L’alleanza di centrodestra che meno di un mese fa ha vinto le elezioni regionali in Sicilia si è infranta contro gli scogli della prima vera prova di governo: la formazione della giunta. Il presidente Nello Musumeci ha varato la sua squadra lasciando fuori l’unico consigliere leghista, peraltro eletto in una lista insieme ai Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, e ciò ha irritato fortemente il leader della Lega Matteo Salvini, che ha denunciato il tradimento del patto preelettorale minacciando ripercussioni a livello nazionale.
La Meloni gli ha risposto per le rime attribuendosi per intero il merito della vittoria nell’isola. In questo fine settimana si terrà il congresso nazionale di FdI, e la battagliera presidente promette di dire “una parola chiara” sia a Salvini che a Berlusconi; e intanto agita lo spauracchio di presentarsi da sola alle politiche, convinta di poter prendere più voti su una linea di destra intransigente. Totale: a Palermo la neonata giunta già traballa su una maggioranza instabile.
Anche Salvini è irritato, sia con la Meloni che con Berlusconi, il quale si comporta come se fosse il leader riconosciuto di una coalizione che è invece tutta da costruire. Quando il capo di Forza Italia si è lasciato sfuggire il nome del generale dell’Arma Gallitelli come possibile capo del governo di destra, e ha addirittura ipotizzato un organigramma dell’esecutivo con pochi politici di professione e molti esponenti della “società civile” (qualunque cosa questa espressione voglia significare), Salvini non ci ha visto più: “Il cavaliere deve stare attento – ha avvertito – perché c’è un limite a tutto. Io non lancio candidati a capocchia per avere tre titoli sui giornali”. Secca e sprezzante la replica di Berlusconi: “Gli sono saltati i nervi perché ha capito che Fi sarà il primo partito del centrodestra”.
Tutti dovrebbero sapere che quale sarà la lista vincente alle politiche lo decideranno gli elettori ai seggi e non quello dei tre presunti alleati che alza di più la voce prima del voto: certo è che in questo modo non si costruiscono le premesse per mettersi attorno a un tavolo e scegliere insieme i candidati unitari da presentare nei collegi uninominali che eleggeranno un terzo dei parlamentari di Camera e Senato. In tutta evidenza, Salvini non si fida, al punto che ha proposto di andare da un notaio per registrare con tanto di bollo i termini dell’alleanza, “per evitare scherzi il giorno dopo del voto”. La Meloni sarebbe d’accordo (non si fida neanche lei); ma Berlusconi tira dritto, forte dei sondaggi che per lui sono oro colato: valgono come e più dei risultati effettivi, che comunque non lo premiano (in Sicilia ha preso 200 mila voti e sette seggi in meno dei Cinque Stelle).
Scrivere e parlare del centrodestra come di una coalizione a prova di bomba, in queste condizioni, è veramente arduo; eppure lo si fa continuamente, nei titoli dei giornali e anche nei sondaggi. Ultimamente ne è stato pubblicato uno, veramente esilarante, che paragonava i leader politici ai prodotti di un supermercato, con relativo quesito posto agli intervistati: “Comprereste questo presidente del Consiglio?” Sembrerebbe di essere su scherzi a parte, e invece siamo ai prodromi di una campagna elettorale. Nella quale la presunta alleanza di centrodestra è la prima falsa notizia che viene presentata all’opinione pubblica. Altre ne vedremo prossimamente
di Guido Bossa edito dal Quotidiano del Sud