di Gerardo Di Martino
Correva l’anno 2014, era il mese di settembre, e l’allora presidente della commissione bicamerale antimafia Rosy Bindi, partito democratico, si onorava di aver appena varato il codice in materia di formazione delle liste per elezioni di qualsivoglia natura e tipo (europee, politiche, comunali, etc): siamo finalmente in grado di dirvi chi sono gli impresentabili, esclamò in tivvù, quantomai sorridente e soddisfatta.
Una relazione, in realtà, più che un codice. Uno strumento di messa all’indice di Torquemadiana memoria, più che altro. Una modalità di sacra unzione, capace di distruggere vite politiche e famiglie, in un sol colpo, come accadeva nel medioevo, allorquando l’oscurantismo calava come una cappa su ragione, civiltà ed intelletto.
Si prende un candidato al turno elettorale, si verificano le informative di polizia e prim’ancora di essere processato al cospetto di un giudice ordinario, lo si inserisce in una lista di proscrizione giacché incandibile in quanto impresentabile, secondo l’insindacabile accertamento operato dalla famigerata commissione parlamentare.
Anche quest’anno il “rito funebre” si è ripetuto. A celebrare le esequie l’on. Chiara Colosimo, iscritta al gruppo di Fratelli d’Italia, nella sua qualità di presidente della bicamerale antimafia.
Raggiunti dal giudizio di incandidabilità, perché impresentabili, dunque carenti, come vuole il vocabolario della lingua italiana, nella sostanza o nella forma della necessaria decenza o del sufficiente decoro, sono stati cinque aspiranti consiglieri regionali della Basilicata (che va alle urne in questo fine settimana).
Orbene, nessuno tra questi è mai stato condannato.
Prima di loro una fiumana di innocenti costretti a subire l’autodafè dell’Inquisitore pubblico. Una processione senza fine di uomini e donne obbligati a sopportare la proclamazione solenne della decisione parlamentare, seguita dalla cerimonia pubblica dell’abiura alla candidatura o della condanna dell’eretico al rogo della piazza e messa in opera dal braccio mediatico-secolare.
Le prime ufficiature si ebbero nel lontano 29 maggio 2015, tenute dall’allora presidente della commissione Rosy Bindi, per l’appunto. Una condita lista di 16 impresentabili alle elezioni regionali che seguivano dopo qualche giorno.
Tra loro proprio lui, l’Inarrivabile Maestro, Vincenzo De Luca, candidato presidente per la Campania. Concussione continuata commessa nel 1998 ed altri vari delitti. De Luca rinunciò addirittura alla prescrizione per evitare il rogo indicatogli, come scopo ultimo, dalla commissione antimafia. Fu comunque eletto; non nascose l’esigenza di utilizzare il napalm anche per gli ambienti della commissione, dopo averlo prescritto nei confronti di studenti e no-vax nel corso del lockdown Covid; e nel 2016 ottenne l’assoluzione perché tutti i fatti non sussistevano. Nulla di nulla. Incandidabile perché impresentabile a pochi giorni dalle elezioni del 2015. Innocente perché innocente secondo tre giudici, l’anno successivo.
Elenco sconfinato, potrete immaginare, quello degli impresentabili nel corso del tempo. Tra questi anche Sergio Nappi, lista Caldoro Presidente, circoscrizione Avellino, rinviato a giudizio per tentata concussione ed altro, assolto nel 2021 con formula piena. Che dire di Alessandrina Lonardo, moglie di Clemente Mastella che si presentava nel 2015 con Forza Italia ma non fu eletta? Venne assolta nel 2017. E Massimiliano Oggiano? Candidato alla Regione Puglia con la Lista Oltre con Fitto, imputato a Brindisi di associazione mafiosa e corruzione elettorale, con l’aggravante mafiosa. Assolto nel 2018 ed impresentabile nel 2017 secondo la commissione antimafia.
Assurdo il caso di Carmela Grimaldi, lista Campania in rete, circoscrizione Salerno. Incandidabile ed assolta dal tribunale di Nocera Inferiore per concorso esterno in associazione mafiosa e partecipazione ad associazioni finalizzate al traffico di droga. Non se la tenne e presentò querela per diffamazione nei confronti dei componenti della Commissione Antimafia. Ovviamente senza alcun risultato.
Sotto la presidenza dell’ex senatore grillino Nicola Morra furono 18 i cosiddetti impresentabili per le elezioni amministrative del 2022. Tra loro l’architetto Francesco La Mantia candidato al consiglio comunale di Palermo per la lista Noi con l’Italia-Noi di Centro-Mastella. Non fu eletto ma definitivamente assolto soltanto qualche mese dopo.
Poi toccò a Giuseppe Lupo, partito democratico siciliano, non ricandidato perchè tra gli impresentabili, e successivamente anche al candidato sindaco del centrosinistra di Frosinone Mauro Vicano: rinunciò alla candidatura per poi essere assolto ad inizio 2024.
“Impresentabile” fu definito anche l’assolto presidente della provincia di Frosinone Giuseppe Patrizi, imputato per corruzione. Mandati assolti da tutte le imputazioni pure gli impresentabili Marco Carlo Marra, “Sardi Facciamo lo stato”, Gianfranco Ganau e Valerio Meloni del Pd, quest’ultimo dopo aver anche rinunciato alla prescrizione.
Che ne dite? È forse giunta l’ora di pretendere che nel 2024 un fiero raggio di sole penetri nella coltre buia dell’inciviltà e del regresso? E andiamo su…