Rivendica con forza la sua identità di donna serba, pronta a far sentire la sua voce contro ogni forma di violenza che minaccia la nostra società Slobodanka Ciric, ospite questo pomeriggio al Circolo della stampa con la sua raccolta “E mi chiedi”…, a cura di Silvana Guida, edita da Scuderi. A confrontarsi sulla raccolta l’editrice Giovanna Scuderi, il presidente dell’Accademia dei dogliosi, Fiorentino Vecchiarelli, la poetessa Ilde Rampino, la scrittrice Amalia Leo, la professoressa Ornella di Gisi e l’illustratrice Mila Maraniello. A leggere i versi l’attrice Susanna Puopolo, coideatrice del progetto teatrale Sala 22 LAB.
“Sono frammenti del mio vissuto – spiega Ciric – a trovare spazio nella raccolta. Avevo bisogno di raccontarmi, a partire dai cocci dispersi della mia esistenza e dalle tante esperienze vissute. Sono serba ma mi sono sempre sentita jugoslava, rivendicando con forza un’identità che abbraccia culture differenti. Un’identità arricchitasi profondamente dopo il mio soggiorno a Napoli, dove oggi vivo e a partire dal legame forte con la terra irpina, a cui mi accomuna il simbolo del lupo, animale totemico della cultura serba”.
Costante nei suoi versi il richiamo alle brutture della società “Dalla violenza contro le donne alla difesa della natura fino all’appello ai valori di pace e tolleranza. L’uomo sembra non voler imparare dal passato, continua a credere che la guerra possa servire. In Ucraina e a Gaza si assiste ad un gioco al massacro”. E sul potere della poesia “Sul piano commerciale conosce una profonda crisi ma continua ad essere preziosa per leggere il vissuto degli altri. Da parte mia credo nei versi che arrivano dall’anima, in maniera sanguigna e cruda”.
E’ Rampino a sottolineare come “a guidarci nella comprensione dei versi è il corredo di immagini di Mila Maraniello che riescono a trasfigurare il dolore. Centrale il rapporto con l’altro, a partire dal sacro che permea le nostre vite. L’autrice consegna figure di eroine, donne vittime di violenza, si sofferma su una guerra ignorata e vilipesa, quale quella del suo popolo, nel segno di eros e tanathos”. “Silenzio Kosovo – scrive l’autrice – silenzio, bombe inesplose/Implode dentro l’urlo inascoltato: Perchè?/Silenzio”. Per ribadire che “Ho vissuto da sola/ e da sola ho raccolto/ e ho disperso la mia polvere”
Di Gisi pone l’accento sulla simbologia del lupo che caratterizza la ricerca di Ciric, a partire dalla performance ‘Licantropa’ tenutasi in piazza Municipio, tra i lupi famelici dell’installazione “Wolves Coming” dell’artista cinese Liu Ruowang. “Il lupo rispecchia appieno la personalità dell’artista poichè è un animale che vuole difendere gli altri e sè stesso e restituisce il senso di una rinascita possibile”. Tocca, quindi, ad Amalia Leo soffermarsi sulla forza di una scrittura “in cui la sofferenza ritorna continuamente, a partire dalla violenza che caratterizza la società globale ma anche un capoluogo come Napoli. Lo testimoniano le storie delle vittime innocenti di camorra, come Annalisa Durante, a cui l’autrice ha voluto rendere omaggio per ribadire che “Il mondo ha perso la sua innocenza. L’esperienza della guerra mi ha insegnato che gli uomini possono toglierti tutto tranne la libertà della tua mente”. E spiega come “A Napoli, di cui ho frequentato anche le periferie più degradate, troppo spesso anche i carnefici sono vittime, condizionate dall’universo in cui vivono, che non consente loro di tagliare il legame con le radici”