“Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perchè chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto” (Lc 11, 1-13). Lo stesso Gesù amava molto la preghiera e non esitava, anche nei momenti di maggiore importanza, a ritirarsi in disparte per dedicarsi alla preghiera.
In tutte le religioni la preghiera è un momento fondamentale per stabilire il proprio rapporto individuale o collettivo con un Essere superiore sia pure avvolto nel mistero. Una elevazione del proprio spirito di cui solitamente si avverte una maggiore esigenza quando ci si trova dinanzi alla estrema precarietà dell’esistenza. Proprio come un bimbo che nella sua fragilità vede desolatamente il suo unico rifugio tra le braccia della madre. La quale, quando il figlio è più grande e fa i capricci, si bisticcia con la sorellina o pretende tutto per sé, non esita a rimproverarlo. Ci sono momenti in cui anche il più potente diventa come un bambino, bisognoso di tutto.
A chi aggrapparsi? C’è la preghiera dei salmi, dei canti gregoriani, delle grandi corali. Ma poi c’è sempre una richiesta intima di amore e di pace. Sono molte purtroppo, come Abele, le vittime della violenza e della sventura. E dove è Dio? E’ inchiodato su quella croce, nella sua totale impotenza e nudità, insieme agli ultimi di questo mondo.
Non potrebbe con un miracolo imporre a tutti il suo Regno di giustizia e di pace senza che essi lo vogliano? “Padre nostro, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra”. Da duemila anni prosegue questo “cammino di speranza” nell’avvento di una civiltà dell’amore. Un cammino lento. Ma una speranza che non delude.