Dall’eredità del Manifesto di Ventotene, che conserva intatta la sua forza e attualità, alle storie dei confinati d’Irpinia, dal sogno dell’Europa unita di Spinelli e Rossi ai pericoli nuovi nazionalismi. Tanti gli spunti di riflessione emersi dal confronto promosso dall’Anpi Contrada-Forino Umberto Romito Michele Giardino, tenutosi ieri a Forino, a Palazzo Caracciolo, sul “Manifesto di Ventotene tra polemica e storia”. A portare il proprio contributo al dibattito Anna Giardino dell’Anpi Contrada-Forino, il ricercatore Paolo D’Amato, gli storici Annibale Cogliano e Giovanni Tranfaglia, Floriana Mastandrea in rappresentanza dell’Anpi provinciale. E’ Anna Giardino a porre l’accento sul percorso di ricerca portato avanti dal Circolo Anpi di Contrada-Forino, da cui è scaturito il volume dedicato alla Resistenza in Irpinia. E sono tante le storie di partigiani raccolte nel corso di questo percorso “Siamo partiti – spiega Giardino – dalle vicende di due partigiani forinesi, quella di Umberto Romito, che militò nella Brigata “Triestina” al confine tra l’Italia e la Iugoslavia, nel Triveneto e mio nonno Michele Giardino, che combattè in Francia con la resistenza, fu catturato e fatto prigioniero a Marsiglia. Alla fine della guerra restò in Francia a lavorare presso una famiglia, e ritornò solo dopo un anno, a piedi. Nonno Michele non parlava mai della guerra, solo a noi nipoti aveva consegnato qualcuno dei suoi ricordi. Una scelta, quella di non raccontare, comune a tanti uomini che hanno combattuto al fianco dei partigiani. Molti familiari che abbiamo contattato non sapevano che i genitori o i nonni avessero svolto un ruolo nella Resistenza”. Dai dieci irpini uccisi alle Fosse Ardeatine alla storia di Carlo Muscetta, anche lui prigioniero a Regina Coeli insieme a Pertini e partigiano “Sono storie bellissime che siamo riusciti a recuperare grazie alla collaborazione di tanti studiosi ed associazioni, un patrimonio di memoria che deve essere tramandato”.
Quindi è Paolo D’Amato a ricostruire le vicende degli internati presenti nel Comune di Forino “una ricerca partita dal ritrovamento nel 2008 del registro degli internati. Una ricerca che mi ha consentito di scoprire come sia passata per Forino anche Ada Rossi, moglie di Ernesto, uno degli autori del Manifesto di Ventotene che arriva nel centro irpino il 17 dicembre del 1942. Era stata inviata al confino perchè non si era presentata ad un’ispezione della questura di Bergamo. Anche nelle lettere inviate dal marito ad Ada troviamo riferimenti al periodo trascorso a Forino, a partire dal timore che la moglie dovesse fare i conti con un paesino dimenticato, privo dei servizi essenziali. Dopo tre mesi nel centro irpino, sarà poi trasferita a Melfi”. D’Amato ricorda come molti degli internati fossero stati inviati lì per motivi religiosi “Molti erano ebrei tedeschi, altri cecoslovacchi, inglesi, russi, come Olga, inviata al confino per alcuni commenti ritenuti pericolosi sulle condizioni delle popolazioni etiopi nelle colonie, ma che risulterebbe da alcuni rapporti una spia dei francesi, giunta in Italia per sedurre Badoglio”.
Giovanni Tranfaglia pone l’accento sul cuore del Manifesto di Ventotene “Si ribadisce che l’unica differenza tra forze progressiste e conservatrici era legata alla volontà di promuovere un organismo internazionale o di restare nei confini nazionali. Oggi avvertiamo come la loro intuizione fosse giusta, come non sia possibile non rivolgere lo sguardo al di là dei confini nazionali, guardando all’Europa e al mondo”. Quindi si sofferma sulle figure di Spinelli e Rossi “A caratterizzare Spinelli – spiega Tranfaglia – che aveva aderito inizialmente al Pci per poi distaccarsene sarà sempre la fedeltà all’internazionalizzazione, la convinzione della necessità di superare la visione dello Stato nazionale per garantire la pace all’Europa. Rossi fu, invece, sempre un liberale, lo testimonia il confronto con Einaudi ed è sorprendente constatare come anche la posizione di Einaudi non fosse così diversa da quella del Manifesto sulla necessità di una federazione europea, sul modello degli Stati Uniti e sui pericoli legati al mito della sovranità degli stati, generatore di guerre. Nè possiamo dimenticare il contributo del combattente ebraico Colorni che ribadisce la necessità di costruire un’Europa libera e democratica. Lo stesso articolo 3 della nostra Costituzione che ribadisce la necessità di rimuovere ostacoli di ordine economico e sociale che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini va nella direzione indicata dal Manifesto. Basterebbe questo per rispondere alle parole della Meloni che sottolineava di non riconoscersi nell’Europa delineata nel Manifesto, parole che non tenevano conto del contesto in cui fu scritto quel testo, della formazione di Spinelli e Rossi ma anche dell’evoluzione della posizione di Spinelli, che si allontanerà dalla logica leninista”. E ricorda come il processo di costruzione di un’Europa unita non sia ancora stato terminato, come testimonia la mancanza di una Costituzione per l’Europa”.
E’ quindi Cogliano a ricordare come il percorso di ricerca portato avanti dall’Anpi di Contrada Forino sulla Resistenza dimenticata in Irpinia raccolga storie capaci di parlare di passato, presente e futuro, da quella di Aniello Coppola, il democristiano che si unirà alle Brigate Garibaldi ai sopravvissuti di Cefalonia fino a quella del 14enne Rodolfo De Rosa che tentò di fronteggiare il fascismo insieme ad altri giovani”. Pone l’accento sul dato preoccupante della ciclicità dell’internamento nella storia italiana per chiunque avesse idee in contrasto con chi era il governo, fin dai tempi di Crispi. “Non possiamo dimenticare che fin dalla Grande Guerra esisteva un elenco di sovversivi”. Ricorda gli 800 uomini e donne che furono internati in Irpinia, i 5000 profughi tra austriaci, sloveni, croati, costretti a fare i conti con un razzismo selvaggio “Era evidente che il fascismo sceglieva con attenzione i luoghi dove inviare i confinati, erano paesi del Sud senza una grande tradizione politica rivoluzionaria e difficili da raggiungere così da rendere più difficile la comunicazione con persone a loro vicine”. Quindi si sofferma sui campi di internamento di Ariano, Monteforte, Solofra, senza dimenticare quello civile di Mercogliano, al Loreto, a lungo dimenticato, dove furono inviate famiglie etiopi collaborazioniste. Ricorda come l’Europa sia entrata in crisi all’indomani del processo di globalizzazione, le contraddizioni che vive oggi l’Unione Europea, esplose nella guerra tra Russia e Ucraina. ma che contraddistingue anche organismi come l’Onu, in cui netta è la distinzione tra gli Stati Membri, ribadendo la necessità per il mondo occidentale di non restare in silenzio davanti a nuove forme di violenza, che accadono nel mondo, coma accaduto durante la seconda guerra mondiale con l’olocausto. E’ infine Floriana Mastandrea, in rappresentanza dell’Anpi provinciale a ribadire come lo spirito del Manifesto sia fortemente attuale “E’ evidente che nessuna potenza, da sola, può affrontare le emergenze globali, di qui la forza della proposta che arriva dal Manifesto di una federazione di Stati d’Europa. Così come è attuale il suo spirito che ribadiva la necessità di promuovere uguaglianza e pari opportunità per i giovani, la necessità di un movimento che unisse classi operai e intellettuali”