E’ la dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Avellino Fiorella Pagliuca a sottolineare il ruolo cruciale a cui sono chiamati famiglia e scuola per contrastare il diffondersi della violenza tra i giovani. Una riflessione che arriva all’indomani dell’ultimo episodio accaduto a San Sebastiano al Vesuvio, in provincia di Napoli, dove un diciannovenne, Santo Romano, ha perso la vita, colpito da un proiettile, al termine di una violenta lite tra gruppi di giovani poco prima dell’una di notte. Una lite esplosa, secondo le prime ricostruzioni, per un banale incidente: un piede calpestato. In un tentativo di placare gli animi, Santo ha cercato di intervenire, offrendo di pulire la scarpa del suo amico, involontariamente sporcata. Ma non è bastato a evitare il peggio.
E’ Pagliuca a sottolineare come “Viviamo “una mezzanotte dello spirito e dell’umanità” come scrive E. Morin, se un figlio, un dolcissimo ragazzo di nome Santo Romano, che avrebbe potuto essere mio figlio e il figlio di tutti noi, esce di casa rassicurando la sua mamma perché farà solo un giro con gli amici e per una scarpa involontariamente calpestata, a casa tra le braccia della sua mamma non tornerà mai più, morto ammazzato per mano di un ragazzo di appena diciassette anni. Cosa sta accadendo a questa nostra giovane umanità, se per un nonnulla si sprigionano una rabbia e una ferocia omicida? Tutti dobbiamo interrogarci e riflettere come genitori, come educatori e come Istituzioni Mi si dirà ed è vero che la SCUOLA fa già tanto, che non si ferma mai, che a scuola si parla sempre di legalità e ogni giorno si insegna ai ragazzi l’amore per la vita e la sua sacralità. Tutto vero, tant’è che da domani in ogni scuola in Campania si parlerà con i ragazzi di Santo, dei suoi sogni spezzati, di un’altra mamma e di un’altra famiglia morte per sempre insieme a quel meraviglioso angelo e si parlerà ancora e ancora e ancora, senza mai arrendersi alla rassegnazione e allo sconforto, di quanto la scuola sia il luogo dove si COSTRUISCE la SPERANZA per un’umanità che sia capace di ritrovare finalmente se stessa e rinnegare una cultura della morte e della sopraffazione.
“Se allora è la SCUOLA il luogo da cui ripartire, perché è l’unico avamposto, se è vero che la famiglia in alcuni contesti, dove dilaga una povertà assoluta e non solo educativa, non esiste e non assolve al suo mandato educativo, dove la dispersione e l’abbandono sono ancora una evidenza, dobbiamo fare di più e fare cose in un modo diverso. INVESTIAMO UN NUMERO MAGGIORE DI DOCENTI e formiamo classi con un NUMERO INFERIORE di alunni, in quei territori così fragili, poi stringiamo sempre più un patto sociale con tutte le Istituzioni del territorio e le altre agenzie formative. Abbiamo bisogno – ribadisce Pagliuca – davvero di potenziare il nostro villaggio educativo. La vita di un ragazzo per bene, che sognava di diventare calciatore, che coniugava lavoro e studio, non può valere una scarpa pestata. Troppo sangue versato e troppe lacrime di mamme straziate devono poter scuotere in modo incisivo le nostre coscienze di genitori e di educatori e nel contempo richiedono scelte coraggiose ai nostri decisori politici. Intanto continuiamo a parlare sempre e in profondità con i nostri figli! Parliamo dell’amore, della gentilezza, del rispetto, della gratitudine, di quanto valga la propria vita e la vita degli altri, di tutti gli esseri umani, di quanto crescere come persona degna significhi costruire la propria identità su quei valori e non tradirli mai. La scuola e la famiglia siano sempre più quei luoghi affettivi, in cui ciascun ragazzo impari ad amare la VITA e a difenderla sempre, perché ogni vita è SACRA e INVIOLABILE e ogni uomo e ogni donna hanno il dovere di proteggerla e di onorarla ogni giorno“