Gerardo Di Martino
È tempo di cancellare questa assurdità. Una legge in aperta violazione di ogni minima garanzia, che risale al 1991, che scuote le fondamenta della democrazia, del progresso giuridico e che, sol perciò, andrebbe eliminata quanto prima.
In forza di questo articolato normativo, le Amministrazioni vengono sciolte anche per colpe, inadempienze e collusioni, vere o presunte, con la mafia da parte dei funzionari, e non del sindaco e dei suoi consiglieri. O, in ogni caso, per colpe, vere o presunte, di singoli consiglieri che non hanno alcuna connessione con il sindaco, il quale ultimo, all’attualità, viene eletto, vale la pena ricordarlo, direttamente dai cittadini.
Gli scioglimenti vengono decisi, perlopiù, senza la ricorrenza di veri e propri reati ovvero fatti rilevanti, bensì in presenza della mera potenzialità di commetterli. Aria fritta, vaghi sospetti, fantasie, pettegolezzi, sentito dire, indizi che, alla distanza, si rivelano impalpabili, fumosi.
Nella maggior parte dei casi, il ragionamento si limita ad uno scarno tentativo di forzare la logica e le radici del diritto: ipotesi evanescenti, zoppe e fumose. Teoremi astrusi che diventano elementi per disattivare la democrazia e dare la stura alla gestione burocraticamente orientata.
È così che si affida la gestione di un Comune a tre Commissari prefettizi estranei al territorio i quali, a fine mandato, potranno solo restituire una situazione peggiore di quella appresa, senza che nemmeno debbano rispondere ad alcuno. Men che mai alla mannaia popolare.
Né è previsto un confronto (contraddittorio, si direbbe tecnicamente) tra la Commissione d’accesso nominata dal Ministero e l’Amministrazione comunale: al sindaco non è consentito confrontarsi con chi sta formulando ipotesi e teoremi.
La difesa è possibile, ma solo una volta sciolta l’Amministrazione ed insediati i Commissari del Ministro. Diritto di difesa che, in ogni caso, rimane rinchiuso nelle strette pieghe della giurisdizione amministrativa dei TAR e del Consiglio di Stato che, trincerata dietro il suo precipuo confine stabilito dalla legittimità, lo rende inutilmente esercitato, dal momento che non andrà nel merito e non compirà alcun accertamento, dunque, sulle ipotesi e intorno ai teoremi. Così è, e così sarà. Amen.
Sono passate alla storia tutte le vicende di Sindaci assolti, di quelli “disciolti” e ricandidati, di tutti quelli che, dopo essere stati cancellati dalle Commissioni e dalla Stampa, sono stati riabilitati dalla Storia perché inutilmente sacrificati.
È anche per ciò che ritengo finalmente giunto il momento di superare “le prassi degli untori” e far risplendere valori, guarantigie e libertà, intangibili in uno Stato di diritto