La prossima sarà una settimana importante, l’ennesima da tredici anni a questa parte, per i destini dello stabilimento di Industria Italiana Autobus. Domani, infatti, ci sarà la convocazione al Ministero delle Imprese e del made in Italy, sia di Flumeri che della ex Bredamenarini di Bologna.
Il sindacato irpino ed emiliano andrà nella Capitale deciso a mettere fine ad una vertenza che, con l’ingresso della Seri Industrial, che ha acquisito il 98 per cento del pacchetto azionario, divenendone il nuovo padrone, sembrava concluso.
Così, però, non è stato. Anzi, in qualche modo, la situazione è peggiorata. O, quanto meno, è tornata al punto di partenza. Intanto perché, per sindacati e tute blu, i Civitillo brothers sono delle “teste di ponte” che preparano l’arrivo delle multinazionali cinesi.
Poi, appena la Seri Industrial è entrata in IIA, ha emesso il primo provvedimento: il trasferimento di 77 operai della ex Bredamenarini nello stabilimento di valle Ufita. Cosa che avrebbe significato mettere i lucchetti a quello bolognese.
Per fortuna, quella richiesta è stata blocatta: per le proteste dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali. Ma anche dal Mimit c’era stato lo”stop”. Ed il rinvio, appunto, al 3 settembre.
Intanto, a Bologna e Flumeri, proprio per quel giorno è stato proclamato uno sciopero di sedici ore. Otto delle quali con una manifestazione sotto le finestre del dicastero di Adolfo Urso. Ma la Cina, come si dice, è sempre più vicina.
Mentre non c’è traccia di nessun piano industriale. “Tredici anni fa-ha detto il segretario provinciale della Fiom Cgil, Giuseppe Morsa – Valle Ufita è stata salvata dagli operai, oggi la politica la ha svenduta”. Il segretario provinciale della Uilm, Gaetano Altieri, sottolinea che “sarà importante capire che succede dopodomani. Cosa ci dirà Civitillo al tavolo ministeriale. Così come lo sarà altrettanto la posizione che assumerà il ministero rispetto a quello che sta succedendo”.