Una città sepolta. E’ quella che sta portando alla luce la campagna di scavo archeologico condotta nel Parco archeologico dell’antica Aeclanum. Tesori che confermano il ruolo rivestito da Mirabella nell’età preromana e romana e ne ribadiscono la centralità nel panorama culturale nazionale. Ad aprirsi una nuova stagione per il parco archeologico, strettamente collegata al percorso di valorizzazione dell’Appia, dopo il riconoscimento a patrimonio Unesco. Una sfida illustrata dal direttore generale Musei Massimo Osanna, insieme alla dirigente della direzione regionale Musei Luana Toniolo. “Ad emergere dagli scavi – spiega Osanna – l’area del foro, quello che era il cuore pulsante della città. Ritrovamenti che testimoniano le molteplici stratificazioni che hanno segnato la storia di questa città, dall’età repubblicana alla fase in cui diventerà Municipio, fino alle spoliazioni dell’età medievale. Non possiamo dimenticare che Aeclanum continuerà ad essere abitata anche in età medievale. Insieme al Forum monumentale sono stati rinvenuti un complesso sistema di infrastrutture riferibili al Macellum, un grande portico ed edifici pubblici. Numerose le epigrafi che caratterizzano pavimento della piazza. L’epigrafe pavimentale risale alla prima età imperiale, a questa se ne affianca un’altra, dedicata ad un patrono e risalente al IV secolo”. Ribadisce come “Gli scavi proseguiranno fino al 2025 con l’obiettivo di restituire a Mirabella la sua storia. La sfida è quella di realizzare un ECoMuseo dell’archeologia irpina che colleghi Aeclanum, Valle Ufita e Valle d’Ansanto”
Ed è sorprendente osservare quanto è venuto alla luce nella campagna di scavo, preceduta da uno studio su ampia scala, condotto dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – sezione Irpinia, con sede a Grottaminarda , nell’aprile 2024 con georadar a bassa frequenza. Ad emergere anomalie interpretabili come strutture, che sono state poi indagate con la campagna di scavo da poco conclusa. E’ l’archeologa Sandra Lo Pilato ad illustrare le evidenze archeologiche relative al foro, spiegando come i lastroni disseminati lungo il terreno facevano parte della pavimentazione del Foro “Furono messi lì durante l’Alto Medio Evo. Le buche sono, invece. quanto rimane di costruzioni in legno realizzate durante l’Alto Medio Evo e seguono perimetri circolari, erano delle capanne realizzate quando le strutture in muratura non c’erano più e fanno comprendere come la città fosse abitata anche nell’Alto Medio Evo”.
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