“In Irpinia è notizia delle ultime ore dello scioglimento dei consigli comunali di Monteforte Irpino e Quindici, dopo quello del 2020 di Pratola Serra”. Il capogruppo di App francesco Iandolo interviene decisione del consiglio dei Ministri che ha votato a favore della richiesta del ministro dell’interno Matteo Piantedosi per i due comuni irpini.
“Tre comuni in quattro anni sono più che un segnale, sono un fatto preoccupante che- aggiunge l’espobnente di App- richiama ancor una volta l’attenzione di tutti. Preoccupante dal punto di vista politico e sociale, figlio dell’assurda convinzione dell’isola felice dietro cui tanti si sono nascosti con l’unico effetto di non produrre nessun anticorpo utile ad arginare questi fenomeni.
L’Irpinia è quel luogo dove le istituzioni non sono capaci di fare antimafia nemmeno di facciata. Semplicemente è un tema che- sottolinea iandolo- non esiste nell’agenda politica locale.E ne sono l’esempio le numerose proposte fatte in consiglio comunale di Avellino sul tema: Commissione comunale antimafia, adesione ad Avviso Pubblico, Costituzione di Parte Civile e l’ultimo il regolamento sui beni confiscati: la risposta media – bocciando le proposte – era che di questi temi se ne dovesse occupare la magistratura, mica le istituzioni!”
Se non bastassero tutti i fatti di cronaca più remoti fino a pochi giorni fa pesa la sentenza di primo grado sul Nuovo Clan Partenio, quello che possiamo definire il nostro “Maxiprocesso” che con fatica ha messo un punto su vicende che “tutti sapevano” ma che proprio a causa della scarsa consapevolezza nella società non si riuscivano ad arginare.
Per questo condivido in pieno l’appello di Libera Campania e Libera Avellino. Perchè se la Giustizia fa il suo corso serve allo stesso modo l’impegno di istituzioni, politica e società civile, senza i quali ci sarà sempre qualcuno pronto a rigenerare malaffare, a far prevalere i propri interessi su quelli della comunità. A condizionare, nei fatti, e non a parole persino le istituzioni democratiche.La presenza delle mafie in un tessuto sociale mina- conclude Iandolo- quotidianamente la libertà di ciascuno e lo sviluppo economico e sociale. Solo affrontandole a viso aperto con radicalità nelle parole, nelle scelte e nelle pratiche potrà fiorire una nuova primavera”.