Sono oltre mille le firme raccolte dagli Insegnanti per Gaza inviate al Ministro Valditara per chiedere con forza di intervenire perchè a Gaza la guerra finisca e siano tutelati i diritti del popolo palestinese, a partire dai bambini. Un appello raccolto dal mondo della scuola nel quale si chiedeva “il cessate il fuoco e la protezione dei civili, il riconoscimento dello Stato di Palestina e l’applicazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia,, il ripristino dei confini antecedenti al 1967, l’immediata cessazione di invio di armi allo stato d’Israele”. “Chi le scrive – si legge nella lettera a Valditara – appartiene al mondo della scuola e per noi educatori, in questi mesi, pensare di aver davanti dei giovani, dei bambini e degli adolescenti che possono godere di cibo, istruzione, accoglienza, protezione, assistenza sanitaria, mentre ai loro coetanei palestinesi oggi è negato persino il semplice diritto all’esistenza, è stato fonte di disagio e malessere: ha attanagliato le nostre coscienze condannando spesso le nostre notti all’insonnia. Da questo è nato il “Manifesto degli insegnanti per Gaza”, dalla necessità di non voltarsi dall’altra parte e di ribadire che quei sacrosanti diritti dei bambini e degli adolescenti, affermati nel 1989 dalla Convenzione che li consacrò, non possono continuare ad essere calpestati. Così come avviene per il diritto all’autodeterminazione dei popoli, sancito nei trattati di pace al termine della prima Guerra Mondiale proprio da un presidente americano, Woodrow Wilson, nei suoi 14 punti, e che è oggi disatteso e messo all’angolo quando si parla dello Stato Palestinese. Eppure il rispetto, tra gli stati come nelle relazioni, non può nascere senza il riconoscimento dell’altro”.
Si sottolinea come “L’iniziativa del “Manifesto degli insegnanti per Gaza” è nata spontaneamente da un gruppo di tre docenti, alla fine di maggio, praticamente ad attività didattica conclusa, ma nonostante ciò si è estesa a macchia d’olio: dai docenti agli allievi, poi ai loro genitori, al mondo della cultura ed alla società nelle componenti più varie, confermando quella naturale trasversalità che il nostro mondo scolastico ha nelle comunità. Ha finito per coinvolgere in poco più di un mese, più di mille persone, 20 Associazioni, oltre 70 tra scrittori, musicisti, artisti, gruppi teatrali, musicali e di danza, diverse pagine FB, un’agenzia stampa, due sindacati ed il sostegno del nostro Vescovo, Monsignore Aiello”.
Nella lettera si sottolinea come “Apparteniamo ad una piccola città campana in un area interna qual è l’Irpinia, che è certo terra di gente testarda, ma siamo persone comuni, senza alcun superpotere e se tutto questo è stato possibile è perché il nostro disagio trovava rispondenza nel cuore di molti, si leggeva negli occhi dei tanti che cercavano un modo per poter dire “non nel mio nome”.Perché “la libertà è l’obbedienza alla verità interiore”.C’è una strada obbligata perché le violenze in Medio Oriente si plachino da ogni parte, e questa passa dal riconoscimento dello Stato della Palestina, poiché soltanto dando pari dignità ai due popoli che abitano quei territori essi potranno intraprendere un dialogo autentico e costruttivo. Abbiamo ascoltato la premier Meloni dire che sarebbe “prematuro” tale riconoscimento e ci viene spontaneo chiederci: quale tempo viene considerato congruo perché la Palestina veda riconosciuto il suo diritto all’autodeterminazione? 77 anni sono un tempo considerato troppo breve? Noi crediamo di no. Così come crediamo necessaria la non collaborazione con lo Stato d’Israele fino a quando non cessi la sua politica di genocidio. Pertanto, gentile Ministro Valditara, le chiediamo di esercitare il suo peso all’interno del Governo Italiano affinché l’Italia, seguendo l’esempio del Vaticano e delle altre potenze europee che lo hanno già fatto, riconosca lo Stato di Palestina ed interrompa ogni rapporto di partenariato con Israele fino a quando non muti la sua politica”.