Di Mino Mastromarino
E’ l’epoca – questa – in cui si può dire tutto e il contrario di tutto. Non solo e non tanto sui social quanto, purtroppo, nel discorso pubblico, già martoriato dall’inconcludenza e dalla post-verità. Infatti, nessuno ‘paga’ per quello che irresponsabilmente dice o non dice. Per le menzogne, per i silenzi. Forse perché tendiamo a ritenere le parole mere espressioni sonore.
E sbagliamo perché sono azioni, al pari di un pugno o un abbraccio. Non stiamo pensando all’invasione russa, presentata alla stregua di un’operazione militare speciale per ‘denazificare’ l’Ucraina. La manipolazione semantica è palese, così come le intenzioni imperialiste di Putin. In un sistema liberal-democratico, invece, le cose stanno diversamente. Il penoso balletto dei dazi e la perpetua oscillazione verbale di Trump spiegano un effetto distruttivo sull’economia americana e mondiale. Ma, soprattutto, stanno provocando l’abrasione della liberaldemocrazia statunitense. Da ultimo, le parole del Presidente USA subito dopo la confessione dell’assassino di Charlie Kirk: “Spero nella pena di morte”. Un inno all’odio di stato, nel pieno di una tempesta d’odio sociale. Dalle nostre parti non siamo messi meglio. Il pensiero corre alla posizione sulla guerra russo-ucraina di Salvini, vicepresidente del Consiglio. E a quella congiunta del Primo Ministro e del Ministro degli Esteri, Tajani, l’altro vicepresidente del Consiglio: totalmente contrapposta, in maniera irriducibile. Il rutilante Presidente della Campania, Vincenzo De Luca , ha così commentato le proposte di contrasto alla povertà, formulate dal ‘suo’ candidato alle imminenti elezioni regionali: « Roberto Fico ci ha illuminato di immenso con alcune dichiarazioni per metà maleducate nei confronti della Regione Campania e per l’altra metà ricche di banalità».
Il senso di questo estenuante sarcasmo ci sfugge. In particolare, non se ne comprende l’utilità per i cittadini. Non meno corrosive (della serietà del dibattito politico) sono le risposte di Conte alle domande del Corriere della Sera di qualche giorno fa. ‘Serve un progetto serio o finirà come l’Unione’. E quanto alla prossima guida del centrosinistra, ‘sceglieremo il più competitivo’. Da un ex Presidente del Consiglio ci saremmo aspettati un progetto ‘serio’ già pronto, non un vuoto auspicio; e un criterio di scelta del leader di coalizione meno fumoso e meno arbitrario, comunque non così offensivamente bizantino.
Sono tutte parole senza alcuna sanzione. Che restano impunite politicamente e socialmente. Spesso, la retorica è più dannosa delle provocazioni. Ma ancor più pericolose sono la mancanza di reazione e l’assuefazione degli elettori (complici ??!). Non basta – e non ci salverà – l’astensione.