possibile un dialogo con Meloni, ognuno si porta dietro la cultura che ha, ciascuno può fare finta ma le finte sono sempre percepite dagli elettori. E la Meloni è di destra, non dico fascista ma è una destra che ha una sua identità ben precisa, contraddistinta da una certa ostilità all’idea di Europa”. E annuncia come anche alle amministrative di Avellino Popolari Uniti presenterà una lista con un proprio candidato
Esistono i presupposti per costruire il centro anche secondo Erminia Mazzoni “Nascono in seguito alle elezioni del 2022 quando si afferma Fratelli d’Italia, e, poi, con l’elezione di Elly Schlein alla guida del Pd, che porta i democrat a spostarsi a sinistra lasciando l’elettorato moderato orfano di un riferimento politico elettorale e culturale. Una sinistra che si è distinta per l’incapacità di definire sè stessa. Al centro si crea così un vuoto politico che può essere riempito da un soggetto politico che affonda le radici in valori diffusi e consolidati. Ma dobbiamo tornare a ragionare in termini di identità culturale, la politica non può essere ridotta a vana promessa o all’immagine”. E ricorda gli attacchi sferrati alla democrazia del paese, dall’aggressione all’impianto della separazione dei poteri alla messa in discussione dell’unità nazionale fino al dimezzamento dei parlamentari, una riduzione che incide sul principio di rappresentanza.
E’ Bonetti a sottolineare come: “E’ necessario ripartire da una proposta che superi il bipolarismo. Siamo convinti che sia fondamentale superare le divisioni, troppo spesso tradottesi in faide, fino a bloccare una riposta unitaria alle sfide che la modernità impone nel paese. E’ un metodo che abbiamo sperimentato nel governo Draghi, sui singoli problemi abbiamo cercato risposte pragmatiche chiedendoci a cosa servisse questo o quel provvedimento e non se la risposta era di destra o sinistra. L’ auspicio è che possa nascere un dialogo come asse trasversale tra i moderati del centrodestra e del centrosinistra, fino ad oggi ostaggio degli estremismi e populisimi da una parte dell’altra”.
Anche Fioroni incalza “E’ indispensabile per il paese ripartire dal centro, un centro popolare e riformatore, se a vincere le elezioni sono coloro che non vanno a votare, se non riescono a cogliere in nessuna offerta politica esistente un modello che possa rappresentare le loro esigenze e speranze, è il segno che questo sistema polarizzato, diviso tra Meloni e Schlein, non riesce a rimotivare i cittadini, poichè sentono la politica come qualcosa di inutile. Di qui la necessità di mettere mano a una nuova offerta politica. Un’occasione arriva dalle elezioni europee col sistema proporzionale che consente ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti”. Spiega come “bisogna ricostruiore l’Europa dei popoli, non possiamo pensare che la questione della guerra in Ucraina la risolvano gli Usa o Putin. E’ sacrosanto difendere i diritti dell’Ucraina ma è altrettanto vero che l’Europa deve dimostrare la propria unità su politica estera e difesa, non solo nel segno della moneta unica, deve rappresentare un momento di equilibrio nel governo del mondo e non deve svolgere un ruolo di maggiordomo dell’una e dell’altra potenza. Dobbiamo costruire in Europa un ponte per la pace”. Non nasconde le sue perplessità su “un sistema bipolare che doveva garantire la stabilità mentre ci troviamo di fronte ad uno scenario che richiama le promozioni dei supermercati, un paghi due e compri tre, sono stati chiusi una serie di partiti ma ne abbiamo aperti una serie infinita, pensando che col nuovismo si potessero rimotivare i cittadini ad andare alle urne. Votiamo in un sistema elettorale che prevede che un governo sia autorevole se sa rappresentare metà più uno degli italiani. Ma eleggiamo rappresentanti che, se va bene, hanno solo due italiani su dieci. L’astensionismo non può essere colpa dei cittadini. La democrazia deve riuscire a cambiare i suoi rappresentanti quando non riesce a rimotivare i cittadini. Quella di oggi è una politica in cui si chiede di votare per tizio o per caio, senza una motivazione ideale, come se fosse fans club. Quando succede questo, chi vota aspetta qualcosa in cambio, è il principio del degrado corruttivo del sistema mentre dobbiamo condividere con gli italiani una speranza e la voglia di partecipare e di scegliere per chi votare”