Di Giovanni Savignano
Se Matteo è così povero di indicazioni, da dove vengono tutti i
dettagli della tradizione? Dai Vangeli apocrifi, abbastanza ricchi di
“notizie” .
Aldilà degli evangelisti canonici come Matteo, si scopre che a parlare
dei Magi sono anche altri 4 libri antichi, definiti apocrifi dalla
Chiesa ( quindi non integrati nella Bibbia); tre (Vangelo arabo-siriaco,
Vangelo armeno dell’infanzia e Pseudo-Matteo) sono tardivi (dal V secolo
in poi), mentre – il Protovangelo di Giacomo, è stato scritto qualche
decennio dopo il testo di Matteo. Pertanto, le fonti primarie per la
storia dei Magi sarebbero almeno due.
Quindi, fonti importanti diventano i Vangeli apocrifi e tra questi
“il libro della Caverna dei Tesori”, di origine siriaca.
Inoltre, l’ “Historia Trigum Regum” di Giovanni da Hildesheim che
raccoglie , mettendole in una unica vicenda, piu’ fonti apocrife sui
Magi.
L’assenza di “stelle con la coda”, è un dato sicuro per gli
astrofisici. Secondo calcoli moderni, infatti, la cometa di Halley, la
più brillante fra quelle che hanno un periodo di rivoluzione breve,
apparve nell’87 e nel 12 a. C. , per tornare solo nel 66 d. C. , quindi
fuori dallo spazio/ tempo idoneo.
Tuttavia, in prossimità dall’Anno Uno passò la cometa di Encke ( non
visibile a occhio nudo , tanto che nessuno ne parla) . Si è ipotizzato
anche una sorta di cometa irregolare, ma studi e ricerche nei libri
antichi non hanno evidenziato citazioni del genere.
In questi testi antichi nessuno ha mai associato i “Tre Re” a una
cometa. Matteo parla genericamente di una stella anomala, visibile ad
intermittenza: durante il viaggio dei Magi verso Gerusalemme, poi nel
trasferimento a Betlemme.
E Giacomo riferisce di “una stella grandissima, che brillava tra gli
altri astri e li oscurava, tanto che le stelle non si vedevano più”. Lo
Pseudo-Matteo si allinea, parlando di “un’enorme stella la cui grandezza
non si era mai vista dall’origine del mondo”.
A quale astro facevano riferimento i testi antichi? “Il fenomeno
astronomico più probabile», secondo gli astronomi moderni “ è una
congiunzione Giove-Saturno che ebbe luogo nel 7 a. C. : quell’anno i due
pianeti si trovarono nel cielo uno vicino all’altro per ben tre volte.
La tesi ha avuto consenso, anche perché sono state trovate effemeridi
babilonesi ( tavolette col calcolo dei movimenti degli astri) relative
all’evento, segno che al fenomeno si diede grande rilevanza” . Questa
teoria non è recente: a formularla fu l’astronomo
tedescoJohannesKeplero che nel 1603 calcolò se il fenomeno potesse
essere avvenuto anche nell’Anno Uno: concluse di no, ma scoprì che una
congiunzione c’era stata più volte nel 7 a. C. Lo scienziato scrisse
perciò un trattato (De anno natali Christi) in cui sosteneva che la
data di nascita di Gesù andava anticipata.
Due secoli dopo, lo studioso danese Munter scopre e analizza un
commentario ebraico medievale al libro di Daniele, proprio quello delle
“_settanta settimane_”. Munter prova con quell’antico testo che ancora
nel Medio Evo per alcuni dotti giudei la congiunzione Giove-Saturno
nella costellazione dei Pesci era uno dei “segni” che dovevano
accompagnare la nascita del Messia. Si ha così una conferma della
credenza giudaica segnalata da Keplero che, con le “date” di Giacobbe e
di daniele, può avere alimentato l’attesa ebraica del primo secolo.
Pare intanto provato ormai scientificamente che gli astrologi babilonesi
attendevano la nascita del “dominatore del mondo” a partire dall’anno 7
a.C. Questa data, con l’anno 6 a.C., è tra quelle che gli studiosi
danno come più certe per la nascita di Gesù. Il monaco Dionigi il
Piccolo, infatti, calcolando nel 533 l’inizio della nuova era, si
sbagliò e posticipò di circa 6 anni la data della Natività.
Note ancora più generiche sono quelle sulla patria dei Magi: Matteo
parla solo di “Oriente”.
L’ analisi commerciale dei regali a GesuBambino nel Vangelo di Matteo
ha portato i ricercatori intorno alla Penisola Arabica: infatti l’unica
regione che produceva tutti e tre i prodotti/ doni dei Magi (oro,
incenso e mirra) era l’Arabia Felix, corrispondente all’attuale Yemen e
al Sud dell’Oman.
Insomma : chi erano e da dove venivano precisamente questi Magi? Secondo
Erodoto, i Magi (o Maghi) erano una tribù della Media stanziati al nord
della Persia (l’odierno Azerbaigian), sacerdoti della religione
mazdaica esperti in astrologia, nell’interpretazione dei sogni e nella
magia. Studiavano le stelle e ne scrutavano i segni, erano conoscitori
delle posizioni e dei movimenti degli astri nella volta celeste. Su
questo concorda anche Papa Ratzinger che li ha così definiti:
_“Appartenenti alla casta sacerdotale persiana, forse erano astronomi.
Erano sapienti venuti dall’Oriente.”_
Torniamo ai Magoi , per conoscere il loro rango e dunque l’appellativo
di Re dobbiamo tornare al “libro della Caverna dei Tesori” ove essi
vengon definiti “re figli di re_”__. _
I Magi dei vangeli erano dei Mágoi zoroastriani? Tanti studiosi sono
orientati su questa tesi. Di sicuro c’è che i punti di contatto tra le
credenze del Mazdeismo e certi assunti teologici dell’Ebraismo e del
Cristianesimo sono impressionanti.
Il culto più diffuso tra la popolazione persiana era il Mazdeismo,
detto anche Zoroastrismo. Predicata attorno al 1000 a.C. dal profeta
Zoroastro o Zarathustra, nella denominazione prescelta da Nietzsche,
questa religione sosteneva l’esistenza di un dio unico, Ahura Mazda, che
aveva creato il mondo e lo presidiava grazie a una sua emanazione,
Spenta Mainyu o, come recita la traduzione letterale dalla lingua
avestica, “Spirito Santo”.
Il libro sacro dello Zoroastrismo, l’Avesta, sosteneva che la lotta
contro le potenze demoniache si sarebbe conclusa con l’arrivo di un
Saoshyant (letteralmente “Salvatore”) un uomo generato da una
vergine della discendenza di Zoroastro, che sarebbe stato in grado di
sconfiggere la morte e di donare all’umanità la vita eterna. Tra i
sacerdoti del Mazdesmo c’erano dei “Mágoi” – di cui parlano sia
Erodoto che Strabone, lo storico e il geografo per antonomasia
dell’antichità – che si dedicavano all’osservazione delle stelle con lo
scopo di pronosticare l’arrivo del Saoshyant. «Mágoi» è anche il
termine con cui, nel II capitolo del Vangelo di Matteo, sono apostrofati
coloro che “giunsero a Gerusalemme dall’oriente” domandando: dov’e
il neonato re dei Giudei? Poiché abbiamo visto la sua stella in oriente
e siamo venuti ad adorarlo.
I magi sarebbero partiti dalla loro terra , solo per aver visto una
stella. Essi hanno interpretato un segno che, anche nella Bibbia,
indica, quasi sempre, la luce tra le tenebre. Una luce che anche i
profeti di Israele avevano visto sorgere da Oriente, luce che indicava
la venuta dell’atteso Messia. Fuori di questo contesto biblico, ora
anche i magi vedono un segno misterioso che li induce a muoversi dai
loro Paesi . E trovano il Salvatore, seguendo quella stella, sino a
Betlemme.
Del resto gli astri , penetrando con la loro luce nell’oscurita’
diventano espressione dell’eterna lotta tra bene e male , tra luce ed
ombra:
“Io sono la stella radiosa del mattino”.
La Befana che porta i doni . Per la liturgia cristiana è la festa in
cui Dio, nel Bambino Gesù, si manifesta a tutti i popoli. I doni dei
Magi : la mirra allude alla Passione, L’ oro alla regalità e
l’incenso alla divinità di Cristo.