Sara’ il film “Luce” di Silvia Luzi e Luca Bellino ad inaugurare la stagione dello ZiaLidiaSocialClu al Partenio il 25 gennaio. Ad illustrare la pellicola i registi Silvia Luzi e Luca Belllino e l’attrice Marianna Fontana. Appuntamento alle ore 20.30 in sala per i saluto degli autori e la presentazione del cast, seguirà, dopo la visione del film, il dibattito con i protagonisti del film.
Protagonista della pellicola una giovane donna che lavora in una conceria in una cittadina del sud Italia (Solofra, anche se non viene citata) avvolta dalle montagne e dalla semioscurità. Vive da sola e deve fare i conti con le avances di un conoscente insistente, al quale dovrebbe almeno dimostrare gratitudine. L’uomo, fotografo alla comunione di una cuginetta, la asseconda nel suo piano di far arrivare, tramite un drone, un cellulare al padre detenuto in carcere, e di cui non ha nessun ricordo. Ad emergere le reali dinamiche della fatica di fabbrica, dei rapporti tra gli operai (tutti attori non protagonisti), dell’incontro con la presenza fantasmatica del padre (cui dà voce Tommaso Ragno), in una detection sentimentale che si snoda tra penombre evocative e un sonoro essenziale. Luzi e Bellino approdano al secondo lavoro di ‘finzione’ (dopo Il Cratere del 2017, e vari doc, tra cui La Minaccia, Dell’Arte della Guerra, La Preda. Silenzio in nome di io), scritto e montato da loro stessi, in concorso al Festival di Locarno 2024 e poi presentato nella sezione ‘Alice nella Città’ all’ultima Festa del Cinema di Roma.
“Con Luce siamo tornati ai temi a noi cari come la famiglia e il lavoro, provando a non tradire il nostro pensiero sulla realtà e sull’immagine, le nostre convinzioni sui fragili confini tra vero e falso” dicono i registi e sceneggiatori di questo film prodotto da Bokeh Film, Stemal Entertainment con Rai Cinema e Donatella Palermo. “Volevamo continuare a raccontare – proseguono Luzi e Bellino – il rapporto con il potere, che sia padre o padrone, quel potere che quando è famiglia ti schiaccia e quando è lavoro ti aliena. Abbiamo provato a farlo attraverso il tumulto di una giovane donna in un contesto che la vuole operaia, ignorante, sottoposta, e che la induce a una scelta malsana alla ricerca di un’assenza e di una voce che diventano vita parallela. Forse inventata, o forse più vera del vero. Il metodo di lavorazione è quello che amiamo: una sceneggiatura riscritta giorno per giorno, luoghi veri, persone reali, riprese in sequenza, una recitazione che non è più finzione ma messa in scena di se stessi”.